Cara Palermo,
ti giunga il mio più sentito augurio di un buon 2017
Questo è il classico augurio di buon anno che inviamo o riceviamo prima di San Silvestro, ma lo ripropongo con l’intenzione di evidenziare l’indeterminatezza dei nostri buoni auspici. Giunga è un congiuntivo desiderativo che indica il desiderio che l’augurio arrivi al destinatario. Ma che cosa auguriamo con «buon 2017»? I sogni son desideri nel mondo Disney, ma nella vita di ogni giorno i desideri rischiano di rimanere sogni se non abbiamo un’idea precisa di che cosa desideriamo. Per essere veramente buono il 2017 potrebbe farci vivere in una città pulita che non dipende soltanto da chi ha il compito di fare la pulizia, ma soprattutto da chi ha il dovere civico di mantenerla. Nessuna amministrazione e nessuna multa salata potranno mai infondere la cultura del rispetto dell’ambiente, che va coltivato nelle famiglie e nella scuola. Lo stesso principio vale per il traffico reso più caotico dal posteggio selvaggio.
Ci sarà un modo per spiegare ai cittadini che il codice della strada non è un insieme di consigli, ma di obblighi. La logica del così fan tutti genera comportamenti che diventano un pessimo modello per i nostri figli. Pertanto, che Palermo ci auguriamo per il 2017? Un posto dove si fa cultura, una cultura con la quale si possa mangiare e, per qualche malcapitato spettatore che ha beccato lo spettacolo sbagliato, anche dormire. Una città amministrata con una più attenta programmazione dei tempi dei lavori pubblici, per evitare che i turisti, che sbarcano dalle navi da crociera o che arrivano in auto, pensino di essere arrivati a Lavori in corso e non a Palermo. Una città che non spinga i nostri figli a lasciare la Sicilia per cercare lavoro al nord o all’estero. Nel ripetere questo, che ormai è diventato un triste luogo comune, mi assale un dubbio. Ma siamo sicuri che se ne vadano solo per motivi di lavoro? L’amministrazione regionale è così sgangherata, inadeguata e priva di programmazione da non lasciare immaginare nessun tipo di futuro. Temo che i nostri ragazzi, anche quelli che un lavoro ce l’hanno, si sentano a disagio, fuori posto, al punto da chiedersi «Ma perché Zamparini, insieme agli allenatori, non può cacciare anche i governatori?». E, considerata l’attuale opinione che i tifosi hanno del presidente della Palermo Calcio, la Regione è messa veramente male.
E allora? L’augurio migliore per i palermitani quale può essere? Il più antico e anche il più opportuno: un anno di salute. «Prima viene la salute e poi tutto il resto» recitavano i nostri nonni e avevano ragione da vendere. Riguardo ai rimedi ai problemi di salute, un consiglio ai palermitani lo vorrei dare, anche se rimarrà inascoltato. Quando si presenta la sfortunata necessità di accompagnare un congiunto al pronto soccorso, basta un parente o un amico. Non si tratta di una scampagnata fuori porta, ma di un ospedale nel quale non è concepibile che si presentino interi nuclei familiari comprensivi di bambini in braccio e nonni a seguito. Un intero clan, esasperato dall’attesa, può arrivare all’insensata reazione di picchiare infermieri e dottori, come registra spesso la cronaca. L’ultimo augurio intendo rivolgerlo alle coppie palermitane. Che il nuovo anno vi renda più consapevoli degli effetti miracolosi che può avere, tutti i giorni, il vostro rientro a casa. Quando chiudete la porta, ricordatevi che devono rimanere fuori tutti i problemi che vi hanno assillato e finalmente entrate in un’area di benessere che vi fa dimenticare tutti i mali del mondo. Se, rientrando a casa, non vi succede niente di simile, allora vuol dire che avete accanto il partner sbagliato e il 2017 è l’anno giusto per divorziare.
Cara Palermo, buon anno!
Giovanni Nanfa
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