Strette e sinuose pareti di roccia a strapiombo levigate dallo scorrere del fiume. Natura selvaggia e lussureggiante, acqua verde smeraldo e ipnotici giochi di luce e ombra. È il contesto delle Gole di Tiberio, uno spettacolare canyon fluvio-carsico inciso dal fiume Pollina nel territorio tra i Comuni di Castelbuono e San Mauro Castelverde. Nel cuore e nel silenzio del Parco delle Madonie, in provincia di Palermo, un luogo sospeso nel tempo che, complice la poca notorietà, sembra non essere ancora stato intaccato dall’uomo.
Le Gole sono il meraviglioso risultato di un lento e inarrestabile lavorio del corso d’acqua che, in centinaia di milioni di anni, ha scavato e modellato i calcari triassici tra i quali scorre. Piccoli e tranquilli laghetti in cui fare il bagno e graziose cascate fanno da cornice a uno scenario suggestivo e incontaminato. Il tratto di canyon, lungo circa 300 metri, è navigabile con piccoli gommoni a remi guidati abilmente dai ragazzi dell’associazione Madonie Outdoor. Lungo il percorso, le guide raccontano la storia geologica di questo luogo nascosto e mostrano alcuni dei fossili che è possibile trovare incastonati tra le rocce calcaree, qualche anfibio e granchio e le innumerevoli morfologie carsiche e specie arboree tipiche della macchia mediterranea tra mirto, oleandri, euforbia, giunchi e tamerici. Uniche in tutto il comprensorio madonita, le Gole di Tiberio costituiscono anche l’habitat ideale per numerose specie di uccelli rupestri che nidificano tra gli anfratti delle scoscese pareti.
Per la loro rilevanza naturalistica e il loro interesse scientifico, il geosito delle Gole di Tiberio è entrato a far parte nel 2001 dell’European geopark network. I geositi sono luoghi di particolare interesse naturalistico e geologico che, per il loro pregio, costituiscono ambienti da tutelare poiché rappresentano un valore unico in termini culturali, etno-antropologici e storici. Eppure fino a oggi le Gole di Tiberio sono rimaste nell’ombra perché poco conosciute e pubblicizzate. Gli unici turisti sono stati per lo più amanti degli sport fluviali e qualche appassionato di natura geologica.
Negli ultimi anni però si sta assistendo a una vera e propria riscoperta di questo patrimonio grazie soprattutto all’impegno delle associazioni ambientali che gravitano intorno al mondo dell’escursionismo e del trekking. Il momento migliore per fare visita a questo gioiello alle porte di Palermo si estende dalla fine della primavera fino a tutta l’estate. In questo periodo, infatti, è possibile prendere parte ai tour in gommone e, se la temperatura dell’acqua lo permette, fare il bagno. In inverno e all’inizio della primavera invece la piena del fiume non consente l’attraversamento del canyon.
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