Grotte bianche: tolti cassonetti, parte discarica Denuncia di cittadina: «Strada per topi e blatte»

«Il problema non è che sono stati tolti i cassonetti. Il problema è che la gente continua a buttare lì la spazzatura, anche se cassonetti non ce n’è più». In via Grotte bianche, a pochi metri dalla centralissima via Umberto, i contenitori dei rifiuti indifferenziati sono stati rimossi. «Credo che ci sia stata una petizione, perché lì da poco ha aperto un nuovo locale e là di fronte c’è un bar – racconta una residente della zona – Però il risultato è terribile». La foto, inviata alla redazione di MeridioNews e all’ufficio per le relazioni con il pubblico del Comune di Catania, è eloquente: i sacchetti si accumulano sul marciapiedi, «e la sera comincia a essere pieno di topi e blatte».

La spazzatura, dice la cittadina, comincia a farsi vedere già all’inizio della giornata. «E di lì passano tanti ragazzi che vanno a scuola». Per esempio l’istituto comprensivo Biscari, nella vicina via Enrico Pantano. «Hanno tolto quelli, ma la zona è fornita. Ci sono i cassonetti di via Toselli e via De Felice, basta fare due passi in più», prosegue la donna. Un deterrente per evitare di lasciare i sacchetti in strada dovrebbero essere le sanzioni della polizia municipale. «Ma da queste parti non si vede mai nessuno. Eppure siamo in centro».

A preoccupare, però, non è solo la spazzatura per la strada che si vede oggi. Ma quella «che potrebbe vedersi un domani: se e quando partirà la raccolta differenziata, a cosa dobbiamo prepararci? Il futuro saranno i cumuli di sporcizia in mezzo alla strada perché il catanese si sente in diritto di continuare a fare per sempre come ha fatto per dieci, trenta o quarant’anni? Francamente, ne ho paura». E non perché la differenziata sia un male – «Ne sono contentissima, invece» – ma perché «senza le multe potrebbe essere l’anarchia». «Io capisco che Catania sia una città grande e difficile da controllare, per questo segnalo. Perché se ci interessiamo noi cittadini magari le cose migliorano. È inutile lamentarsi del sistema, il sistema siamo noi».

Luisa Santangelo

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