Iblis, la difesa dell’ex politico Fausto Fagone «La sua storia non è quella del padre»

«Prendo la parola per Fausto Fagone. Anzi, l’onorevole Fausto Fagone, perché auspico che questa sentenza gli possa restituire l’onore». Così Carmelo Peluso, legale dell’ex sindaco di Palagonia e già deputato regionale in quota Pid, prende la parola al processo Iblis, per il quale domani è attesa la sentenza di primo grado, al netto di possibili colpi di scena. Nell’indagine Fagone è tra i nomi politici di spicco, accusato di essere il referente politico della mafia nella zona di Palagonia. Per lui i magistrati hanno chiesto una condanna a 17 anni con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Un reato con diversi precedenti illustri – dal caso del giudice Carnevale all’ex ministro Mannino, passando per l’ex governatore regionale Cuffaro – e reso sempre più difficile da provare dalle sentenze che si sono succedute nel tempo. E proprio su questo fanno leva i legali di Fagone nella loro difesa.

«Affinché ci sia concorso esterno serve un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo al rafforzamento di Cosa nostra – sottolinea Peluso – Nel caso specifico, da un lato la consorteria mafiosa che si impegna a lavorare per il politico che vuole voti e dall’altro lato l’impegno del politico al fine di contribuire al mantenimento dell’associazione». Un do ut des mai esistito nel caso di Fagone jr, secondo gli avvocati. Perché delle promesse criminali di voti non c’è traccia negli atti, aggiungono, mentre le presunte contropartite da parte del primo cittadino sarebbero non solo decisioni lecite ma soprattutto irrilevanti. Come le convenzioni a titolo gratuito rilasciate dal Comune di Palagonia a Sara Conti, nipote del boss Liddu Conti, e ai coniugi Brancato, suoceri di Alfonso Fiammetta (condannato per associazione mafiosa nel rito abbreviato di Iblis). Quest’ultima «solo una delle tante concessioni gratuite di siti pubblici rilasciate in quel periodo ai privati, tra cui un’associazione antiracket, perché l’amministrazione non aveva i soldi per gestirli», spiega il legale Luigi Cuscunà. «Come si è ridotta male la mafia, se si accontentano di queste cose», aggiunge Peluso.

Allo stesso modo, non impensieriscono la difesa le foto del politico regionale dimissionario, oggi mediatore finanziario in Svizzera, con altri personaggi coinvolti nell’indagine Iblis. «Non mi dite che ci scandalizziamo per il bacio. Quanti amici e quante persone anche appena conoscenti baciate? – continua l’avvocato, rivolto alla corte – Immaginate quante volte bacia un politico e quante volte sia costretto a baciare. Ma non significa niente e di certo non rappresenta il bacio mafioso». Distante dalla cultura dell’imputato, politico dai tratti colti e raffinati che emergono dalla descrizione che i legali fanno di lui. «Fausto Fagone è più europeo di tutti noi. Non ha una storia siciliana che consente di avere eredità pericolose da parte del padre, come invece dicono i pm».

Salvino Fagone, anche lui ex sindaco di Palagonia, chiacchierato e accusato di contiguità con la mafia nel corso dell’operazione Dionisio del 2005. «Questo processo ha subito l’influsso di una lunga ombra: il padre di Fausto Fagone, su cui i pm si sono soffermati lungamente. Il tentativo di riversare sul figlio quella che è la storia personale del padre è evidente – conclude Cuscunà – Nonostante sia una di quelle vicende che ti sconvolgono la vita, Fausto Fagone ha accettato quello che stava succedendo, si è dimesso da onorevole regionale e ha deciso di difendersi nel processo. Ha riposizionato la sua vita lontano dalla Sicilia. Non vive qui e non vive da nababbo: collabora con un contratto part time in un’agenzia finanziaria e la moglie lavora in una cioccolateria».

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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