I ‘monelli’ di Riscossioni Sicilia tra clientele e promozioni a gogò

E’ sempre più bufera sulla società regionale Riscossioni Sicilia dopo le dimissioni della presidente, Benedetta Cannata, che, prima di andare via, avrebbe combinato un bel po’ di ‘monellerie’, forse perché mal consigliata, non si capisce se dalla mala politica o dai furbi, o presunti tali, che albergano nei piani medi della società. Gente a caccia di promozioni un po’ abusive.

Su questa vicenda piuttosto controversa intervengono il parlamentare del Movimento 5 Stelle, Giorgio Ciaccio, e il parlamentare del Pd, Fabrizio Ferrandelli, con un’interpellanza rivolta al presidente della Regione, Rosario Crocetta, e all’assessore all’Economia, Luca Bianchi.

“Come è noto – scrivono i due deputati dell’Ars – Riscossione Sicilia spa è la società incaricata di gestire la riscossione dei tributi e delle altre entrate nella Regione Sicilia. Il 90% delle azioni di tale società è detenuta dalla Regione, mentre il rimanente 10% fa capo ad Equitalia spa”.

“Il 28 febbraio scorso – raccontano i due parlamentari – nel corso della seduta del consiglio di amministazione in cui la presidente (la già citata Benedetta Cannata ndr) rassegnava le proprie dimissioni, sarebbe stato approvato un nuovo assetto organizzativo della società, diverso da quello già deliberato e presentato alla struttura ed ai sindacati il 31 gennaio scorso, e mai attuato”.

Insomma, a ‘umma ‘umma il vecchio consiglio di amministrazione avrebbe cambiato le carte in tavola. Quando parliamo di vecchio consiglio di amministrazione (d’ora in poi lo chiameremo cda) ci riferiamo a quello nominato dal passato Governo regionale di Raffaele Lombardo. Cda che il Governo Crocetta dovrebbe cambiare.

“In particolare – scrivono nell’interpellanza Ciaccio e Ferrandelli (nella foto a destraa) – nel nuovo modello si prevede una nuova funzione dirigenziale assegnata ad un soggetto che, con delibera del cda del 13 febbraio, è stato nominato e, contestualmente, inquadrato nel ruolo di Dirigente, eludendo il divieto alle promozioni posta dalla legge di stabilità”.

“Inoltre – proseguono i due deputati di Sala d’Ercole – il provvedimento di inquadramento appare illegittimo e contrario alla previsione del Ccnl (Contratto collettivo nazionale di lavoro) vigente di settore, laddove, all’art.3, comma 3, prevede che ‘… è riconosciuto l’inquadramento a dirigente preposto alla direzione di più ambiti territoriali provinciali’. Fattispecie che non è riferibile al dirigente nominato”.

“L’argomento è stato inserito all’ordine del giorno del cda sotto la voce ‘Comunicazioni del Presidente’ e non già con una indicazione chiara e trasparente”.

I parlamentari fanno notare “che tale operazione potrebbe ingenerare immediatamente vertenze di funzionari maggiormente titolati che hanno invece ricoperto e ricopriranno (stante il nuovo organigramma) l’incarico di responsabile di diversi uffici”. Cosa, questa, che “farebbe lievitare, senza motivata necessità, la spesa della voce relativa al Personale”.

“Tale nuova funzione dirigenziale – aggiungono Ferrandelli e Ciaccio (nella foto a sinistra) – oltre ad ingessare la struttura”, lascerebbe “intravedere la volontà di creare la figura di un vice-direttore generale”: figura che finirebbe col frapporsi tra il direttore generale e gli Uffici della Direzione Generale e delle Aree Territoriali, creando “un’inutile duplicazione della funzione già prevista e ricoperta dalla stessa figura del direttore generale”. Per non parlare del fatto che tale figura, che sarebbe destinata ad aumentare i costi e a creare caos, non è prevista nell’organigramma dello scorso giugno.

“Il nuovo organigramma – proseguono impietosi Ciaccio e Ferrandelli – prevede l’assegnazioni di quadri direttivi scelti senza tenere conto delle rispettive competenze e delle professionalità acquisite, gettando nello scoramento i lavoratori che sanno di dover essere guidati da funzionari delegittimati, mortificati e usati senza alcuna logica di efficacia, efficienza e meritocrazia”.

