Cè grande confusione sotto il cielo della politica siciliana. E cè il pericolo che la confusione aumenti. I destini della manovra economica che lArs dovrebbe approvare in tempi stretti – possibilmente entro aprile – si incrociano con lelezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Mentre a Roma affonda la candidatura di Franco Marini, con un Pd sempre più diviso e un Bersani sempre più confuso, a Palermo, nelle Commissioni legislative di Palazzo Reale, il Governo non cè e il Parlamento dellIsola sembra la Prova dorchestra del celebre film di Federico Fellini (nella foto a sinistra, un’immagine del film: foto tratta da sonsofapollo.blogspot.com)
In assenza di una regia da parte del Governo, ogni Commissione legislativa va per la propria strada. Forse il presidente della Regione pensa di riannodare le fila prima in Commissione Bilancio e poi in Aula, al momento del voto. Ma se a Roma si dovesse andare per le lunghe, senza unintesa sullelezione del nuovo capo dello Stato, la situazione, in Sicilia, potrebbe, se non precipitare, diventare di difficile gestione.
Già, tra i parlamentari di Sala dErcole si è cementata la tesi che i tagli vanno aboliti. Dimenticando che è Roma che sta imponendo sacrifici alla Sicilia, con un assurdo prelievo forzoso di 800 milioni di euro per il cosiddetto Fiscal Compact.
Dire no ai ticket sui ricoveri ospedalieri – che alla fine avrebbero colpito le fasce alte della popolazione siciliana, portando nelle casse della Regione, sì e no, 1,5 milioni di euro allanno – e non dire una sola parola sul Fiscal Compact è solo ipocrisia.
Ieri, però, stando a quello che si legge nei comunicati, dalla difesa, legittima, dei cittadini siciliani si è passati alla difesa degli interessi delle singole province. Gli ennesi difendono lUniversità Kore, i ragusani un centro di ricerca sui formaggi e via continuando. Lunica cosa che non si coglie, in questo balilamme, è linteresse generale della Sicilia.
Nessuno, fino ad oggi, a Sala dErcole – né il Governo, né lArs – ha contestato la follia di un Governo nazionale dimissionari e privo di credibilità nazionale e internazionale – parliamo, ovviamente, del Governo Monti – che scippa alla Sicilia circa 800 milioni di euro.
Una delle poche proposte concrete e sagge arriva dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle. Che, a proposito dei 3 milioni di euro stanziati per la pubblicità istituzionale e cassati dalla Presidenza dellArs (Proposta inammissibile, lha definita il presidente Giovanni Ardizzone) propone che questi soldi vadano al Fondo per il microcredito.
Il Fondo per il microcredito alle imprese è stato istituito proprio dai parlamentari grillini che – caso unico nella storia dellAutonomia siciliana – devolvono una cospicua parte delle proprie indennità parlamentari a sostegno delle imprese.
La notizia della bocciatura dell’articolo 33, dichiarato inammissibile dal presidente dell’Assembla regionale, Ardizzone, potrebbe aumentare le risorse per le imprese, dicono in un comunicato i deputati grillini.
Per rendere possibile l’operazione il Movimento Cinque Stelle provvederà a proporre un emendamento ad hoc.
In un momento in cui la situazione delle imprese è a dir poco catastrofica e in presenza di un bilancio ridotto all’osso – afferma il capogruppo Giancarlo Cancelleri – utilizzare tre milioni di euro per la pubblicità sarebbe stato imperdonabile e inqualificabile. Queste somme vadano alle imprese che costituiscono il volano della nostra economia, che deve assolutamente ripartire. Questo potrebbe essere il primo passo.
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