Mala tempora currunt. A Roma come a Palermo. Dove il Governo regionale sta faticando non poco per presentare all’Ars una manovra finanziaria definita. Tant’è che oggi è saltata la seduta di Sala d’Ercole che doveva esaminare il bilancio regionale.
L’assessore allEconomia, Luca Bianchi, continua a dichiarare col sorriso che tutto è a posto. Un vano tentativo di nascondere, invece, una verità: non ci sono soldi e quelli che potrebbero aggiustare i conti, e cioè gli 800 milioni di euro che il Governo Monti sta scippando alla Sicilia e i 4 miliardi di euro bloccati dal Patto di stabilità (o di stupidità, come lha opportunamente definito il parlamentare nazionale, del Pd, Davide Faraone) sono chimere.
Insomma se la Sicilia brucia, Roma, con i suoi diktat e le sue pretese discutibili, come vi abbiamo raccontato qui, sta gettando benzina sul fuoco.
Uscire da questa situazione non è facile. Ovvio che, l’unico modo di tentare di salvare il salvabile, è quello di mostrare i muscoli e di intavolare un negoziato – e se il caso lo richede no scontro anche duro – con la Capitale.
Cosa che l’attuale Governo siciliano non sembra intenzionato a fare. Come mai? Abbiamo interpellato sulla questione due ex assessori regionali al Bilancio: Alessandro Pagano e Gaetano Armao.
A loro abbiamo chiesto cosa avrebbero fatto al posto di Bianchi. Ecco cosa ci hanno risposto:
“Quello del bilancio regionale è un problema complesso. Indubbiamente servirebbe un governo regionale forte abbastanza da potere intavolare un negoziato con Roma – dice Pagano a LinkSicilia -. La richiesta di 800 milioni di accantonamenti da parte del Governo nazionale, per obbedire ai dettati del Fiscal Compact- è una follia. Perché è una follia anche a livello nazionale. L’impegno con l’ Europa di garantire un contributo di 50 miliardi di euro l’anno non sta né in cielo, né in terra”.
“Ovvio che per la Sicilia si tratta di una cifra mostruosa – aggiunge Pagano, oggi parlamentare nazionale del Pdl -. Ma tutta questa storia ha delle spiegazioni: Bianchi è in Sicilia l’appendice del Governo Monti, quel Governo che ha incastrato l’Italia in trappole europee e che ha condannato il Paese alla situazione di crisi attuale, facendo decrescere tutti gli indicatori economici”.
“Ma, a parte Bianchi – precisa ancora Pagano – che fa il suo mestiere, la responsabilità politica è del presidente della Regione, Rosario Crocetta, espressione di quel Pd che, a livello nazionale, rifiuta il Governo di solidarietà nazionale pur sapendo che ci troviamo nel bel mezzo di una guerra finanziaria”.
Altrettanto duro è Gaetano Armao, ultimo predecessore di Bianchi alla guida dell’assessorato regionale all’Economia: “Crocetta è come Tafazzi – dice Armao -. Sta massacrando l’Autonomia siciliana. Lo dimostra la farsa dell’articolo 37 dello Statuto. Da un lato si fa finta di riconoscere alla Sicilia il diritto di riscuotere i suoi tributi. Dall’altro si finge di non sapere che questi sarebbero molto più sostanziosi dei 50 milioni di cui parla Bianchi. Mentre si massacra, contemporaneamente, l’articolo 38 dello Statuto, ovvero la norma che impone la perequazioni infrastrutturale e mentre ci si piega supinamente alla richiesta di 800 milioni di accantonamenti”.
“Quando ero al Governo – aggiunge Armao – ci hanno accusato di troppi scontri con Roma, ovvero di troppi ricorsi alla Corte Costituzionale per violazione dello Statuto siciliano. Evidentemente avevamo ragione, come dimostra la sentenza 241 del 2012, secondo la quale la Sicilia avrebbe diritto ad almeno 350 milioni di euro all’ann0”.
“Bianchi è dalla parte del governo Monti? Non importa – dice Armao a LinkSicilia – la responsabilità politica è di Crocetta. Già lo scorso agosto avevo parlato del rischio default per la Sicilia. Avevo detto chiaramente che, in assenza di riforme serie sul contenimento della spesa pubblica e in assenza di un serio negoziato con Roma, ci saremmo trovati in questa situazione. Non sono stato ascoltato”.
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