Tra i social e la realtà possono esserci di mezzo tante cose. Dalla capacità di organizzarsi a quella di trasformare la facile indignazione che corre sugli schermi di pc e cellulari in azioni concrete. Il caso della protesta contro il green pass, che avrebbe dovuto coinvolgere gli autotrasportatori e bloccare il Paese, ne è un esempio. Almeno per il momento, perché mancano ancora due settimane all’entrata in vigore delle norme previste dall’ultimo Dpcm firmato dal presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, tra cui appunto l’obbligatorietà di possedere la certificazione verde all’interno dei luoghi di lavoro. Sia pubblici che privati. Tuttavia, la sensazione è che i clamori rilanciati dai canali Telegram nelle ultime settimane siano destinati a non trovare espressione sulle strade.
In questa prima settimana di sciopero non si sono registrate proteste. Sulla carta l’appello ai camionisti contrari al
green pass è di ridurre a trenta chilometri orari la velocità. Un invito che, considerato lo stato di larga parte della viabilità isolana, per essere accolto non ha bisogno di aderire a nessuna manifestazione. «Non potevamo aderire a una protesta del genere – dichiara a MeridioNews Giuseppe Richichi, il presidente dell’Associazione imprese autotrasportatori siciliani – perché i problemi li abbiamo quotidianamente, è inutile viaggiare a trenta chilometri l’ora come i signori che hanno lanciato la protesta. Siamo fermi, non riusciamo a circolare». Richichi ne fa comunque anche una questione di responsabilità. «Avere coinvolto il mondo del trasporto è assurdo – continua – noi ci siamo già vaccinati. Viaggiamo in lungo e largo, per la nazione e all’estero, e non sappiamo quello che portiamo a casa».
Tra chi dal primo momento si è tirato fuori dalla protesta ci sono le sigle sindacali. Tra cui la Filt Cgil. «Questa manifestazione non l’abbiamo condivisa nel metodo e nel merito. La posizione della Cgil è stata chiara dall’inizio:
siamo per la vaccinazione obbligatoria – commenta a MeridioNews il segretario provinciale di Catania Alessandro Grasso – Questa deve essere una fase in cui il lavoratore deve essere supportato, e soprattutto il senso di responsabilità deve portarci a prendere una posizione univoca, le posizioni ambigue non servono». Il riferimento va alle pieghe dell’ultimo Dpcm, in particolare alle modalità conc ui dovrà essere controllato il possesso della certificazione verde, oltre che agli effetti che ciò potrà determinare su chi ne è sprovvisto. «Sul green pass ho parecchi dubbi – prosegue Grasso – Vanno evitati gesti discriminatori, e a questi ci opporremo, ma tutto ciò deve avvenire nel rispetto della legge».
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