Inizia con un testa a testa tra il neo governatore della Sicilia Nello Musumeci e il commissario di Forza Italia Gianfranco Miccichè il risiko per la composizione del governo regionale di centrodestra. Il leader degli azzurri in Sicilia ha incontrato il presidente della Regione nel pomeriggio, non ha però consegnato la rosa dei nomi selezionati dal partito per ricoprire gli incarichi in giunta. Sembra che Miccichè abbia solo chiesto le deleghe, tre assessorati di prima fascia, come Sanità, Turismo, Agricoltura (i più gettonati e contesi da tutte le forze politiche che hanno concorso alla vittoria di Musumeci) e altri due di seconda fascia che sarebbero frutto di contrattazioni nella maggioranza.
Si tratta di una strategia ben precisa adottata dal leader azzurro per prendere tempo e fare in modo che la partita della giunta regionale si giochi insieme a quella della definizione delle cariche più alte dell’Ars. Un asso nella manica, quello della giunta, a cui Miccichè, aspirante presidente dell’Ars, non intende rinunciare per poter condizionare gli equilibri parlamentari, considerato che il voto per la presidenza del parlamento regionale viene espresso segretamente dai 70 parlamentari e che la maggioranza che potrebbe sostenerlo è composta da appena 36. In sostanza Miccichè, assumendo il ruolo di temporeggiatore, si sente più tranquillo e conta su maggiori probabilità di incassare la poltrona della presidenza dell’Ars, prima della definizione della giunta, con una carta in più da giocare di fronte al pericolo degli equilibri precari e del voto segreto.
Ma se il leader del partito di maggioranza relativa vuole spostare la definizione della giunta alla seconda decade di dicembre per dare precedenza all’Ars, il neo presidente Musumeci, invece, si apprende da voci interne a Palazzo d’Orleans, conta di concludere tutto improrogabilmente entro sabato e al massimo lunedì comunicare la nuova giunta. Oggi l’incontro con Forza Italia, ieri Musumeci ha incontrato Lorenzo Cesa e il senatore Vincenzo De Poli, commissario regionale dell’Udc, giovedì i quattro coordinatori regionali di Fratelli d’Italia e Noi con Salvini, rispettivamente due per la Sicilia occidentale e due per la Sicilia orientale, che prenderanno parte ad un unico incontro per contendersi un solo assessorato.
E sull’unica poltrona che si contendono i salviniani e il movimento di Giorgia Meloni è già scontro: «A nostro avviso, visti i numeri che su base regionale ci confortano con oltre il 60 per cento delle preferenze della lista – aveva detto Raoul Russo, coordinatore provinciale – Fdi avrebbe titolo per entrare come forza di governo». Più cauto uno dei due coordinatori regionali Giampiero Cannella, che guida la Sicilia occidentale, il cui nome circola ormai da giorni come assessore: «Il ragionamento è aperto – dice, vista la delicatezza del momento – non abbiamo ancora preso alcuna posizione, si cerca una soluzione». Sembra però che Noi Con Salvini abbia proposto, per tagliare la testa al toro, una staffetta di due anni e mezzo per ciascuno.
I giochi restano aperti, anche se non manca tra gli ex azzurri chi sollecita Musumeci a decidere in fretta, senza dare retta alle pressioni attendiste: «Faccio un appello a Musumeci – dice l’ex azzurro Vincenzo Figuccia, eletto il 5 novembre con l’Udc – affinché faccia scelte chiare e nette fin dall’inizio per attuare un cambio di passo». Ma la voce di Figuccia rischia di restare fuori dal coro nel suo stesso partito. Da quanto si apprende anche Cesa e De Poli sostengono la strategia attendista di Miccichè, poiché anche all’Udc interessa capire prima quali presidenze potranno ottenere all’Ars.
Sarà Musumeci a pronunciare l’ultima parola sul quadro giunta-Ars, dove si vocifera già di possibili inciuci con le opposizioni. Dalla segreteria del Pd fanno sapere che «non c’è alcuna trattativa con Forza Italia e col presidente Nello Musumeci, né il segretario Fausto Raciti ha aperto interlocuzioni sugli assetti all’assemblea regionale e non ci saranno confronti prima della direzione regionale del Pd», smentendo così che ci sia un accordo tra la maggioranza e la segreteria regionale dei democratici per la composizione dell’ufficio di presidenza dell’Ars a danno del Movimento 5 stelle.
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