Gli imprenditori meridionali? Scoraggiati, ma uscire dalla crisi si può

La Sicilia ha buone possibilità di risollevarsi dalla “crisi”, una parola che può’ essere intesa in modo positivo, se vista come occasione di un possibile miglioramento. Parola di  “Mezzogiorno, imprese e sviluppo: la crisi come occasione di cambiamento” la ricerca realizzata dall’Ipos per la Cna ( Confederazione Nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) e presentata oggi nel corso di un convegno a Palazzo Reale, sede dell’Assemblea regionale siciliana.

Secondo i dati della ricerca però, in tema di crisi, il 59% degli imprenditori pensa che il peggio debba ancora arrivare, pertanto è giusto intervenire in tempo con una svolta decisiva per “salvare il salvabile”. I principali problemi ai quali l’imprenditore si trova a far fronte da una parte sono strutturali, quali: l’eccessivo carico fiscale sull’impresa e sul lavoro (80%), la lentezza della pubblica amministrazione (74%), l’inefficienza della politica locale (62 %). D’altro canto sono legati alla crisi economica : ritardi nei pagamenti da parte dei debitori privati e pubblici (57%), e la conseguente stretta creditizia e rifiuto dei finanziamenti da parte delle banche (54%). Si aggiunge poi il problema della criminalità organizzata, che certamente non è tra i primi ma si pone come la goccia che fa traboccare il vaso.

” Questa situazione ha fatto maturare nell’imprenditore una presa di coscienza – afferma Sergio Silvestrini, segretario generale del CNA. Che aggiunge: “Il Gattopardo deve morire, bisogna cambiare la Sicilia perché da questa situazione di drammatica crisi si esce solo con scelte radicali e strutturali”. ” Oltretutto – sottolinea  Silvestrini – c’è l’esigenza di animare il mercato altrimenti si continuerà a chiudere”.

La crisi economica, insomma  accomuna le imprese, ma non sono piu’ sufficienti estro, fantasia, inventiva, determinazione come ingredienti per risolvere i propri problemi e farcela da soli, e’ necessaria una visione piu’ ampia e lungimirante che passa attraverso una programmazione/pianificazione di medio-lungo periodo’

Secondo Ivan Marasi, presidente nazionale del CNA : ” I primi dittatori sono proprio le aziende private, bisognerebbe rispettare la regola del 60 giorni che tutela i piccoli imprenditori”. In effetti dal 24 gennaio 2012 è entrato in vigore il decreto legge che obbliga i privati a pagare i produttori entro 60 giorni dalla data di consegna della merce. Pertanto ” I cittadini e gli imprenditori possono farcela – continua Marassi – possono ancora riprendere i mano le redini del paese e risanare i loro debiti”.

“Gli imprenditori del Sud hanno le idee molto chiare sulla complessita’ dell’attuale situazione e sulle possibili vie d’uscita- ha detto Nando Pagnoncelli, amministratore delegato di Ipsos- l’appesantimento burocratico e la criticita’ della politica locale – ha aggiunto – sono fra le principali cause di freno, ma gli imprenditori hanno saputo fare anche autocritica, sanno che le aziende del Sud soffrono di un certo individualismo che di certo non aiuta a fare sistema. Ad ogni modo c’e’ la consapevolezza che i mercati spingono gli imprenditori a uscire dalla cultura del ‘sapere fare’ per confluire nella cultura ‘del sapere”.

Sul sito della Cna si può leggere la ricerca per intero. 

Carla Andrea Fundarotto

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