Gli ex Pip ‘braccano’ Crocetta Lino Leanza molla articolo 4

«Ogni tanto si dimenticano di noi. Ma noi siamo qui a ricordarglielo. Gli ricordiamo che ci siamo. E che non ce ne andremo».

A parlare così è uno dei tanti ex Pip di Palermo – dovrebbero essere circa tremila – che in questo momento non si sentono molto rappresentati dal Governo regionale di Rosario Crocetta. I Pip sono lavoratori precari a rischio, se è vero che il Governo Crocetta i soldi della Sicilia se li lascia scippare da Roma senza battere ciglio. Poi, ovviamente, tra uno scippo romano di qua e una rinuncia a un contenzioso di là, qualcuno il conto lo deve pagare.

Come nella Francia pre-rivoluzionaria, il conto, anche in Sicilia, lo pagano i più deboli. Che, come avvenne allora, si potrebbero anche imbufalire. “Noi non ci arrendiamo – ci dice un altro precario ex Pip -. Per ora li facciamo correre. Ma da qui debbono passare. Se pensano di mollarci si sbagliano. Perché noi, in un modo o nell’altro, faremo valere il nostro diritto alla vita”.

Così, mentre il governatore presenta il suo nuovo Governo – il terzo i due anni, una media ‘invidiabile’ di una Giunta regionale ogni otto mesi – fuori dal ‘Palazzo’ (che in questo caso è Palazzo d’Orleans, naturalmente a Palermo, sede della presidenza della Regione siciliana) va in scena la protesta sociale. Brutti segnali per il Governo e, in generale, per la politica siciliana.

Ma a questo il governatore della Sicilia c’è abituato. Operai della Forestale, dipendenti della Formazione professionale: tutta gente gabbata in tutto o in parte dall’attuale Governo regionale. Questo bisogna ammetterlo: il Governo Crocetta un accordo non lo nega a nessuno. Tanto poi lo disattende a bella posta. Sarà così anche con il terzo Governo?

Se fuori il ‘Palazzo’ i precari rumoreggiano, con uno schieramento di poliziotti chiamati a proteggere i potenti, dentro il ‘Palazzo’ sono in pochi a capire il dramma sociale. Uno di questi è Lino Leanza, parlamentare regionale, uno dei pochi politici siciliani che non teme il confronto con la gente e che, non a caso, gode di un largo consenso popolare.

Lo agganciamo nella Sala ‘Alessi’ di Palazzo d’Orleans, poco prima che il presidente Crocetta inizi il suo lungo monologo, dove non si capisce mai quale sia l’inizio e quale sia la fine. Ne approfittiamo per scambiare qualche parola con Leanza, che alla fine è un saggio, anche per la lunga esperienza politica a contatto con i territori.

Chiediamo: onorevole, stavolta ne veniamo fuori o tra qualche settimana si ricomincia con le baruffe e le liti? Leanza non si tira indietro: “Se c’è la politica tutto si aggiusta”.

Ma questa benedetta politica c’è? “Credo di sì – ci risponde il parlamentare -. Intanto avverto una consapevolezza nuova. C’è una presa di coscienza delle grandi difficoltà della Sicilia. Questo, di per sé, è un fatto positivo. E poi c’è il rispetto per le scelte. Per l’autonomia dei personaggi che sono stati chiamati al Governo”.

A noi la storia dei ‘tecnici’ non ci ha mai convinto. Sono tecnici anche questi?, chiediamo a Leanza? “Sono assessori che opereranno in autonomia”, ci risponde Leanza.

Dopo quello che abbiamo visto in questi due anni, parlare di assessori regionali ‘autonomi’, che decidono senza condizionamenti, è una bella novità. Ci ricordiamo di Nicolò Marino, l’ex assessore regionale all’Energia, Rifiuti e Acqua, che voleva decidere in autonomia, ma si scontrava spesso con il vice presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, l’uomo della discarica di Siculiana, provincia di Agrigento. Poi alla fine lo sappiamo com’è finita: con il ‘siluramento’ dello stesso assessore Marino.

Qualche ora dopo lo stesso Leanza annuncerà l’addio ad Articolo 4, il movimento che ha creato con altri personaggi politici. Il simbolo del Partito resta ai ‘ribelli’, i deputati regionali Luca Sammartino e Valeria Sudano. Ma buona parte dei protagonisti di Articolo 4 – compreso un bel numero di parlamentari – seguirà Leanza in una nuova formazione politica di centrosinistra.

Avvistiamo Baldo Gucciardi, capogruppo del Pd all’Ars. Ci accomodiamo fuori dalla Sala ‘Alessi’ per non disturbare. Ricordiamo un suo intervento a Sala d’Ercole di qualche mese fa. Quando ha difeso quello che Franco Piro, ex assessore regionale al Bilancio, personaggio storico della sinistra siciliana, ha definito “l’accordo sciagurato” tra l’attuale presidente Crocetta e Roma.

Gucciardi precisa: “Intanto in Aula ho detto che questo accordo va perfezionato – dice -. Perché è sbagliato proseguire sulla via dei ricorsi presso la Corte Costituzionale. Continui scontri con Roma che si sono quasi sempre risolti con sconfitte da parte della Regione siciliana”.

Facciamo notare a Gucciardi che proprio l’ultimo “scontro” si era risolto con un’importantissima vittoria della Regione siciliana che Crocetta, firmando l’accordo che prevede la rinuncia ai contenziosi da parte della Regione, ha vanificato.

“Intanto – aggiunge il capogruppo del Pd all’Ars – preciso che, con l’accordo sottoscritto a Roma, il Governo ha rinunciato agli effetti dei ricorsi fino al 2017, non agli stessi ricorsi”.

D’accordo, osserviamo: ma perché la rinuncia giusto in questo momento di grande crisi finanziaria della Regione? Perché questo regalo al Governo Renzi sulla pelle dei siciliani?

“Con Roma – osserva Gucciardi – serve un’interlocuzione autorevole. Noi, in Sicilia, stiamo facendo la nostra parte. Ma anche il Governo nazionale dovrà fare la propria parte. Noi abbiamo appostato 350 milioni di euro per iniziare a chiudere la questione dei residui attivi. Ricordo che 3 miliardi e 500 milioni di euro di entrate dubbie da eliminare dal Bilancio regionale non sono uno scherzo. E noi lo stiamo cominciando a fare. Ci metteremo dieci anni: dieci anni di sacrifici. Ma lo faremo”.

“Detto questo – conclude Gucciardi – apriremo la partita sulla sanità. Oggi la Regione siciliana paga una quota di compartecipazione alle spese sanitarie di quasi il 50 per cento. Sono circa 4 miliardi di euro all’anno a carico dei siciliani. E’ arrivato il momento di dire basta. Apriremo il tema delle accise previste dalla legge finanziaria nazionale del 2006”.

La storia non è nuova. Quando il Governo nazionale di Romano Prodi, nel 2006, portò, in tre anni, la quota di compartecipazione alle spese sanitarie della Regione da circa il 42 al 50 per cento, si stabilì che la Regione, in cambio, avrebbe avuto una quota delle accise sui carburati: non si capiva se su quelli raffinati o utilizzati in Sicilia. Da allora questa previsione legislativa è bloccata.

Gucciardi dice che il Governo Crocetta la sbloccherà? Staremo a vedere.    

Giulio Ambrosetti

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