«Non dirò certo come gli altri che ho vinto la guerra. No, no, non l’ho vinta la guerra. Io ho provato a fare qualcosa, ma non sono che un uomo». Antoine Pinol ha 101 anni e, nell’ottantesimo anniversario della Guerra di Spagna del 1936, ricorda così la lotta contro i golpisti del generale Francisco Franco. Combattenti volontari, erano partiti in 60mila e oggi sono rimasti in meno di dieci. Le loro testimonianze sono raccolte nel documentario I primi saranno gli ultimi, attualmente in fase di post produzione. Gli autori sono Mauro Manna e Pasquale D’Aiello, regista che lavora anche per la Rai.
«Per noi i volontari di Spagna sono persone particolari, quello che più si avvicina al concetto di eroe», spiega D’Aiello, che è pure il regista. «Quella fu una generazione in grado di fare una scelta collettiva, con giovani che venivano da tutte le parti del mondo e andavano a rischiare la vita in nome dell’idea di libertà e contro il fascismo». Ripercorrere con la memoria gesti ed episodi di 80 anni fa può sembrare un’impresa davvero ostica. Ma quando le storie si intrecciano con la Storia rimangono indelebilmente fissate nella mente. «Non sapevamo come ci avrebbero risposto i nostri interlocutori – continua D’Aiello – e infatti ci hanno spiazzato sempre. E poi c’eravamo dentro anche noi in questo racconto, che ci esponevamo in una sorta di flusso di coscienza imprevedibile».
I primi saranno gli ultimi è un progetto nato nell’estate del 2015. Oggi, dopo tremila chilometri percorsi, 50 ore di girato, 20 ore di materiale di repertorio catalogato e cinque interviste realizzate tra Roma, Toulouse e Napoli è stata attivata una campagna di crowdfunding per sostenere le spese dell’ultima fase di lavoro. La produzione è stata finora sostenuta dall’associazione culturale CSI (Consorzio Sperimentazione Immagine) e dagli stessi autori. La maggiore difficoltà del progetto era quella di riuscire a contattare anziani ultracentenari e che spesso avevano lasciato la vita attiva da molto tempo. «Per contattarli abbiamo cominciato dalle associazioni dei reduci – spiega ancora il regista -. Oppure abbiamo seguito le tracce più svariate: servizi di televisioni locali francesi, notizie giornalistiche o scoperte storiche recenti».
In questo modo D’Aiello e Manna sono riusciti a incontrare l’ultimo combattente italiano ancora in vita, rintracciato poco tempo fa, casualmente, dallo storico napoletano Giuseppe Aragno. Aurelio Grossi, nato nella città partenopea il 24 gennaio 1919, era andato a combattere in Spagna insieme alla famiglia partendo dall’Argentina, dove era fuggito insieme ai propri cari dopo l’omicidio Matteotti. Nessuno si è mai ricordato in questi anni della famiglia Grossi, della testimonianza antifascista di Aurelio o della sorella Ada, morta recentemente e che negli anni ’30, da Barcellona e dai microfoni di Radio Libertà, aveva portato nell’Italia fascista la voce della Spagna libera e repubblicana. Solo una delle tante dimenticanze di un’Italia perennemente distratta, una lacuna che il documentario Gli ultimi saranno i primi tenta di colmare.
Attualmente è possibile visionare il teaser. Il lavoro sarà invece presentato in Sicilia il 14 giugno a Palermo, presso il Caffè Internazionale di via Basilio, e il 17 giugno a Catania al Circolo Città Futura di via Caronda. E c’è anche un po’ di Sicilia nel documentario. Il montaggio è infatti curato dall’agrigentina Giorgia Amodio. «Ho dato una mano a trovare la struttura narrativa – spiega la montatrice che vive a Roma da tre anni -. Mi ha entusiasmato ripercorrere le testimonianze dei combattenti, soprattutto per la passione che ancora traspare dalle loro parole. Nonostante il tempo e la sconfitta, rivendicano ancora quella scelta. Penso sempre a chi decide ancora di combattere per un ideale e mettere in primo piano l’attivismo politico su tutto il resto», conclude.
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