«Avere messo il tema al centro della manovra è un segnale di discontinuità, ma non basta affacciarsi da un balcone per combattere la povertà». All’indomani dell’annuncio dell’inserimento di dieci miliardi nella nota di aggiornamento al Def – salutato con gesti di vittoria dal vicepremier Luigi Di Maio, che ha trovato in Matteo Salvini la spalla per scardinare le resistenze del ministro delle Finanze Giovanni Tria sul superamento della soglia del deficit – a commentare il debutto del governo M5s-Lega in materia economica è il vicepresidente della Svimez Luca Bianchi.
L’Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno è stata tra i primi a indicare nelle misure di sostegno al reddito una delle strade da percorrere, per consentire al Sud di uscire dal pantano in cui si trova da prima della crisi economica, ma che ha avuto nelle congiunture internazionali l’ennesimo colpo. Al punto che ancora oggi, nelle regioni meridionali, i segnali di ripresa registrati altrove sono ovattati. «Cosa penso del reddito di cittadinanza? Dico che innanzitutto bisogna leggere il documento e capire come il governo penserà di gestire le risorse – dichiara Bianchi a MeridioNews -. Per adesso conosciamo la cifra e poco più». Negli ultimi rapporti della Svimez è emerso come il disagio sociale al Sud in questi anni sia aumentato. «La povertà si sta estendendo alle nuove generazioni – sottolinea Bianchi -. Ci sono 600mila famiglie in cui tutti i componenti sono disoccupati. Questo dimostra l’esigenza di un intervento economico, ma affinché sia efficace c’è bisogno che sia accompagnato da una serie di politiche del lavoro precise».
Stando a quanto anticipato dal Movimento 5 stelle, il reddito di cittadinanza dovrebbe essere garantito a chi si dimostra interessato a trovare un’occupazione, con la possibilità di rifiutare le proposte lavorative al massimo due volte. Fatto questo che in una regione in cui l’offerta scarseggia sembra quasi una chimera. «Dovrebbero essere i centri per l’impiego a diventare protagonisti ma fino a oggi non si sono rivelati per nulla utili – continua Bianchi, che nel 2012 fu nominato da Rosario Crocetta assessore all’Economia -. Se non si riuscirà a garantire servizi adeguati di assistenza alla ricerca di un lavoro, il rischio sarà quello di ritrovarsi con una misura prettamente assistenzialistica, dal futuro inevitabilmente breve». Per fare sì che il bacino dei destinatari si riduca, oltre a creare nuovi posti di lavoro, sarà necessario arginare gli eventuali furbetti che per accedere al reddito cercheranno di lavorare in nero. Condizione, quest’ultima, che potrebbe andare anche incontro ai desiderata di alcuni datori di lavoro. «Anche in questo caso è necessario creare un sistema di controllo che regga, già a partire dall’esame delle richieste di accesso», commenta il vicepresidente della Svimez.
Accanto a chi auspica che gli annunci di queste ore si tramutino in versamenti nei conti bancari – già all’indomani della vittoria del M5s alle Politiche c’era chi lo attendeva – ci sono quanti mettono in guardia dal rischio boomerang rappresentato da un indebitamento da parte del governo italiano che, alla luce della situazione esistente, sarà destinato a ricadere sulle spalle dei giovani in un futuro non molto lontano. A riguardo Bianchi non si sbilancia: «Prima di fare previsioni va compreso quanto la misura sarà capace di fare ripartire l’economia. In ogni caso una cosa va detta: non si può liquidare la politica del Mezzogiorno con il reddito di cittadinanza. A minare la qualità della vita è anche la carenza di servizi e investimenti».
Se il giudizio sul reddito di cittadinanza resta sospeso, più netto è quello sulla riforma del sistema pensionistico e sulla pace fiscale, l’espressione coniata dal governo per definire quello che per molti non è altro che un condono. «Entrambe incideranno poco nel rilancio dell’economia, specialmente quella del Sud – sostiene Bianchi -. Per quanto concerne le pensioni, quelle di anzianità riguardano per l’80 per cento persone residenti al Nord, senza contare che non è detto che i posti che si libereranno verranno rimpiazzati, in particolar modo nel privato. Nel caso della pace fiscale, invece, il messaggio che arriverà ai cittadini-contribuenti non sarà di certo educativo». A cosa servirà allora? «Probabilmente a recuperare un po’ di denaro e di voti», conclude Bianchi.
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