Guido Lo Porto racconta: Berlusconi, Fini, Giorgia Meloni, Crocetta, l’Autonomia siciliana, la ‘Casta, l’Europa, Alfano…

INTERVISTA A TRECENTOSESSANTA GRADI AL LEADER STORICO DELLA DESTRA SICILIANA CHE OGGI, A PALERMO, UFFICIALIZZA LA SUA PRESENZA DENTRO FORZA ITALIA. I RICORDI. MA ANCHE LE PREVISIONI. E QUALCHE ‘BOTTARELLA’…

Il tono è sempre pimpante. E le parole sono sempre misurare al ‘millimetro’. Guido Lo Porto, leader storico della destra siciliana non ha perso l’interesse per la politica. Anzi. Proprio oggi partecipa a un incontro politico-elettorale a Palermo, nei saloni dell’Hotel Palace. Per lui è un giorno importante. Perché oggi si ufficializza la sua presenza in Forza Italia.

La manifestazione di questo pomeriggio è promossa dall’onorevole Riccardo Savona, parlamentare regionale di Forza Italia, al quale Lo Porto è legato da stima e amicizia. Oggi, all’incontro, ci saranno due candidati forti di Forza Italia alle elezioni europee: l’eurodeputato uscente, Salvatore Iacolino, e il vice presidente dell’Ars, Salvo Pogliese, anche lui candidato al Parlamento di Strasburgo.

Abbiamo colto l’occasione per fare una chiacchierata con l’onorevole Lo Porto.

Intanto una domanda preliminare: come mai, onorevole Lo Porto, lei ha optato per Forza Italia?

“Perché il mio Partito storico – Alleanza nazionale e, prim’ancora, il Movimento sociale destra nazionale – non c’è più. E siccome per me la politica è la mia vita, per affinità mi sono avvicinato a Forza Italia”.

Potremmo obiettare che Giorgia Meloni sta provando a rifondare una moderna destra italiana…

“Non ci credo. Non vedo i numeri politici ed elettorali di questa rinascita. E poi sono ‘geneticamente’ contrario alle scissioni. E quella di Giorgia Meloni è una nuova scissione, l’ennesima diaspora”.

Però i sondaggi non sembrano sfavorevoli a questa nuova forza politica…

“Sono piccole cose. Non è con questi numeri che si riuscirà ad imprimere una svolta al mondo dei moderati italiani. Al contrario, serve unità. Forza Italia, nonostante le scissioni – e nonostante i continui attacchi che subisce Berlusconi – è al 25 per cento. E questa è una certezza per i tanti moderati italiani che torneranno a governare il nostro Paese”.

Le ricordiamo che è stato Berlusconi a fondare il partito unico del centrodestra, il Pdl…

“Un contro sono le vicissitudini del Pdl, altra e ben diversa cosa è Forza Italia”.

Senza Fini…

“E meno male. Fini è stato una grande delusione. Ha commesso errori imperdonabili”.

Ovvero?

“Operava in una posizione privilegiata. Ma ha accelerato i tempi. Pensava di sostituirsi a Berlusconi. Ma i tempi non erano maturi”.

Ha sbagliato i tempi?

“Ha sbagliato tutto. Era convinto del declino di Berlusconi. Ma non ha calcolato che, proprio nei momenti più difficili, Berlusconi dà il meglio di sé”.

Berlusconi è in declino?

“Il tempo, prima o poi, arriva per tutti. Ma non mi sembra che sia arrivato per Berlusconi. Tant’è vero che, nonostante i mille problemi, il leader di Forza Italia è ancora lì. In ogni caso, vorrei tranquillizzare i nostri avversari: quando Berlusconi si ritirerà, il suo ritiro non coinciderà con la crisi del centrodestra”.

Ci sta dicendo che Berlusconi è pronto a candidare la figlia Marina? 

“No. Anche perché Berlusconi non ha mai detto di voler lanciare la figlia nell’agone politico. Anzi, se proprio vogliamo essere precisi, ha lasciato intendere a chiare lettere una cosa diversa?”.

Cioè?

“Ha lasciato intendere che in politica non esiste il diritto successorio. Se la figlia Marina vorrà un posto nel mondo politico, beh, dovrà conquistarselo”.

Parliamo un po’ della Sicilia. Che ne pensa del Governo regionale di Rosario Crocetta?

“Un’altra delusione. In verità, all’inizio, avevo pensato bene della sua esperienza politica. Vedevo in lui il leader di uno schieramento politico trasversale in grado di parlare a tutti i siciliani. Indovinatissimo anche il nome del Partito che ha fondato insieme ai suoi collaboratori: il Megafono. Un Megafono per parlare con tutti i siciliani”.

Insomma, un Partito dei siciliani, se non abbiamo capito male.

“Per l’appunto. Ma…”.

Ma?

“Insomma, ha dimostrato, nei fatti, di non avere le qualità politiche per fare il leader dei siciliani. E’ rimasto prigioniero del PD. Da qui, a mio avviso, tutti i problemi successivi”.

In effetti, questo lo dobbiamo dire, pur provenendo da una tradizione politica che già dalle prime battute – parliamo della seconda metà degli anni ’40 del secolo passato – non sembrava molto disponibile all’Autonomia, l’onorevole Lo Porto ha sempre creduto nell’Autonomia siciliana.

“E ci credo ancora. Anche se la mia idea di Autonomia siciliana, oggi, è un po’ cambiata rispetto al passato”.

In che senso?

