Chiudere gli Iacp, gli enti che oggi in Sicilia si occupano di costruire e gestire le case popolari, e trasferire la competenza su questo tipo di edilizia alle province. Che assorbirebbero il personale dei vecchi enti. È quanto hanno annunciato oggi in conferenza stampa il presidente della Regione Nello Musumeci, l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone e il dirigente Fulvio Bellomo. Il governatore è tornato su una promessa fatta già in campagna elettorale e ha aggiunto che nei prossimi giorni la giunta approverà un disegno di legge che poi verrà presentato all’Ars. «Stiamo valutando gli aspetti di diritto societario e giuridici per rendere indolore il passaggio dagli Iacp alle ex Province», spiega Musumeci.
Gli Istituti autonomi per le case popolari in Sicilia non funzionano da tempo. Spesso sono finiti al centro di inchieste giudiziarie, come successo a Catania ad esempio, e recentemente un lungo lavoro della commissione regionale antimafia – durato due anni e coordinato proprio da Musumeci che è stato il presidente nella passata legislatura – ne ha restituito un quadro drammatico. Un alloggio su cinque dei circa 50 mila esistenti è abusivo, e nel tempo gli istituti hanno contribuito a sottrarre alle casse pubbliche qualcosa come 270 milioni di euro.
Adesso il presidente della Regione fissa un obiettivo: «Servono 40mila alloggi in più. In Sicilia – dice – esiste una drammatica carenza di alloggi, una quantificazione corretta non si può fare, l’abbiamo chiesta ai dieci Iacp, ma non riescono a fare una ricognizione esatta. La cifra si aggira sui 40mila alloggi mancanti in Sicilia, un numero destinato a crescere perché stanno aumentando gli sfratti diventati esecutivi».
La soluzione, secondo la giunta di centrodestra, è dare alle province il compito di riorganizzare il settore. «Bisogna cambiare il sistema di gestione del patrimonio abitativo pubblico – aggiunge Musumeci -. Nelle prossime settimane sarà varato un disegno di legge per porre fine agli Iacp, recuperando il personale e razionalizzando la gestione del patrimonio abitativo attraverso una soluzione equa, economica e adeguata a fare fronte a questa drammatica emergenza. I dieci Iacp hanno già esaurito la loro forza propulsiva, la capacità di gestione e di programmazione. Il patrimonio edilizio è in condizioni di degrado e crescono i debiti che in tutta la Sicilia superano i 30 milioni di euro. Solo lo Iacp di Palermo ha un debito di 15 milioni di euro nei confronti dell’Amap, la società che si occupa del servizio idrico a Palermo».
E sul passato, il governatore ammette che «qualche volta si registrano illeciti, nonostante il personale qualificato. C’è stata – aggiunge – da un lato, una gestione politica degli istituti assai spregiudicata e, dall’altro lato, una potenzialità di risorse umane inespressa. Nel frattempo la gente occupa persino le chiese, come accade a Catania. È una situazione incredibile e inaccettabile».
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