I candidati alla guida della Sicilia

Le liste sono state tutte presentate. Ha avuto formalmente inizio la campagna elettorale per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana e l’elezione diretta del presidente del futuro governo regionale. A tutti gli elettori vogliamo ricordare che il voto è un esercizio democratico di grande responsabilità e quindi va doverosamente ponderato, specialmente quando questo viene espresso mediante una legge elettorale che blinda per cinque anni la ‘governabilità’ della nostra Regione.

La ponderazione del voto a di assoluta necessità poiché l’elettore, una volta eletto il nuovo presidente della giunta, non dispone più di alcun potere di revoca, né può contare sull’Assemblea legislativa perché questa è costretta sempre dalla medesima legge elettorale ad una solidarietà forzosa nei confronti del governo. Se per caso dovesse sfiduciare il governo, con il presidente andrebbero a casa anche i parlamentari dell’Ars.

Da qui la necessità di una attenta riflessione sul voto da esprimere.

Per quanto ci riguarda pensiamo di fare cosa utile nel passare in rassegna, sotto il profilo politico, i principali candidati alla presidenza della Regione. Ci limitiamo ai cinque più significativi, in quanto gli altri minori che concorrono per pura testimonianza, saranno pure brave ed oneste persone per bene, ma questa precondizione alla politica non è sufficiente ad affidare loro il governo di un territorio con oltre 5 milioni di abitanti, una quasi nazione. Il perbenismo da solo non è categoria sufficiente per accreditarsi a guidare un governo senza progetto.

Veniamo ai cinque più accreditati a guidare la Regione siciliana per i prossimi cinque anni. Il primo, che peraltro è il più accreditato, è il fascista Nello Musumeci. Lo definiamo fascista perché egli è espressione di una forza politica di minoranza della destra politica, nata da una scissione di Alleanza nazionale quando il capo di quel partito in occasione della sua visita di Stato in Israele, in qualità di ministro degli Affari esteri, pronunciò la ferma condanna del fascismo quale “male assoluto”.

Di questa affermazione prese subito le distanze l’onorevole Francesco Storace, il quale indignato per la grave offesa arrecata all’esperienza fascista – che ispira la cultura politica del Nostro – diede vita ad una nuova formazione politica, La Destra, provocando una scissione da Alleanza nazionale. In quella scissione l’onorevole Nello Musumeci seguì l’onorevole Storace, anch’egli indignato per l’offesa recata all’ideologia da egli preferita.

L’onorevole Nello Musumeci è di certo una persona per bene, avrà anche un suo seguito nei territori del Catanese dove lo zoccolo duro della cultura fascista resiste tenacemente, ma non ha alcuna speranza di vittoria nella restante parte del territorio siciliano, perché la Sicilia ha amari ricordi della dittatura e della sua marginalizzazione nella storia di quegli anni e dello sfruttamento a fini militari della sua migliore gioventù.

L’altro candidato tra i più accreditati è l’onorevole Rosario Crocetta, espressione del Partito democratico e dell’Unione di centro (Udc). Anch’egli è certamente una persona per bene, ha annunciato una rivoluzione, ma qual è il progetto rivoluzionario lo scopriremo, forse, dopo le elezioni se ed in quanto dovesse essere eletto. Non prima, perché l’onorevole Rosario Crocetta, qualora lo volessimo connotare politicamente, dovremmo rispolverare la vecchia teoria di Leonardo Sciascia sui professionisti dell’Antimafia. Cioè dell’antimafia a fini di potere. Di altro non c’è segno nel percorso politico dell’onorevole Crocetta.

Il terzo ‘papabile’ è l’onorevole Gianfranco Micciché, berlusconiano della prima ora, artefice di 61 a zero di qualche anno addietro in occasione delle elezioni legislative vinte trionfalmente dal partito che meglio di qualunque altro ha rappresentato gli interessi del Nord del Paese, trascurando scientificamente il Mezzogiorno. L’unica ricetta di sviluppo ipotizzata dal berlusconismo per il rilancio economico e civile del Sud è stata individuata nella realizzazione dell’ennesima ‘cattedrale nel deserto’ costituita dal Ponte sullo Stretto, ancora una volta per creare il grande ‘affaire’ in favore delle imprese del Nord, Impregilo in testa. A seguito del fallimento di quella politica, ha scoperto l’autonomia siciliana e, com’è d’uopo in questi casi, se n’è fatto vessillifero e strenuo difensore, sino a scoprire la salvaguardia dell’ambiente dall’invasione delle tecnologie satellitari della marina americana e pronunciando il No Muos.

Ma i suoi fidi seguaci, gli onorevoli Michele Cimino e Titti Bufardeci, quali atti hanno compiuto nell’Assemblea regionale per impedire che venisse violata l’integrità naturalistica della sughereta di Niscemi, dichiarata Patrimonio naturale dall’Unesco? Non esiste traccia alcuna.

In buona sostanza, ha trovato un escamotage per salvare il salvabile dal disfacimento che il suo ex partito, il berlusconiano Popolo delle Libertà sta registrando a seguito del fallimentare esito di circa un ventennio di governo del Paese. Qual è, dunque, l’affidabilità di un personaggio politico di tal fatta?

In conclusione, non ci resta che la candidata dell’ultima ora, la sindacalista Giovanna Marano. Ella, chiamata in ballo da tutta la sinistra unita, si è lanciata con determinazione nella battaglia. Sì, battaglia, perché la Marano è una combattente, volitiva e determinata. Dirigente della Fiom-Cgil è stata al centro delle più aspre lotte sindacali per il lavoro nel settore dei metallurgici

La Marano, ha sostituito Claudio Fava a seguito del miserabile trabocchetto burocratico perpetrato nei riguardi di un candidato credibile e promettente per il successo politico della sinistra. Trabocchetto che non lo ha tolto dalla corsa, se è vero che farà il vice presidente della Regione.

Giovanna Marano, da donna che delle questioni del lavoro ha fatto il suo impegno professionale, ha messo subito le cose in chiaro: la sua politica di governo sarà caratterizzata dalla promozione del lavoro produttivo, l’allargamento dell’apparato manifatturiero, lo sviluppo dell’economia locale nonché la creazione di un polo di ricerca scientifica e tecnologica avanzata in raccordo con le principali università siciliane. Scusate se è poco!

Chiude questa nostra disamina Giancarlo Cancelleri, candidatoalla guida della Sicilia del Movimento 5 Stelle. Di grillini siciliani si conosce il programma politico molto dettagliato. I sondaggi lo danno all’8-10 per cento. Bisognerà capire cosa succederà dopo i 15 giorni che il leader del Movimento, Beppe Grillo, passerà in Sicilia. Grillo, infatti, farà campagna elettorale dalle nostre parti dall’11 ottobre fino al 25 ottobre. Vedremo.

 

Riccardo Gueci

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