I cento tamburi della tribù catanese

Il ritmo incalzante delle percussioni, le danze, i colori di cinquanta bandiere della pace cucite insieme per formare un enorme telone e l’acceso desiderio di migliorare la città hanno: questi gli ingredienti della manifestazione “100Tamburi per la città”, promossa dall’associazione Macondo (Centro per il rilancio culturale e sociale) e dal WAMA (West African Music Academy). Il corteo, tenutosi sabato 5 giugno, ha visto numerosi partecipanti ed ha trovato il consenso di tutti i curiosi “spettatori per caso”, regalando a tutti un momento di divertimento e di riflessione sui temi chiave della giornata: la pace ed il rispetto per l’ambiente.

Il caldo sole del pomeriggio ha solo ritardato di un’ora l’arrivo dei partecipanti, previsto per le ore 16, che una volta radunatisi  in Piazza Roma, hanno subito dato voce ai loro strumenti. «Cambiare Catania si può, ma con l’aiuto di tutti!» è stato il tormentone del corteo e, per attirare l’attenzione e rendere chiaro il messaggio, di strumenti a disposizione ce n’erano in abbondanza. Tamburi e tamburelli, bonghi, marakas, corni e cornamuse, pentole e padelle, semplici bastoni, fusti di birra vuoti improvvisati strumenti di percussione, ma anche il semplice battere le mani e lanciarsi nella danza.

Impossibile resistere al ritmo della musica che ha trascinato molti dei passanti lungo il percorso del corteo, che si è snodato dal Viale XX Settembre fino in piazza Duomo, vedendo aumentare ad ogni passo il numero dei partecipanti. Benché non a tutti fosse chiaro il motivo di tanto “trambusto” per strada, nessuno ha avuto di che lamentarsi. Gli anziani, i negozianti, i passeggeri degli autobus e persino qualche automobilista, straordinariamente non contrariato dal disagio del blocco stradale, hanno preso a ballare insieme ai gruppi presenti in strada, dimostrando così un chiaro apprezzamento per la manifestazione.

«E’ bello vedere che c’è gente che non smette di sperare» dichiara Francesco, uno dei negozianti spettatori in via Etnea, «e mi auguro che questa voglia di cambiare sia contagiosa».

All’arrivo al Duomo si è dato il via alla jam session, prevista alla fine del corteo. Guidati dal ritmo africano, i partecipanti, i passanti e persino i turisti presenti si sono trasformati in una vera e propria “tribù catanese” facendosi coinvolgere dal suono delle percussioni e ballando come un unico grande gruppo. La serata si è conclusa con le performance dei “Farasibà”, “Ipercussonici” e “Uzeda”, che si sono esibiti al Barbarabeach invece che in Piazza Università.

«Il corteo è la testimonianza che la volontà di cambiare, di migliorare noi e la nostra città, esiste ancora»  dice Claudio, uno dei partecipanti, «ma se proprio non riusciamo a cambiare nulla, almeno “n’addivittemu”».

Fabio Panebianco

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