Iacp, smentito il direttore Incarico scaduto a ottobre

«La mia carica scade ad agosto dell’anno prossimo. L’incarico mi è stato rinnovato nel 2007 per altri cinque anni», ha dichiarato qualche giorno fa a Ctzen il direttore generale dell’Iacp – Istituto Autonomo Case Popolari – di Catania, Santo Rubino Schilirò. Un direttore imputato, a vario titolo insieme ad altri tre dipendenti dell’ente, per abuso d’ufficio, truffa e falso ideologico. Eppure, dopo la nostra intervista, un documento arrivato all’indirizzo e-mail della redazione lo smentisce. I fogli parlano chiaro e attestano che l’incarico del direttore è scaduto a ottobre. Nel 2007, anno del documento, sarebbero infatti state adeguate le scadenze del suo contratto portandolo alla durata quinquennale con «decorrenza dal 31 ottobre 2006 al 31 ottobre 2011», si legge. Secondo il provvedimento, quindi, da un mese e mezzo il direttore esercita la sua funzione di gestione dell’ente abusivamente.

Dall’assessorato ai Lavori pubblici, organo regionale che ha il compito di vigilare sull’Iacp, non arriva però nessuna conferma. «A inizio dicembre l’ingegnere Antonio Leone (commissario straordinario dell’ente, ndr) ha inviato una relazione in cui sostiene, a seguito di una lettura di tutti gli atti, che il contratto scadrebbe nell’agosto del 2012», dice Vincenzo Falgares, dirigente dell’assessorato.

La Regione ha chiesto un ulteriore approfondimento al commissario – che dovrebbe essere completato all’inizio della prossima settimana – per capire se sussistono ancora i requisiti per Schilirò e i tre dipendenti rinviati a giudizio per mantenere i loro compiti all’interno dell’ente.

È normale chiedersi però se la Regione non possa decidere a prescindere dalla scadenza del contratto se sia il caso o meno che il direttore resti a capo dell’Iacp. «Il provvedimento è stato comunicato dagli avvocati ma non è ancora arrivata la notifica ai nostri uffici – obiettano dall’assessorato – Per agire abbiamo bisogno di atti ufficiali». «Alla vicenda è costantemente rivolta la nostra attenzione», assicura però Falgares. E garantisce che una volta recepito l’approfondimento di Leone e la notifica del rinvio a giudizio «l’assessorato prenderà una decisione in merito all’incarico di Schilirò e degli altri tre imputati».

L’atto sembra smentire però il direttore anche su un altro punto. «Grazie a me l’istituto ha risparmiato un sacco di soldi, tra cui gli stipendi di tre dirigenti», dichiarava Schilirò a proposito della concentrazione di cariche da lui svolte. In questi anni, infatti, è stato ad interim direttore amministrativo, contabile e legale. Ma sul documento si legge come in caso di incarichi ad interm al direttore competevano «la maggiorazione del 30 per cento delle spettanze attribuite a tale incarico e la correlata retribuzione di risultato». Nessun risparmio per l’ente, quindi, che ha dovuto corrispondere più stipendi nella tasca dello stesso dirigente. Con il risultato di una gestione «quasi personalistica» dell’Iacp – secondo la relazione degli ispettori inviati dalla Regione nel 2009 – e adesso al vaglio di un giudice.

Agata Pasqualino

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