I parametri che hanno riportato la Sicilia in zona gialla Terapie intensive sotto soglia d’allerta ed Rt vicino a 1

Un valore di Rt di poco sopra all’uno e percentuali di posti occupati in ospedale appena sotto le soglie d’allerta. Si spiega così il ritorno in zona gialla deciso dal ministero della Salute per la Sicilia. Dopo 26 giorni di zona arancione, l’isola domenica godrà delle misure più lente tra quelle previste dal governo Conte per contenere il boom di contagi nella seconda ondata della pandemia di Covid-19. Ad annunciarlo ieri sera è stato il presidente della Regione Nello Musumeci, con una nota in cui il governatore non ha negato la soddisfazione pur specificando che il nuovo status non dovrà essere visto come «un liberi tutti». La decisione presa da Roma arriva al culmine di una settimana caldissima che ha visto l’assessore Ruggero Razza finire nel mirino delle opposizioni per una gestione dell’emergenza ritenuta sconsiderata. Critiche non nuove, ma che hanno assunto tratti più marcati dopo la diffusione dell’audio in cui il dirigente generale Mario La Rocca invitava – era la vigilia dell’istituzione della zona arancione – i manager degli ospedali siciliani a fare in modo che le attese del ministero non fossero deluse.

Stando all’ultimo monitoraggio del ministero, la situazione in Sicilia è in miglioramento. Il report, pubblicato nella tarda serata di ieri, dice che al 24 novembre la percentuale di posti letto occupati nelle aree Covid era del 38 per cento. Due punti in meno alla soglia d’allerta. Concentrandosi, invece, sulle terapie intensive – oggetto nelle ultime settimane di un potenziamento da alcuni messo in discussione e che comunque ha già registrato qualche falla – il dato registrato da Roma è del 29 per cento. Ovvero un punto sotto la soglia ritenuta preoccupante. 

Nella settimana di riferimento, che va dal 16 al 22 novembre, sono stati 7559 le nuove infezioni diagnosticate nell’isola, con un’incidenza di oltre 152 casi ogni 100mila abitanti. Cresce, seppur di poco, la percentuale dei casi positivi notificati al sistema di sorveglianza: si passa dal 81,9 all’82,6 per cento. L’ormai famoso R con t, ovvero il dato che descrive la capacità di trasmissione del virus, passa a 1,04: in pratica, al momento, una persona infetta riesce a contagiarne un’altra. Scende di pochi decimali anche la percentuale dei tamponi positivi: nel periodo monitorato il 9,5 per cento dei test ha diagnosticato l’infezione, mentre la settimana precedente si era arrivati al 9,9.

Per quanto riguarda il tempo che intercorre tra la comparsa dei sintomi e la diagnosi, il dato in possesso del ministero parla di tre giorni per la Sicilia. Sul fronte del tracciamento, l’indagine epidemiologica è stata fatta sull’83,6 per cento dei casi risultati positivi. A riguardo va detto che al momento il personale destinato a queste mansioni equivale a 0,3 unità per 10mila abitanti.

Se è vero che da domenica, diverse attività – come i bar – potranno tornare ad accogliere clienti, a mettere in guardia è sempre il ministero. «Questo andamento non deve portare a un rilassamento prematuro delle misure o a un abbassamento dell’attenzione nei comportamenti – è la raccomandazione – Si conferma la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile».

Simone Olivelli

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