“Dietro alcuni spostamenti – si legge sempre nell’interpellanza – si intravede una regia legata più a vecchie logiche di appartenenza che agli effettivi requisiti posseduti. Una per tutte: la designazione del nuovo direttore della sede provinciale di Palermo, già capo della segreteria particolare della Presidente e coniuge della collaboratrice della stessa, presso il suo Ufficio dell’assessorato all’Economia”.

Nell’interpellanza si stigmatizza il comportamento della presidente dimissionaria, del vecchio consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale che avrebbero modificato “l’assetto organizzativo dell’azienda che si accingono a lasciare”, provando a far trovare ai nuovi amministratori la ‘minestra già impiattata’.

“Non si spiega la necessità e l’urgenza con cui il cda ha agito – sottolineano Ciaccio e Ferrandelli -quando il nuovo assetto avrebbe potuto essere approvato e attuato con serenità ed in linea con le logiche operative, organizzative e gestionali di una normale spa e, soprattutto, con la trasparenza imposta dalle regole che governano le società pubbliche”. (a destra, la presidente diissionaria di Riscossioni Sicilia, Benedetta Cannata)

Ma i vecchi amministratori, a parere dei deputati autori dell’interpellanza, avrebbero fatto di più: “E’ stato del tutto disatteso – scrivono Ciaccio e Ferrandelli – l’obbligo di pubblicazione delle delibere del consiglio di amministrazione, previsto dal D.A. n. 28/GAB dell’assessore regionale all’Economia del 24 Agosto 2012, che all’art. 1, comma 12, subordina l’esecutività delle delibere alla relativa pubblicazione sul sito internet della società”.

“Considerato, infine, che lo scenario descritto, qualora confermato, sarebbe in assoluta controtendenza con le logiche di trasparenza che l’attuale Governo regionale vuole dare nella gestione della cosa pubblica” e considerato che tale vicenda si configurerebbe come “una pagina buia in seno ad un’azienda che movimenta denaro dei cittadini contribuenti”, i parlamentari Ciaccio e Ferrandelli interrogano il Governo per sapere:

1) Se non ritengano, nella qualità di rappresentanti del socio di maggioranza, di dovere adottare tutti gli opportuni provvedimenti al fine della sospensione, o della revoca se del caso, di tutti gli atti deliberati dal consiglio di amministrazione di Riscossione Sicilia spa esposti in premessa.

2) Se non ritengano di dovere acquisire le dovute informazioni circa i motivi che hanno indotto il cda di Riscossione Sicilia, il Collegio sindacale e la stessa Presidente della società all’adozione di provvedimenti tanto frettolosi e non rispettosi del futuro management aziendale, soprattutto alla luce delle contestuali dimissioni (della stessa Benedetta Cannata).

3) Se non ritengano di dovere acquisire le dovute informazioni circa le ‘specifiche’ competenze che hanno giustificato il conferimento di taluni incarichi professionali, tutti entro la soglia di legge, ma talvolta abbondantemente triplicati con spese non documentate.

Come mai un parlamentare del Pd – Ferrandelli – ha firmato un’interpellanza con un parlamentare del Movimento 5 Stelle? Forse la vicenda piacerà a Bersani che, a Roma, vorrebbe a tutti i costi fare un Governo con i grillini.

Ma forse l’interpellanza non piacerà a tutti i settori del Pd siciliano, soprattutto a quelli che hanno le mani in pasta nella società Riscossioni Sicilia. Stando a indiscrezioni, infatti, Ferrandelli avrebbe presentato l’interpellanza – o forse era un’interrogazione – da solo, ma l’atto ispettivo sarebbe stato silenziosamente ‘inghiottito’ dal gruppo parlamentare dello stesso Pd all’Ars.

Così, non avendo più notizie Ferrandelli avrebbe presentato comunque l’atto ispettivo in coppia con i grillini. Cosa che gli fa onore.

Ultima ‘malignità: e se, alla fine, la dottoressa Cannata avesse fatto tutto con l’avallo dell’assessore Bianchi? In fondo, da tempo si dice che Bianchi (foto a sinistra) farebbe capo al Pd. In questo caso, tutto sarebbe più chiaro…Soprattutto pe ril presidnete Crocetta…

Più tardi cercheremo di fornirvi altre indiscrezioni…

 

Redazione

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