«Il rischio di passerelle c’è sempre, quest’anno forse più di altri, ma noi speriamo che ad avere il sopravvento sia la consapevolezza del momento in cui viviamo». Nella babele social in cui ci si contende popolarità, la memoria non di rado diventa strumento per ritagliarsi il proprio angolo di attenzione. Sfogliare le tappe più significative della storia collettiva, ornandole di hashtag e post, un modo per dimostrare di sapere da dove si viene e, dunque, di avere una chiara idea di ciò che si voglia per il futuro. Se a ciò si aggiungono le imminenti scadenze elettorali – le Comunali di giugno, con l’attenzione calamitata dal voto di Palermo, e poi le Regionali – è naturale chiedersi come sarà vissuta la giornata di oggi, la festa dei lavoratori che in Sicilia da 75 anni significa anche ricordare la strage di Portella della Ginestra, a Piana degli Albanesi. Gli undici morti, i tanti feriti. E poi gli interessi della mafia e delle forze reazionarie nel sedare ogni possibile cambiamento.
«A Portella i politici sono bevenuti, ma se arrivano per condividere il sentimento di chi vede nel ricordo un’occasione per prendere coscienza», commenta a MeridioNews Alfio Mannino, segretario generale della Cgil in Sicilia. Dopo l’allentamento delle misure di contenimento della pandemia, oggi dopo due anni a Portella della Ginestra è attesa ampia partecipazione. E i motivi potrebbero andare oltre il Covid. «La condizione di difficoltà della nosta terra non ci consente di attardarci nelle valutazioni di natura elettoralistica, ma è innegabile che quest’anno l’appuntamento arriva in un momento particolare – continua Mannino -. Abbiamo chiaramente rispetto dei processi democratici, ma le scadenze dei prossimi mesi e subito dopo l’appuntamento per le Politiche 2023 non dovrebbero condizionare l’azione del governo». La realtà dice altro, per ultimo le difficoltà nella gestazione della legge finanziaria regionale e le convulse le dinamiche che stanno accompagnando il percorso di avvicinamento alle urne. «L’agenda regionale è caratterizzata da scontri fuori e dentro gli schieramenti con i bisogni dei siciliani che restano sullo sfondo», sottolinea il segretario Cgil.
La situazione lavoro nell’isola non è semplice e neanche questa non è una novità. «Il contesto attuale, tuttavia, ha specificità che lo rendono ulteriormente delicato. Ci troviamo con le crisi nel settore manifatturiero e industriale, con i casi Blutec e le situazione negli insediamenti di Milazzo, Priolo e Gela che attendono risposte che faticano ad arrivare dal governo nazionale – spiega Mannino – Ma a richiedere una riflessione è anche il terziario, come nel caso dei lavoratori Almaviva e delle difficoltà nel passaggio a Covisian». Curiosità ma anche timori caratterizzano la prossima estate sul fronte turistico. «I flussi che interessano la Sicilia si concentrano per il 75 per cento nei mesi estivi, nonostante le potenzialità dell’isola ed è facile immaginare – prosegue Mannino – che la guerra in Ucraina avrà riflessi anche nella riduzione di arrivi dalla Russia».
Poi c’è l’agricoltura. Con tutte le potenzialità soffocate dalle difficoltà che affliggono il settore – dagli incendi alla mancanza di acqua – che spingono sempre più spesso gli imprenditori a guardarsi attorno e convincersi a vendere i terreni sedotti magari dalle proposte che arrivano dalle multinazionali del fotovoltaico, ma anche le piaghe rappresentate dallo sfruttamento dei braccianti. Proprio ieri la Cgil e l’Osservatorio Placido Rizzotto hanno presentato l’ultima fotografia del caporalato nell’isola. Pochi giorni fa era toccata alla Cisl. Per quanto il fenomeno negli ultimi anni si sia esteso anche al Nord, il Mezzogiorno e la Sicilia continuano a rimanere sacche di abusi. Salariali e non solo. Anche se non mancano le azioni di segno contrario. Proprio nei giorni scorsi, a Ispica, nel Ragusano, il Comune ha pubblicato un avviso rivolto alle imprese edili interessate ai lavori di ristrutturazione di due immobili da destinare ad alloggi per i braccianti stagionali. Spesso migranti che arrivano alla ricerca di un lavoro temporaneo e per questo disposti a vivere in contesti di precarietà ad alto rischio degrado. Come accaduto per anni a Cassibile (Siracusa), dove dal 2021 esistono strutture adibite ai lavoratori dei campi.
Ed è sempre a Ispica che opera una delle imprese agricole che in Sicilia – gli esempi non sono pochi – provano a tracciare un percorso diverso. «Noi continuiamo a ritenere impensabile che un lavoratore venga nei campi anche una sola giornata senza avere un contratto», dichiara a MeridioNews Giorgio Agosta di Agriblea, azienda specializzata nella coltivazione e trasformazione – soprattutto tramite l’essicazione al sole – dei pomodori. Già cinque anni fa, l’azienda era stata menzionata come esempio virtuoso dalla polizia impegnata in attività di controlli contro il caporalato. «Per noi è l’unico modo di stare sul mercato e impegnandosi ci si riesce anche, nonostante le difficoltà che caratterizzano il settore – prosegue Agosta -. Secondo me dipende anche dalla voglia di volere staccarsi da certe prassi che tanti ritengono quasi ineludibili». Nell’azienda di proprietà, in piena stagione lavorano una cinquantina di operai. «Prima si arrivava anche a novanta, negli ultimi anni abbiamo meccanizzato alcuni processi – spiega l’imprenditore -. Da noi lavorano sia persone del posto che stranieri, non fa di certo differenza. I fondi per gli alloggi ai braccianti? In passato è capitato di risolvere il problema abitativo dei lavoratori, questa iniziativa è senz’altro lodevole».
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