Una studentessa: “I professori sembrano spariti, non si presentano ai ricevimenti, alcuni nemmeno a lezione”. Un’altra, perplessa: “Fare esami, sì, ma dove? Nei corridoi di altri edifici? Una situazione paradossale”. Toni accesi hanno animato il clima dell’assemblea di facoltà di Farmacia, tenutasi ieri presso l’edificio di Chimica, alla Cittadella. Sebbene alle volte si siano toccate punte di comprensibile isterismo studentesco, c’è anche chi, come Andrea Bonina del Collettivo “La Tarantola”, tenta di rassicurare tutti: “Se lotteremo insieme nessuno potrà fermarci, nessuno potrà negarci i nostri diritti”.
Tra gli interventi programmati, molti studenti prendono confusamente la parola in un susseguirsi di ricordi, domande e accuse, anche nei confronti dei rappresentanti di facoltà in carica e degli anni passati. Difficile è stato mantenere l’ordine collettivo in un’aula alquanto calda, piena di giovani arrabbiati. Qualcuno lamenta che sia stata negata la parola proprio ai consiglieri di facoltà, i cui pochi interventi erano stati accolti con fischi e urla. Ma fuori, altri studenti di Farmacia stavano in disparte. Più volte dentro ci si è chiesto dove fossero gli altri, i colleghi. Forse poco informati, o disinteressati, come queste tre studentesse:
Non per nulla, informare quante più persone possibili del fatto che gli studenti intendono muoversi fin quando non sarà restituita loro una facoltà davvero virtuosa è stato uno dei messaggi più volte ribadito durante l’incontro. “Basta con questa gestione di Farmacia che va a rotoli”, le parole di Giuseppe Malfa, ex studente di Farmacia, riferite ai docenti, indagati e non, che negli ultimi dieci anni hanno tenuto le redini della facoltà. “Gli stessi docenti – aggiunge – che oggi non hanno il coraggio di ammettere i loro errori e cominciare a ricostruire insieme a noi questa facoltà che non esiste più, che è morta”.
Polemiche a parte, molte sono state le proposte che, tra interventi del collettivo e quelli dei presenti in assemblea, andranno a costituire i punti fondamentali di un documento ufficiale. “Intendiamo consegnare queste nostre richieste all’Amministrazione Centrale il 12 gennaio prossimo”, spiega Francesco Marino. “Se queste dovessero cadere nel vuoto prenderemo il silenzio come una risposta e agiremo di conseguenza”, aggiunge Giuseppe Malfa. Si pensa a scioperi, manifestazioni e quant’altro possa servire a smuovere le acque.
Un primo punto, votato all’unanimità dall’assemblea, è stato quello inerente alla diminuzione delle tasse universitarie, tramite l’esonero dal pagamento della seconda rata. “Perché paghiamo per avere dei servizi!”, urlano alcuni studenti. La questione, come fa notare Andrea Bonina, è che “nessuno può pretendere che la nostra formazione venga attaccata”. Gli fa eco Malfa, commentando una voce di corridoio: “Qualcuno dice che da oggi qui regaleranno le materie. Anche se così fosse, gli unici ad andarci di mezzo saremmo noi. Nemmeno i cassieri ci farebbero fare, in farmacia…”. Ma, a quanto pare, l’orientamento del Rettore non sarebbe favorevole alla diminuzione delle tasse.
Connesse a questo punto sono state le richieste di uno screening per tutti gli studenti e il personale docente e tecnico che abbiano frequentato i laboratori, nonché la richiesta di garanzie sulla sicurezza delle strutture che attualmente ospitano gli studenti di Farmacia. Ovviamente, è stata ribadita con forza la necessità di “avere una facoltà, come punto di riferimento. E non a dieci metri da dov’era prima”, dice Francesco Marino. Una facoltà, già: ma prima ancora un luogo fisso dove poter fare esami ed essere ricevuti dai professori. Così come la possibilità di accedere agli appelli straordinari anche per gli studenti in corso e il miglioramento degli orari di lezione.
Tra i ragazzzi si discute anche dell’indagine. Giuseppe Cannizzo, ex rappresentante di facoltà, propone la formazione di un comitato studentesco che si costituisca parte civile nell’eventuale processo. “Di solito si è presenti solo quando c’è da lamentarsi. Stavolta mettiamoci la faccia, e le carte d’identità!”, arringa. Ancora più radicale è stata la proposta di richiedere le dimissioni del preside di Farmacia, Giuseppe Ronsivalle, e dei Presidenti dei corsi di laurea, “di chi ha delle responsabilità nei nostri confronti” insomma, dicono i ragazzi. Al di là dell’inchiesta giudiziaria, quindi, l’accusa che rivolgono ai docenti è di disertare le assemblee, non dare segnali agli studenti.
La proposta più originale, però, sembra essere questa: “Facciamo come in America, che lo stipendio dei professori dipenda dal numero annuo di laureati”. Silenzio, strano ed istantaneo. Solo una voce: “Allora sì che ci regalano le materie!”.
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