Da un’indagine contro ignoti per sequestro di persona a un nome iscritto nel registro degli indagati per omicidio. Un cambio del codice di procedimento penale. Questa, dopo un lungo periodo di stasi, l’ultima novità in merito alla scomparsa di Giusy Ventimiglia, la 38enne bagherese di cui si sono perse le tracce la mattina del 13 novembre 2016. Di lei aveva recentemente parlato in esclusiva su MeridioNews un ex affiliato alla mafia bagherese, da sei anni divenuto collaboratore di giustizia, che di Giusy sembra conservare ancora oggi precisi ricordi. «Abitava vicino casa mia, ci conoscevamo da bambini, era brava ma si fidava di gente senza scrupoli», ci aveva raccontato il collaboratore. «So che usciva con uno sposato, una merda di persona che la faceva pure prostituire. Lei aveva dei problemi, si era lasciata col marito, e stava con questo pezzo di merda, che se ne approfittava e che secondo me ne faceva approfittare anche ad altri. Almeno… queste sono le voci che girano a Bagheria, lo sapevano tutti».
Il collaboratore ricorda anche di un incontro preciso che avrebbe avuto una sera proprio con Giusy, nei pressi della zona in cui è stata vista prima di scomparire, quella di via del Fonditore, dove il suo telefono aggancia la cella corrispondente prima di non dare più alcun segnale. Durante quel breve incontro, la donna lo avrebbe fermato chiedendogli di fare per lei una telefonata a casa al suo amante dell’epoca. Che però, dall’altra parte della cornetta, risponderebbe con violenza e rabbia sentendo che quella chiamata è per conto di Giusy. Il collaboratore, intanto, riconosce la voce dell’uomo al telefono: «Da quello che so, era lui che le faceva fare tutte ste porcate, nell’ambiente era chiamato il magnaccio. Organizzava questi festini con degli anziani. Lo sanno tutti a Bagheria, ma c’è omertà», ci aveva detto sul suo conto. Spingendosi, a un certo punto, anche a ipotizzare uno scenario piuttosto tetro rispetto le sorti di Giusy, che secondo lui potrebbe essere stata «buttata in qualche buco, poi coperto di pietre», cioè uno di quei tunnel usati anticamente dai beati Paoli che si troverebbero proprio nella zona dove la donna è stata avvistata l’ultima volta, il giorno della sua scomparsa.
Che la recente svolta comunicata alla famiglia di Giusy dalla Procura di Termini Imerese sia stata innescata proprio da queste recenti rivelazioni? «Io non ho parlato con nessun magistrato, ancora. Continua a non cercarmi nessuno», spiega a MeridioNews il collaboratore di giustizia. Non è scontato, infatti, che questa ultima novità segua, tra l’altro, la pista da lui suggerita. «In questo momento c’è un indagato per noi ignoto – spiega Salvatore Ventimiglia, fratello di Giusy, che attende da tre anni di ritrovare la sorella -. Non ci hanno comunicato nulla di più, a parte che il codice di procedimento penale non è più sequestro di persona contro ignoti ma omicidio. Possiamo solo immaginare. Purtroppo sono stati commessi innumerevoli errori in questi 38 mesi di indagini». Come quello di non approfondire al meglio, secondo la famiglia, alcune piste investigative. Di recente sarebbe subentrato un nuovo pm assegnato al caso, che starebbe tentando di fare proprio questo, riprendere in mano ogni spunto, ogni input. Per non lasciare nulla di intentato. «Voglio sperare che stiano battendo diverse piste – l’auspicio più grande del fratello -. Restiamo sempre in attesa di avere delle risposte».
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