«Se oggi non si muore di Covid, si muore sicuramente per altre patologie». Non usa mezzi termini Rosalia Billeci, medico in servizio in questo momento al presidio di primo intervento a Palermo. Tante le patologie che, a sentire il medico, adesso «non vengono più attenzionate». Se non è Coronavirus, non importa più a nessuno. «Tutto è stato bloccato, rimandato, messo da parte. Forse sono rimaste le visite ambulatoriali per i malati oncologici. Della serie – ribadisce – che se si è fortunati e non si muore di Covid, si morirà certamente delle altre cose di cui si soffre». Cure e attenzioni dettate da altre patologie, insomma, sarebbero come paralizzate a causa dell’emergenza virus. I pazienti comuni, peraltro, che non hanno alcun Coronavirus ma che tuttavia manifestano febbre alta verrebbero addirittura tenuti a distanza e privati della possibilità di essere visitati. «Chi ha la febbre oggi viene respinto come un appestato e non viene fatto entrare in nessuno presidio sanitario: ps, guardia medica, ambulatori medici di famiglia, pediatrici, specialistici».
«Ora la questione è davvero seria perché la febbre è un “sintomo” e si può presentare in qualsiasi malattia – spiega la dottoressa Billeci -. Vi rendete conto della gravità di questo comportamento considerato da protocollo?». E racconta un episodio recente che l’ha molto colpita. «Donna di 50 anni con febbre alta da ormai quasi 15 giorni, con una linfoadenomegalia sotto ascellare e cervicale, che non ha raffreddore, tosse e difficoltà respiratorie e non ha avuto contatti con persone provenienti da zone a rischio – spiega -. La paziente è stata trattata con diversi antibiotici, prescritti dal medico curante, senza che sia stata mai visitata. Pertanto, vista la mancata risposta agli antibiotici, dietro suggerimento del medico curante e mio, si è recata in ospedale per gli accertamenti del caso. Risultato: non è stata neanche fatta entrare, perché aveva la febbre». Un episodio accaduto all’ospedale di Mussomeli, dove la donna si è recata per poter fare prima. Lei, infatti, vive a Castronovo di Sicilia, ma tra cantieri, blocchi e deviazioni per raggiungere un ospedale di Palermo avrebbe impiegato oltre due ore.
Peccato che, malgrado le sue condizioni, nessuno la visita. O meglio, nessuno fino a che la dottoressa Billeci, informata della situazione, non chiede una visita di cortesia a un collega amico. «Questa donna è stata per 15 giorni con una febbre altissima e che non cessa con gli antibiotici, dove ci sono sintomi che fanno pensare a tutt’altro perché non c’è tosse né compromissione respiratoria, ci sono invece ghiandole e linfonodi ingrossati e altre complicazioni, non ci sono segni o sintomi che possano fare pensare al Covid, eppure per il semplice fatto di avere una febbre non è stata nemmeno fatta entrare in ps all’ospedale. E quella visita ottenuta con fatica e insistenza è stata una cortesia fatta a me che un dovere verso una paziente ammalata. Capito a che punto siamo? Siamo nella follia più totale – si sfoga -. I medici di base non vanno a vedere i pazienti, se hai la febbre puoi morire, devi andare solo nei posti in cui c’è la tenda del pretriage».
La 50enne ammalata, intanto, continua a combattere con una febbre altissima che non si decide a diminuire. «Ma il medico non la va a vedere, neanche con la visita domiciliare. Siamo nelle mani non sappiamo di chi, perché questo è allucinante. Il medico di famiglia non va, il 118 non va, viene solo il 112 con lo scafandro e si genera subito la follia collettiva, “ecco l’untore”, siamo alla regressione più totale e il mezzo per arrivarci è stata la paura». La dottoressa Billeci infatti, lo ribadisce più volte, non condivide le misure adottate per affrontare l’emergenza virus e anche le altre patologie diverse dal Covid, in questo momento come dimenticate. «Ognuno interpreta a modo suo, c’è una totale disinformazione tra gli stessi medici, ognuno dice la sua, chi si alza prima comanda, sono in forte disaccordo con tutto questo andazzo – denuncia -. I numeri in assoluto non dicono nulla, hanno un valore quando sono rapportati, così come la febbre ce l’ha se rapportata a tutti gli altri sintomi, se no da soli non significano niente».
Quel sintomo che oggi terrorizza tanto i pazienti quanto i dottori, cioè la febbre, non può giustificare il negare una visita medica, secondo Billeci. «Si dice “febbre e tosse”, “febbre e difficoltà respiratorie”, oppure si abbina il sintomo all’essere stato a contatto con qualcuno risultato positivo o con chi ha viaggiato, devono esserci insomma almeno due elementi, non esiste che basti un elemento da solo, qual è la ratio scientifica? – domanda -. Siamo alla follia e tutti si adeguano, dire qualcosa di diverso significa venire presi per pazzi e incoscienti. Al presidio di primo intervento non viene più nessuno, non sanno che devono venire. E chi invece ci prova, viene lasciato fuori. Giorni fa una paziente straniera con febbre da molti giorni non è stata neanche fatta entrare. Per avere la possibilità di accedere qua dentro devi prima telefonare o mandare una e-mail, poi fai il triage e si decide se può entrare o meno, questo lo fanno tutti gli ambulatori e medici di base, non c’è possibilità di scampo. Tradotto, devi startene a casa tua, a morire se è il caso».
Qualcuno, però, è riuscita lei stessa a visitarlo. «Parliamo di un signore sordo, non poteva parlare al telefono, io l’ho fatto entrate – racconta -. Ed è tornato portandomi una bottiglia di amaro Florio per ringraziarmi. Siamo a questo punto, quello in cui un paziente, solo perché ho acconsentito a visitarlo, si sente in dovere di essermi grato e di dimostramelo con un regalo, ci rendiamo conto? Qui è tutto preoccupante, è inutile che ci trinceriamo. L’unico consiglio che ci sanno dare è di chiuderci a casa? Dove il rimedio è peggio del male? Chiaramente mi adeguo, ma non penso che siano provvedimenti validi – insiste -. Se hai febbre non ti prendono da nessuna parte, resti fuori, come se la febbre potesse essere identificata con infezione da Covid. Siamo alla pazzia più totale. La febbre non è un “sintomo” e la si può avere in tantissime altre patologie, un sintomo non può far mai una malattia eppure siamo arrivati a questo».
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