I Believe in America

New Yok, 4 settembre 2012 

Questo articolo viene pubblicato contemporaneamente su America Oggi 

Dopo aver ascoltato o letto i discorsi dei repubblicani alla convention del Gop, da elettore indipendente (cioè non registrato in nessuno dei due partiti in lizza e quindi considerato il classico “swinger”, un elettore pronto a cambiare voto), mi sento sempre più vicino a riconfermare la mia preferenza per Barack Obama. (a destra, foto tratta da iljournal.it)

Ora soltanto il Presidente potrebbe “mess it up”, complicarsi da solo la rielezione, perché per quanto riguarda il suo contendente Mitt Romney, egli non ha fatto altro che agevolare la rielezione di Obama. Persino la performance di Clint Eastwood spinge a voler confermare il presidente. Quella sedia “vuota” in realtà negli ultimi 4 anni è stata sempre occupata e preoccupata da una valanga di problemi creati o lasciati irrisolti dalla precedente amministrazione…

La Convention del Gop, con le sua superficialità nell’elencare problemi senza capirne e spiegarne l’origine o nemmeno indicare una concreta soluzione che non sia il solito e immaginario “laissez-faire”, mi ha fatto sentire ancor più vicino all’impresa che l’amministrazione Obama ha raggiunto in questi quasi quattro anni.

Obama ha ereditato un’America che perdeva un milione di posti di lavoro ogni 40 giorni, ed è riuscito in pochissimo tempo ha turare le falle create o lasciate aperte da Bush e che ci stavano portandotutti quanti nell’abisso. Anche FDR nel ‘33-36 riuscì a frenare la caduta libera iniziata nel ’29 e quella politica passò allo storia come il New Deal che anche allora non venne considerato un grande successo, ma gli americani capirono che Roosevelt, quel presidente eletto in una sedia a rotelle, era il più adatto a rimettere in piedi l’America.

Anche per un gigante come FDR ci vollero oltre 10 anni (e una guerra mondiale) per far tornare tutti i posti di lavoro e il benessere economico. Obama nel tempo che ha avuto a disposizione, anche per i precedenti storici della crisi economica che ci ha colpito, non poteva far meglio di quello che ha fatto.

Ho visto solo pochezza di idee e disinformazione nella convention di Tampa e forse, tranne alcune parti dell’intervento di Condoleeza Rice – l’unica a mostrare di possedere un certo carisma in un marasma di mediocrità – nei discorsi ho notato tanta superficialità. E anche lo slogan che sovrastava nella Convention del Gop, “We believe in America”, non può essere indicativo di valori che appartengono solo al tea party e a certi estremisti del Gop.

A parte che con una risata mi viene di ricordare che “I believe in America” è la prima frase pronunciata nel film capolavoro di Coppola “The Godfather” (detta da Buonasera a Don Vito Corleone), nessun partito in questo grande Paese può essere l’“esclusivo credente” di certi valori americani, che sono poi quelli non sciorinati in maniera confusionaria e addomesticata alla convention del Gop, ma quelli protetti dalla Costituzione degli Stati Uni-ti. Yes, I believe in America.

Quindi credo che anche Obama, commettendo certamente degli errori ma raggiungendo già dei difficilissimi risultati, abbia già dimostrato con il suo lavoro di crederci. Per me Romney, con quella sua strana convention, ha solo dimostrato finora di voler prendere gli elettori per dei “creduloni”.

Ora toccherà alla Convention democratica riuscire a spiegare il lavoro finora svolto da Obama e quali saranno i suoi prossimi obiettivi. Il presidente, se rispetterà gli elettori, non fallirà.

Foto di prima pagina tratta da obeygiant.com

Stefano Vaccara

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