“Non credo più in una Sicilia autonoma legata all’Italia. L’Italia, oggi, sconta grossissimi problemi. Deve difendere una posizione geopolitica che ha perduto. La visione dell’Autonomia siciliana, oggi, deve guardare oltre”.

Oltre? E dove?  

“Deve guardare, in primo luogo, all’Europa. Ma con l’occhio rivolto a quello che succede in altre Regioni d’Europa. Penso alla Scozia, alla Baviera, alla Catalogna. Vent’anni fa la formula politica dell’Europa delle regioni appariva velleitaria. Oggi è cambiato tutto. E’ cambiato il mondo. Oggi, alla crisi dell’Europa non si può che rispondere con l’Europa delle Regioni. Valorizzando le Autonomie”.

Un’Autonomia siciliana dentro l’Unione europea?

“Assolutamente sì. Piaccia o no, ma fuori dall’Europa unita la Sicilia diventerebbe una Regione di serie B”.

Non per contraddirla, onorevole, ma le uniche cose di serie A, in Sicilia, sono le squadre di calcio del Palermo e del Catania se riuscirà a salvarsi…

“Guardi, un conto sono le battute, anche simpatiche, altra e ben diversa cosa sono i duri fatti della politica e dell’economia. Fuori dall’Unione europea vedo soltanto la miseria”.

E invece non vede la miseria della Sicilia di oggi dentro l’Unione europea?

“La vedo. Vedo la crisi della Sicilia dentro la crisi dell’Italia. Vedo il nostro Paese che subisce gli inevitabili contraccolpi di una Germania con un’economia più forte della nostra”.

Diciamo l’euro ha reso l’economia tedesca ancora più forte rispetto a quella italiana…

“Siamo nell’Unione europea. Dove c’è anche la Germania. Paese con un’economia forte. E’ inevitabile che prevalga su altri Paesi”.

Ma questo crea grandi problemi alla nostra economia.

“L’economia italiana non è in crisi per colpa della Germania. Abbiamo un apparato produttivo debole. E abbiamo scialacquato troppo”.

Ammetterà che l’euro sfavorisce il nostro export.

“Ma favorisce le importazioni. E la nostra è un’economia di trasformazione: importiamo materie prime e le trasformiamo”.

Sì, ma se poi non riusciamo a vendere sul mercato internazionale i beni che abbiamo prodotto con le materie prime…

“E’ il gatto che si morde la coda. Io resto convinto assertore dell’Europa”.

Parliamo un po’ della campagna elettorale. 

“Oggi sono un po’ diverse rispetto al passato. E, credetemi, posso affermarlo perché ho sulle spalle ventitrè campagne elettorali da candidato”.

Cos’è cambiato rispetto al passato?

“Non c’è più la grande passione politica di un tempo. Ma non è detto che questo sia un danno. Il vero problema, oggi, è l’astensione”.

Perché gl’italiani non vogliono più andare a votare?

“Perché la gente, nel nostro Paese, ormai da tempo, è fortemente condizionata dagli attacchi alla cosiddetta ‘Casta’. Attacchi spessi strumentali, che delegittimano la politica e impoveriscono la democrazia. Così monta il malcontento. E la gente, bersagliata da queste continue polemiche sulla casta, non vede un rimedio. E questo è molto pericoloso per la democrazia”.

La campagna elettorale in Sicilia. Come vede queste elezioni europee?

“Sono elezioni molto politiche. Sono la prova di quello che potrebbe succedere se si dovesse sciogliere il Parlamento nazionale”.

Insomma, da europeista, ammette che la gente, in Italia, non vive molto bene l’Unione europea…

“Non ho difficoltà ad ammettere la crisi dell’idea di Europa. All’inizio l’Unione europea era molto affascinante. Oggi c’è un allontanamento obiettivo della gente da un’idea di Europa che di unitario ha ben poco. Quella attuale è l’Europa dei tecnici, non dei politici”.

Però lei ci continua a credere…

“Io penso, anzi mi auguro che l’Unione europea possa essere cambiata dal di dentro”.

Andiamo alle previsioni. Come vede questo passaggio elettorale?

“Sono ottimista. Ci sono difficoltà oggettive. Ma vedo un centrodestra messo bene che, alle prossime elezioni politiche, può vincere”.

E le elezioni europee chi le vince?

“Non ho la sfera di cristallo. Ma Forza Italia mi sembra in salute. In Italia e in Sicilia”.

A proposito di Forza Italia in Sicilia: che ne pensa della scelta di Gianfranco Miccichè come capolista?

“Non ho seguito bene questo passaggio. Ma ho avuto la sensazione che ci sia stata qualche forzatura in più. Miccichè, se ho ben capito, è stato scelto come capolista senza una preparazione a monte e, soprattutto, senza il consenso unanime, indispensabile per capeggiare una lista. Per il resto, vedo bene il mio giovane amico Salvo Pogliese; vedo bene Salvatore Iacolino. E vedo bene anche Innocenzo Leontini, che ho avuto modo di apprezzare in Assemblea regionale siciliana”.

Onorevole Lo Porto, ci stavamo dimenticando di Angelino Alfano. Anche lui e i suoi amici dovrebbero essere gli scissionisti…

“Certo”.

E Alfano, in particolare, cosa le ricorda?

“Alfano un tempo vestiva alla marinara. Oggi indossa la divisa di Ammiraglio”.

Ha fatto strada…

“Certo. Anche se, in verità, non ho mai visto un Ammiraglio provenire dalla ciurma…”.

Foto tratta da infosicilia.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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