Avvicinare le giovani generazioni al patrimonio culturale della città, renderli dei moderni cuntastorie che possano diffondere la loro conoscenza, anche sfruttando i nuovi mezzi di comunicazione. E creare così una società consapevole delle proprie radici e della bellezza che la circonda. È l’obiettivo di Hyde (Heritage youth development energy), figlio del progetto più ampio Trame di quartiere. Per essere realizzato Hyde ha bisogno del sostegno dei cittadini. Il laboratorio, infatti, si inserisce tra i progetti che stanno partecipando al bando emesso dalla compagnia assicurativa Aviva e per partire dovrà raggiungere un numero di voti sufficiente a sbaragliare i concorrenti.
«Il patrimonio culturale non è quello definito istituzionalmente dall’alto – spiega Andrea D’Urso, coordinatore di Trame di quartiere – ma quello che viene percepito come tale dalle comunità che lo vivono». A partire dai ragazzi, che saranno i protagonisti assoluti del progetto. Quaranta giovani dai 13 ai 18 anni delle scuole catanesi esporranno il loro personale modo di vedere e vivere la città, contribuendo in maniera attiva al suo cambiamento.
L’arte e la cultura hanno da sempre una funzione sociale, educativa e politica. Sulla scia del Piano per l’educazione al patrimonio culturale del Mibact, datato dicembre 2015, in cui si sottolinea l’importanza di usare metodi attivi e avere una proposta curriculare trasversale che spinga i giovani a interessarsi al patrimonio culturale della propria città, gli attori sociali catanesi si muovono in questa direzione. «L’educazione al sapere dovrebbe entrare nei programmi di ogni scuola», commenta Andrea, che precisa come il progetto non si rivolga all’amministrazione comunale – che dovrebbe comunque sostenere attività del genere nell’interesse delle comunità – ma alla società.
«Cogliamo l’opportunità per anticipare questa tendenza che speriamo si diffonda presto, perché solo conoscendo il proprio territorio si può agire per curarlo e valorizzarlo». Il laboratorio prevede una fase iniziale di ricerca in cui verrà effettuata una mappatura dei beni materiali e immateriali della città, tra cui si inseriscono anche gli antichi mestieri e le tradizioni, seguita dalla realizzazione di video e spot informativi che verranno pubblicati sul web. È prevista, inoltre, la creazione di vere e proprie storie su alcuni dei protagonisti di Catania. «Ci rivolgiamo alle giovani generazioni per formarle nel campo narrativo – aggiunge Andrea D’Urso – perché per raccontare delle storie serve una tecnica, a cui affianchiamo lo strumento del video documentario. Qui è un’innovazione».
Un progetto che ha come obiettivo quello di far «vedere ai giovani la realtà senza filtri e schermi». Toccare le cose, viverle, solo così si produce la conoscenza diretta. «Oggi diventa fondamentale diventare produttore di conoscenza e promuovere forme di cittadinanza attiva». Anche per far acquisire ai ragazzi una nuova consapevolezza, che nasce nel momento in cui scopre qualcosa che ha sempre avuto accanto e non conosceva. «Questo è il primo passo per preservare i nostri tesori e farli conoscere agli altri. Dalla conoscenza si passa al racconto con lo storytelling, la comunicazione orale di storie, e i video di documentazione che amplificano il messaggio».
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