I media alla corte di re iPad

Quale impatto avrà iPad sull’editoria e sull’evoluzione degli ebook reader, come il Kindle di Amazon”? Antonio Tombolini, direttore di Simplicissimus Book Farm, azienda che distribuisce servizi agli editori per accompagnarli nella transizione dalla carta al digitale apre l’incontro della prima mattina del festival del giornalismo di Perugia con questo interrogativo. Sì, perché nell’era dell’inchiostro virtuale, gli ebook reader e i nuovi tablet lasciano il segno nel modo stesso di intendere l’editoria, il giornalismo e la fruizione dei contenuti. Al centro della tavola rotonda, il nuovo prodotto di Apple: l’iPad.

Stefano Bonilli, giornalista e scrittore per Gambero Rosso, afferma: «L’oggetto in sé è stravolgente e può sia servire che non servire a nulla. Stravolgente perché in presenza di connessione wifi si possono sfruttare tutte le sue potenzialità. A New York l’ho fatto, mentre a Roma no. In Europa, Barcellona è una delle capitali più amichevoli per chi cerca la connessione ovunque, mentre nel nostro Paese, a causa del decreto Pisanu, l’iPad con la tecnologia wifi sarà quello che venderà di meno». Ma quali sono le funzioni di questo tablet di ultima generazione? «La risoluzione fotografica è pazzesca e di stupefacente perfezione. Mi colpisce tantissimo anche la lettura dei giornali perchè si possono avere i grandi giornali del mondo potendoli leggere tranquillamente. L’ultimo arrivato è il nuovo sito (su Itunes) per comprare i libri. La lettura dei libri è molto divertente con pagine che non sono solo parole ma anche interattive con il fruitore!». Con le tavolette digitali si rivoluziona il modo di intendere la lettura. «Collegandomi, pur non avendo conto telefonico, scarico in 60 secondi un libro di 300 pagine – esulta Bonilli – Siamo davvero entrati in un’altra era». Una conferma arriva dalle statistiche. Infatti solo nell’ultimo anno Kindle, il tablet per ebook di Amazon, ha triplicato le sue vendite superando per la prima volta, sotto le festività natalizie, le vendite cartacee di Amazon Books. Apple ancora una volta entra a piedi uniti in un futuro appena avviato: «iPad apre un mercato che non c’era».

Un’altra posizione pro iPad è quella di Carlo Annese, giornalista della Gazzetta dello sport: «L’iPad restituisce a un’azienda editoriale il suo ruolo. Il giornale su carta ha avuto una sua parallela esistenza su un sito. In Italia ciò che si trova sul sito è differente dal contenuto del giornale, le redazioni stesse sono differenti e il modo di impiegare i giornalisti è diverso. Oggi molti miei colleghi si chiedono: “Ma potrò scrivere il mio articolo su iPad?” Assolutamente sì. L’accesso al giornale può essere effettuato ovunque e sempre. Ciò porta all’aggiornamento continuo dell’informazione: il limite del giornale cartaceo è facilmente superabile». Ma iPad non è solo scrittura. «Le risoluzioni foto e video sono altissime e l’editore adesso si cimenta a fornire quotidiani non solo in formato testo ma anche video e reportage fotografici. Il giornale è un nuovo contenitore multimediale».

Ma, tra gli addetti ai lavori, non tutti sono affascinati da questo mondo tecnologico. Per problemi legati al modo di lavorare e in definitiva alla libertà di espressione, come Enrico Pagliarini, giornalista radiofonico di Radio24, o per pure scelte di vita e di stile, come Enrico Porro, feticista della carta e curatore del blog “Pazzo per Repubblica”. Pagliarini contesta la mancanza di libertà nella circolare dei contenuti su queste nuove piattaforme: «Abituato ancora alla libertà e alla gratuità del mezzo radiofonico, non avvelenato da nuovi strumenti tecnologici, credo che noi dovremmo tornare a chiedere libertà d’espressione. Non posso io, inventare un’app per la mia testata, qualunque essa sia, ed essere giudicato almeno da sei parti di Apple prima di poterne usufruirne. Reputo sia necessario che soprattutto i fautori della vera comunicazione debbano prepararsi a una rivoluzione ancora maggiore che metterà in crisi il settore e a quel punto si metterà in discussione la vita stessa dei giornali».

Su questo punto interviene, in conclusione, il feticista della carta per antonomasia, Enrico Porro, a cui viene chiesto: «Nell’era digitale che fine fa il feticismo?», «Posseggo un Ipad – risponde – ma di carta, e ne vado fiero. Il mio blog è per veri feticisti della carta perché offriamo un servizio a Repubblica, non retribuito, in cui facciamo emergere commenti e critiche dei lettori. Della carta non potrei fare a meno e non mi voglio piegare alla scrittura su vetro e all’inchiostro digitale. Preferisco sporcarmi le mani con una buona penna». Dopo tanta tecnologia, Porro conclude il suo intervento facendo un elenco molto reale e concreto che stupisce gli ascoltatori: «Mi sono chiesto cosa succederebbe se non ci fossero più i giornali: come l’imbianchino coprirà i mobili, come lucideremo i vetri, come puliremo le lenti di cristallo, come il pescivendolo avvolgerà il pesce, come accenderemo il fuoco del camino, come copriremo la lettiera del gatto, come puliremo quando cade l’olio da cucina o quando il cane fa i suoi bisogni in casa? Il Corriere della Sera è perfetto per questo! E ancora: come incarteremo i soprammobili per un trasloco e i clochard con cosa si copriranno di inverno?».
Ai posteri l’ardua sentenza.

Daniele Palumbo

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