La Lega, l’assessorato vacante, il coronavirus. Se tra i primi il collegamento è evidente, per la possibilità che il Carroccio entri nella giunta Musumeci, andando a occupare il posto ai Beni culturali lasciato dal compianto Sebastiano Tusa, sembrerebbe più difficile trovare un minimo comune denominatore con il Covid-19. Tuttavia l’epidemia, che sabato ha portato il presidente Nello Musumeci in isolamento, potrebbe avere indirettamente una ricaduta anche sugli equilibri politici regionali e, in modo particolare, sul rimpasto atteso per metà mandato e che, con la formazione del gruppo leghista all’Ars, è diventato necessario per dare soddisfazione ai nuovi azionisti della maggioranza.
Prima di raccontare questa storia, va fatta una premessa: tutto è accaduto quando il coronavirus era una preoccupazione ancora sostanzialmente lontana dalla Sicilia. Con appena tre casi positivi a Palermo, presto individuati e isolati. La situazione poi si è evoluta giorno dopo giorno, con la comparsa del cluster a Catania, le positività ai tamponi provenienti anche da altre province e i timori amplificati dal ritorno in Sicilia di migliaia di emigrati dal Nord. Un fenomeno che ha avuto un peso nella decisione del governo nazionale di estendere a tutto il Paese la zona rossa.
Adesso i fatti. A fine febbraio, Gianfranco Miccichè, nelle vesti di commissario di Forza Italia nell’isola, ha recapitato a Nello Musumeci un messaggio ben preciso: le aspettative leghiste di entrare nel governo regionale non possono essere soddisfatte se la poltrona ambita è quella dell’assessorato all’Agricoltura, attualmente guidato da Edy Bandiera. Una condizione non trattabile, a meno di pregiudicare gli accordi pre-elettorali e incrinare ancor più un rapporto che, tra Miccichè e Musumeci, non è mai stato idilliaco. Dal canto suo, però, il governatore deve fare i conti con le sirene di Salvini, che dopo essersi dimostrato aperto a una federazione con Diventerà Bellissima vuole recitare una parte di protagonista anche nell’Isola.
Che fare allora? A offrire la soluzione è stato Miccichè. «La Lega vuole a tutti i costi l’Agricoltura? Ok, allora si faccia una rotazione: la Salute vada a Forza Italia», avrebbe proposto il commissario di Berlusconi in Sicilia. Davanti a quella che ha tanto il sapore della provocazione, la domanda di Musumeci sarebbe sorta spontanea: «E Razza?». Stavolta a trovare risposta al quesito sarebbe dovuto essere il presidente in persona, la cui fiducia nell’assessore catanese non è mai stata in discussione.
A questo punto, a dare una frenata a ogni possibile turbolenza è arrivata la cronaca. Da giorni monopolizzata dall’emergenza coronavirus, tra nuovi casi e misure di contenimento che ancora non sembrano essere state pienamente accolte dalla popolazione. Una situazione ben più seria delle logiche di partito e che con molta probabilità rimanderà al futuro ogni possibile drastico cambiamento in giunta. Lasciando ai neonati leghisti – guidati da fuori l’Isola dal comunque presente senatore Stefano Candiani – un debutto ai Beni culturali. Anche perché di altri incontri in programma nell’agenda di Musumeci non possono essercene, almeno di presenza. La quarantena domiciliare non lo consente.
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