Giusy Ventimiglia, «anche lei sparita ma cercata in ritardo» Sentito il figlio: «Ha rettificato quello che disse nel 2016»

«Ci sono casi in cui le ricerche partono subito, altri in cui si perde troppo tempo e non si ritrova nessuno». È piena di rammarico, questa riflessione di Salvo Ventimiglia, che da ormai 3 anni e cinque mesi cerca la verità su quello che è accaduto a sua sorella Giusy, scomparsa da Bagheria la mattina del 13 novembre 2016. Al contrario di un’altra compaesana, Maria Angela Corona, ritrovata dopo appena due giorni di ricerche, purtroppo senza vita in fondo a un dirupo, di Giusy non si hanno più notizie da quella domenica di novembre. «Fin troppa lentezza – dice Salvo -. Per mia sorella le ricerche sono partite troppo tardi». Non si dà pace, il fratello. Soprattutto da quando la Procura di Termini Imerese, che di recente ha deciso di indagare per omicidio iscrivendo una persona nel registro degli indagati, ha ricominciato a fare a tutti domande sul padre di lei, Filippo, l’ultimo a vederla il giorno della scomparsa. 

«Siamo stati ascoltati tutti noi, poi il fratello maggiore di mio padre, il fratello minore e il cognato di mio padre, più un vicino – racconta Salvo – e tutti hanno confermato il suo carattere pacato, lui con quella sua voce sottile e soffiata…». Filippo Ventimiglia non è un violento, i famigliari lo ripetono a più riprese, lui con questa scomparsa non c’entrerebbe nulla. Eppure i magistrati vogliono saperne di più. E convocano anche il figlio di Giusy, Carmelo, oggi un 21enne che ha lasciato da tempo Bagheria. «Fino al 4 marzo le domande fatte a mio nipote erano in parte fatte sulle sue dichiarazioni di oltre tre anni fa, tutte cose che ha smentito e rettificato – spiega ancora Salvo -. Poi naturalmente le domande si sono spostate sulle frequentazioni che aveva mia sorella in quel periodo». Giusy, infatti, che viveva col padre e il figlio adolescente, aveva sulle spalle il divorzio col marito e il lutto per la morte della mamma morta pochi mesi prima che lei sparisse nel nulla. Una donna fragile, così la ricordano oggi famigliari e conoscenti, che aveva cominciato a frequentare alcuni uomini, lì a Bagheria.

Tra questi, ci sarebbe stato anche un amante: un uomo sposato che, secondo un collaboratore di giustizia che viveva poco distante da casa di Giusy e che oggi teme possa esserle accaduto qualcosa di terribile, l’avrebbe trascinata in un brutto giro di prostituzione. Un uomo a cui, secondo la famiglia, Giusy avrebbe prestato dei soldi, rubando il bancomat del padre. Episodio di cui è tornato a parlare, davanti ai magistrati, il figlio Carmelo. «Ha riferito del furto del bancomat che Giusy aveva rubato un anno prima a mio padre, svuotandolo completamente – spiega Salvo -. Mio padre dovette fare denuncia di furto nel 2015 nella speranza che si venisse a sapere a chi aveva dato i soldi, visto che Giusy non li ha mai spesi per sé e poi non ha mai voluto dire a chi li avesse dati. Fu mio nipote, tra l’altro, a far ritrovare quel bancomat vuoto, all’epoca disse che lo aveva fatto perché aveva paura che il nonno potesse prendersela con sua madre picchiandola. Ma era solo quello che gli era passato per la testa in un momento in cui era completamente scioccato per la scomparsa della madre». 

Tutte dichiarazione che adesso lo stesso Carmelo avrebbe spiegato ai magistrati. «Una dichiarazione all’epoca fraintesa. Ha chiarito al pm che il nonno non ha mai picchiato sua madre e che era solo un pensiero suo di quel momento. Infatti ha spiegato che non successe nulla e che se il nonno fosse stato un violento, non sarebbe mai partito lasciando sola la madre. Mio nipote – aggiunge Salvo – è sempre stato come un figlio per mio padre. Un violento è un violento! E mio padre si è sempre sacrificato per noi. Io non voglio un colpevole. Io voglio il colpevole. E voglio le prove, chiunque sia stato». Ma si teme per il tempo che passa, per le domande insistenti solo sulla pista famigliare e per alcuni dettagli potenzialmente preziosi che all’inizio delle indagini potrebbero essere stati lasciati da parte.

«Nessuno di noi, neanche mio nipote Carmelo, sapeva che Giusy nel 2016 aveva fatto una denuncia nei confronti di alcune persone che rubarono il motorino elettrico del figlio. Quella denuncia ora è nelle mani del nuovo pm che lavora sulla scomparsa e dentro ci sono nomi e cognomi precisi fatti all’epoca da Giusy. Nomi che purtroppo a noi non vengono detti». Ma quella non sarebbe l’unica denuncia fatta dalla donna scomparsa. «Giusy ha fatto anche due denunce a fine 2013 contro l’ex marito: la prima per minacce e la seconda perché voleva rientrare a casa a tutti i costi minacciando di ammazzare tutti. Come mai non ha mai denunciato il padre violento? Questo al pm non è venuto in mente?».

Silvia Buffa

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