Il malato, o presunto tale, è già in piedi. La pareggite, che si era manifestata nelle ultime settimane attraverso la comparsa di quattro pareggi in cinque partite, è stata cancellata da un processo di completa guarigione sancito dal successo per 3-0 ottenuto ieri sera nel match casalingo contro l’Ascoli. Rimasto a letto in questi giorni a scopo precauzionale per curare definitivamente una sindrome che aveva causato una leggera flessione, il Palermo ha trovato la medicina giusta, cioè la vittoria, ed è tornato a fare la vita che conduceva prima. Scandita, nell’ambito di un campionato caratterizzato da ritmi frenetici, da escursioni solitarie in vetta alla classifica (i rosa, a quota 34, sono di nuovo primi da soli con tre lunghezze di vantaggio sul Brescia) e belle passeggiate alla ricerca di panorami da cui, seppur in lontananza, è possibile scrutare orizzonti di serie A.
Solo un Palermo in salute poteva esplorare nuovamente determinati sentieri e, in effetti, la squadra che si è imposta sulla formazione guidata da Vivarini ha dimostrato di avere ripreso il ‘colorito’ di prima. Di avere recuperato le energie che servivano per ritrovare l’appuntamento con i tre punti dopo due pari di fila (e contestualmente dopo due pareggi consecutivi tra le mura amiche) e allungare a dodici la serie utile di risultati. E’ tornato, insomma, il vero Palermo. La squadra in grado, nel contesto di un gioco impreziosito da ottime trame e un alto indice di pericolosità (tre nitide occasioni create dopo soli dodici minuti sono state il segnale di un buonissimo approccio alla gara), di imporre la propria superiorità nei confronti dell’avversario e di fare leva su episodi favorevoli, come il clamoroso autogol del portiere Perucchini che al 26’ ha regalato l’1-0 ai padroni di casa, per indirizzare il match sui binari più congeniali. E per eseguire il proprio piano d’azione evitando, al netto di qualche rischio, le sbavature che nelle ultime due gare contro Livorno e Spezia avevano propiziato due pareggi vanificando due situazioni di vantaggio.
Contro un buon Ascoli che avrebbe meritato un gol per i pericoli creati tra primo e secondo tempo (da segnalare, nella ripresa, le traverse accarezzate da Cavion con una parabola dall’out sinistro e Ninkovic su punizione) e avere tenuto il risultato in bilico fino ad un quarto d’ora dalla fine della partita, i rosanero hanno stracciato l’abbonamento ai pareggi ed uscito dalla tasca il biglietto d’ingresso al festival delle prime volte. Inaugurato tatticamente da Stellone che ha schierato una sola punta (Moreo) supportata da due trequartisti (Falletti e Trajkovski, in evidenza con alcune giocate di qualità, si sono mossi bene tra le linee senza concedere punti di riferimento) e proseguito con i gol nel secondo tempo di Chochev e Szyminski, due new-entry nella cooperativa del gol targata Palermo formata adesso da quattordici marcatori diversi.
Per il centrocampista bulgaro, che non timbrava il cartellino dallo scorso 18 maggio in occasione della gara esterna con la Salernitana coincisa con l’infortunio alla caviglia sinistra che lo ha condizionato anche nella prima parte di questo campionato, si tratta della prima rete stagionale in concomitanza con la seconda presenza da titolare. Il difensore polacco, invece, ha segnato il suo primo gol con la maglia del Palermo. Una marcatura arrivata nel finale (il numero 24, graziato a tempo scaduto per un fallo da rigore su Beretta non ravvisato dall’arbitro, era entrato al 61’ al posto di Aleesami out per un infortunio muscolare) e firmata da un giocatore subentrato. Ulteriori prove che il Palermo di Stellone, capace di lasciare spesso il segno in zona Cesarini e con elementi provenienti dalla panchina, davanti agli oltre 8.200 spettatori del Barbera tra cui il tecnico Zeman presente in tribuna ha ritrovato la vera identità.
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