«Non riesco a dire cosa ho provato, all’inizio molta incertezza…ma adesso che tutto si è concluso al meglio, provo emozioni fortissime». A parlare è Alessandra Barone, la palermitana che pochi giorni fa ha riconosciuto Giusy Vitale, la mamma scomparsa da Vittoria più di un mese fa. Riconoscimento che ne ha permesso il ritrovamento. Tutto grazie a una ronda serale: Alessandra infatti è una dei volontari di Anirbas, la onlus che si prende cura dei senzatetto di Palermo distribuendo coperte calde, cibo e quanto necessario a seconda dei casi. «Era una domenica sera, 11 novembre, c’ero io di turno insieme ad altri volontari, la zona era quella di piazza XIII vittime – racconta -, c’era questa donna che stava seduta con una coperta sulle gambe fra alcuni ragazzi stranieri, con cui sembrava in confidenza. Mi è sembrata subito lei, anche perché avevo sentito della sua storia alla televisione, e quindi conoscevo quel viso».
Ma non basta un’impressione, pensa Alessandra. Che mette in conto anche la possibilità ovviamente di potersi sbagliare e magari di essersi imbattuta in qualcuno che semplicemente somiglia alla donna scomparsa dalla cittadina del Ragusano. Lì per lì, però, ha la lucidità di scattarle una foto, che in seguito invierà al programma Pomeriggio5 in onda su Mediaset. Un gesto che mette in moto l’interesse della redazione televisiva, che condivide i dubbi di Alessandra sulla somiglianza della senzatetto di Palermo con la mamma di Vittoria e chiede alla donna di approfondire. «Sono tornata dopo pochi giorni di nuovo a piazza XIII vittime, dove l’avevo incontrata la prima volta, e lei era ancora lì. Fingendo di fare una telefonata questa volta le ho fatto anche un video», anche questo inviato alla redazione del programma, che ha prontamente avvisato le forze dell’ordine.
«Sono tornata di nuovo lì lo stesso giorno, nel pomeriggio, insieme a un’inviata del programma ma di lei non c’era più nessuna traccia, erano rimasti solo gli stranieri che avevo già visto insieme alla donna – racconta ancora Alessandra -. Ho chiesto alcune informazioni a loro, puntando sul fatto che in quanto volontaria avevo bisogno di sapere se quella donna avesse bisogno di altro, per esempio di vestiti». Gli stranieri sono in due, confabulano in disparte nella loro lingua, per poi rispondere ad Alessandra che quella donna non si vedeva da due giorni. «Ma solo poche ore prima io l’avevo intercettata di nuovo e ripresa col cellulare, quindi mi stavano mentendo – osserva -, probabilmente hanno capito che potevo averla riconosciuta, ma questo mi fa quindi supporre che magari sapessero che si trattava di una persona scomparsa». Finito di parlare, uno dei due stranieri si allontana, entrando in uno stabile poco distante, sempre lì in zona. Alessandra, preoccupata che anche la donna misteriosa possa trovarsi lì e magari contro la sua volontà, avvisa nuovamente le forze dell’ordine, che quel giorno stesso, a distanza di poche ore, la ritrovano.
Ed è lei, Giusy Pepi, la mamma scomparsa da Vittoria. Alcuni colleghi della volontaria l’avrebbero vista già a fine ottobre sempre nella stessa zona, frequentata da senzatetto e di notte da prostitute. Ma è ad Alessandra che si deve il suo fatidico riconoscimento. «Sono contentissima di aver contribuito a una cosa così bella come aver ridato una madre ai suoi figli, non c’è cosa più importante – dice la volontaria -. L’unico rammarico è di non aver potuto mai parlare con lei». Anche durante il loro primo incontro, infatti, quando le si avvicina per darle cibo e coperte, Giusy non le parla, non dice nulla. «Non rispondeva alle mie domande, faceva solo dei cenni. Un particolare che ha contributo molto ad alimentare i miei dubbi, ho pensato che se si fosse trattato davvero della donna scomparsa, forse non pronunciava nessuna parola per non fare sentire il suo accento diverso da quello palermitano, magari non voleva destare sospetti, ma è solo un’ipotesi». Questa come molte altre, adesso al vaglio degli investigatori che indagano per ricostruire l’intera vicenda e soprattutto per scoprire il motivo scatenante della sua sparizione. «Quello che mi auguro per lei, adesso, è che venga ascoltata e compresa – conclude Alessandra -, mi ha dato l’impressione di essere una donna che ne ha passate tante, forse troppe».
Riportata a Ragusa, Giusy adesso si trova in una struttura protetta. Con i suoi cinque figli nella casa di Vittoria è rimasto, come in tutto questo tempo, il marito Davide Avola, che è più volte intervenuto in televisione con appelli rivolti alla moglie o a chiunque potesse sapere qualcosa. Tra loro due però non sembrerebbe esserci stato ancora alcun incontro. Anche perché le indagini adesso dovranno fare luce su una serie di voci e di spunti che si sono rincorsi durante i 36 giorni della sua scomparsa, alcuni dei quali ruotano proprio attorno alla figura del coniuge. Descritto da alcuni amici e parenti della donna come un uomo autoritario che avrebbe limitato più volte la libertà di Giusy, esercitando un controllo morboso e fortemente restrittivo. Questo uno dei punti su cui si dovrà fare chiarezza adesso. Dal canto suo, anche il marito non ha risparmiato all’opinione pubblica, in queste settimane, ipotesi e congetture, descrivendo la moglie come una donna dal passato difficile, che avrebbe avuto a che fare con la droga e con la prostituzione. Scenari, chiaramente, tutti da indagare. Mentre la donna intanto rimane sotto protezione.
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