Si prospetta un nuovo durissimo braccio di ferro tra Barcellona e Madrid. Ad innescare la miccia, la decisione della Corte Costituzionale spagnola, di bocciare, oggi, l’ipotesi di un referendum separatista per la Catalogna. Per i magistrati del Tribunal Costitucional, il principio che proclama il popolo catalano ‘soggetto politico e giuridico sovrano’ è incostituzionale. Principio contenuto nella ‘Dichiarazione sepratista’, approvata a larga maggioranza dal Parlamento della Catalogna il 23 Gennaio del 2013, e che include la consultazione referendaria sulla separazione dalla Spagna..
Per i giudici di Madrid, una comunità autonoma, non può decidere unilateralmente di cambiare l’assetto costutuzionale della Spagna:En el marco de la Constitución, una comunidad autónoma no puede unilateralmente convocar un referéndum de autodeterminación para decidir sobre su integración en España.
Sarebbe necessario dunque una modifica costituzionale da parte del Parlamento nazionale. Cosa, che difficilmente accadrà: è stato il Governo Rajoy, infatti, ad impugnare dinnanzi al Tribunal Constitucional la Dichiarazione separatista, anche se priva di effetti giuridici. Particolare che non è sfuggito: in molti hanno criticato pure la decisione, da parte della Corte Costituzionale spagnola, di accogliere il ricorso.
La decisione, pur non sorprendendo i catalani, sta innestando forti reazioni. Barcellona, ha accusato i giudici di non essere imparziali. Cosa che aveva fatto già nei giorni scorsi: il Parlamento catalano, aveva già chiesto ufficialmente la ricusazione, in particolare nei confronti di tre magistrati: il presidente del Tribunal Constitucional, Francisco Pérez de los Cobos, considerato vicino al Pp e che, in conferenze pubbliche, come riportano i giornali della regione spagnola, si era apertamente schierato contro la causa seperatista, e i giudici Pedro González-Trevijano e Enrique López, per motivi simili.
I catalani dunque vanno al contrattacco: il prortavoce di ERC (Esquerra Republicana de Catalunya, la sinistra catalana) Pere Aragonès, ha sottolineato la valenza politica della sentenza: Dichiarare incostituzionale una dichiarazione di volontà politica che non aveva effetti giuridici, e quindi non poteva neanche essere impugnata, dimostra che i giudici stessi sono entrati dierratmente nell’agone politico”.
E ancora: “Non indietreggeremo di un millimetro sul referendum” (“No variaremos ni un milímetro la hoja de ruta, que es celebrar la consulta”).
“Dinnanzi ad un posizionamento ideologico, continueremo a rispondere con le urne: non cambieremo i nostri programmi. Il 9 Novembre decideremo alle urne, come si fa in democrazia. A decidere il nostro futuro politico sarà il popolo, non i giudici al servizio di Madrid”.
Concetto ribadito dal deputato nazionale, Joan Tardà, che su Twitter ha scritto : “Esta decisión no debe sorprender porque el Tribunal Constitucional es un órgano corrompido en sus funciones”.
La bocciatura, insomma, era nell’aria. Già lo scorso 13 dicembre si era capito che i catalani avevano contro gli apparati statali ed europei. Mariano Rajoy , quel giorno, ha espresso il suo punto di vista: Questo referendum è contro la Costituzione e non avrà luogo ha detto nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, che ha dato man forte al Premier spagnolo.
Un pugno duro quello di Madrid e dell’Ue del tutto in contrasto con il diritto allautodeterminazione dei popoli a favore della quale, invece si è schierata anche lOnu,e contro l’idea di una Europa dei Popoli propugnata dai Padri Nobili dell’Ue.
Ma i catalani, di arrendersi, non hanno nessuna intenzione. Come hanno dimostrato in più occasioni, sulla questione, sono compatti.
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