I ‘numeri’ del fallimento di Lombardo

Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha ribadito che il 28 luglio rassegnerà le proprie dimissioni e si ritirerà dalla politica, andando a fare l’agricoltore.

La tardiva mozione di sfiducia predisposta dal Partito Democratico e dall’Unione di centro – e l’altrettanto tardiva mozione di sfiducia proposta dal Pdl – a questo punto rappresentano la classica “boffa a u sceccu”, cioè un atto di nessuna rilevanza politica, né assume il significato di una presa di distanza dalle responsabilità comuni perpetrate ai danni della Sicilia e dei siciliani. Un solo esempio per tutti: la privatizzazione della gestione dell’acqua nonostante il plebiscitario esito dell’apposito referendum popolare in favore della gestione pubblica. 

Il presidente Raffaele Lombardo ha deciso di dedicarsi alla campagna, il che lascia supporre che nemmeno egli stesso ritenga di essere sufficientemente valido come medico psichiatra, in quanto nemmeno lo sfiora l’idea di riprendere la sua originaria professione, forse deluso dagli esiti che il suo acume psicologico gli ha procurato in politica. Infatti, ai disastri economici conseguiti, è sufficiente dare una scorsa ai dati sull’economia siciliana fatti registrare nell’anno 2011 per rendersene conto. Vediamoli.

a) Agricoltura – Secondo le valutazioni Istat si è registrato un calo nella produzione di cereali (-2,4%) legata alla riduzione delle superfici coltivate (-3,8%); la produzione di pomodori è diminuita del 5,5 per cento; per i legumi e i tuberi la riduzione è stata del 7,6 per cento, anche in questo caso per la consistente riduzione delle superfici coltivate; a fronte dell’aumento del solo comparto degli ortaggi (+ 2,7%), è diminuita la produzione delle coltivazioni arboree del 6,2 per cento e la quantità di vino e mosto si è contratta del 15 per cento.

E meno male che si è dato grande rilievo alla spesa dei fondi del Piano per lo sviluppo rurale (Psr), del quale, stando ai sondaggi dell’istituto presieduto da Renato Mannheimer, nessuno si è accorto. Chissà dove sono finiti questi soldi.

b) Industria – E’ il settore più esposto alla crisi globale e per questa ragione, sia nel bene che nel male, non lo assumiamo quale riferimento della gestione della politica economica del Governo regionale.

c) Le costruzioni e il mercato immobiliare – Questi comparti, invece, riguardano direttamente le politiche locali e perciò stesso ne rappresentano un campione. Nel 2011 l’attività nel comparto delle costruzioni e delle opere pubbliche si è contratta con una diminuzione del valore aggiunto del 4,5 per cento: il numero degli occupati è calato del 7,1 per cento e le ore lavorate si sono ridotte dell’11,8 per cento. Quanto al valore delle gare bandite per opere pubbliche, si è registrata una riduzione di circa il 40 per cento rispetto all’anno precedente.

d) L’occupazione – Il numero degli occupati si è ridotto per il quinto anno consecutivo, a dimostrazione che la tendenza non ha nulla a che vedere con la crisi economica mondiale, ma ha origini endemiche: in Sicilia non si produce né crescita quantitativa, né sviluppo qualitativo. L’unica preoccupazione di chi governa l’economia siciliana è quella di garantire uno stipendio ai propri clientes imbarcandoli nella pubblica amministrazione comunque e a qualsiasi titolo. Poi se sono utili o meno al funzionamento degli apparati pubblici è una valutazione di scarsa rilevanza economica, purché nell’immediato diano riscontro elettorale

Il presidente della Regione, consapevole dei disastri prodotti dalla sua gestione, in un momento di resipiscenza ha deciso di ritirarsi a vita privata, anche perché tutto o quasi lo staff che costituiva il gruppo dirigente del Movimento politico dallo stesso creato, visti i disastrosi esiti gestionali del Governo Lombardo, ha scelto di migrare presso altri approdi politici, lasciandolo in compagnia di personaggi che, in buona parte, un minuto dopo le sue prossimi dimissioni, si volatilizzeranno.

La stessa cosa, però, non pare abbia avuto effetto verso i suoi sodali. Infatti, il capogruppo del Pd, onorevole Antonello Cracolici ed il suo alleato di ferro, il senatore Giuseppe Lumia, hanno pensato di cambiare all’improvviso atteggiamento (almeno sulla carta) e di sfiduciare il Governo Lombardo dove ancora sono presenti assessori da loro stessi proposti. Tutto ciò al fine di rifarsi una verginità politica allontanando da loro le corresponsabilità nella gestione del Governo regionale. Non ultima la privatizzazione della gestione del servizio idrico, la cessione per quaranta anni del patrimonio di impianti e di reti di distribuzione dell’acqua ai privati di Sicilacque spa e la messa in liquidazione dell’Ente acquedotti siciliani, il soggetto pubblico che ha creato il sistema idrico in Sicilia quando ancora questo non esisteva ed ha assicurato ai siciliani l’approvvigionamento idrico sia per usi civili, sia per usi irrigui e sia per usi industriali.

Stiano pur certi i dioscuri del Pd dell’Isola, al secolo Cracolici e Lumia e gli altri ‘farisei’ di questo Partito: noi non mancheremo di ricordare, in occasione delle prossime elezioni regionali, che il Governo Lombardo appoggiato dal Pd siciliano ha sostenuto e difeso la privatizzazione del servizio idrico in Sicilia a scapito degli interessi dei siciliani ed a profitto dei privati di Siciliacque spa.

 

Riccardo Gueci

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