Giuliana Sgrena sarà a Piazza dei Libri Fest oggi pomeriggio alle 16.30, in piazza Federico di Svevia, per presentare il suo nuovo volume Rivoluzioni violate. Tra gli ospiti del dibattito, l’associazione Gammazita ha invitato anche MeridioNews, insieme ad Arci e all’associazione Un ponte per… . Meridio mi ha chiesto di andare sia perché sono iraniana, sia perché il Medio Oriente è il mio campo di interesse. Ma anche perché le sue questioni spinose sono spesso meglio comprese da chi in quel mondo ci è cresciuto, da chi quelle ingiustizie le ha viste, da chi probabilmente ha acquisito una dimestichezza con le sue contraddizioni tipiche, che sembrano assurde a chi non le ha dovute accettare prima e rifiutare poi, ma che in ogni caso riesce a comprenderle.
A chi mi chiede com’è l’Iran, io rispondo spesso «Il mio è un paese doloroso». Come una madre che ti mette al mondo e poi non fa altro che punirti, la ami e la odi, dolce e tremenda allo stesso tempo. E io dopo la richiesta della redazione di Meridio, ben felice, ho comprato il libro e l’ho letto. Ho apprezzato molto il tema, che è quello della rivoluzione araba con uno zoom sul ruolo giocato dalle donne e sulla condizione della donna in Arabia Saudita e Yemen. Giuliana Sgrena parla approfonditamente della sharia, la legge di Dio scritta nel Corano, di come nel concreto viene applicata in alcuni Paesi dove è in vigore oggi e delle conseguenze di essa sulla vita delle donne.
Molte sono le donne carismatiche incontrate e raccontate da Sgrena in Tunisia, in Algeria, in Egitto, il cui ruolo è stato decisivo nelle rivoluzioni, nei cambiamenti, nelle evoluzioni di Paesi in cui il cambiamento è una lotta e si paga con il proprio sangue. Donne che hanno bisogno di un tutore, di un autista per uscire di casa, del permesso del padre o del marito per viaggiare, donne considerate complementari o inferiori all’uomo, donne ripudiate, odiate, ma temute. Temute perché responsabili di ciò che verrà, del futuro, dei musulmani non ancora nati e quindi donne la cui esistenza è scomoda ma indispensabile allo stesso tempo.
Come dice Mona Eltahawy, giornalista americana di origine egiziana, «I nostri uteri sono il futuro». Ed è questo il motivo per cui nei Paesi islamici è fondamentale controllare il corpo della donna, che è considerato come fonte di vergogna da una parte ma anche strettamente connesso alla reputazione e all’onore dell’uomo dall’altra. Le donne nei Paesi islamici devono lottare non soltanto contro gli uomini, gli islamisti radicali, le ingiustizie, la mancanza di diritti, ma anche contro una potenza transnazionale che è quella dell’Occidente, che decide della sorte di questi Paesi, promettendo alleanze oggi e portando distruzione domani, appoggiando un Ben Ali, un Gheddafi o un Moubarak oggi e l’Isis domani, basandosi solo su giochi di potere, strategie politiche e petroldollari, cambiando irrimediabilmente il destino di milioni di donne senza neanche battere ciglio.
Rivoluzioni violate è un libro che parla di tutto ciò che distrattamente sentiamo o vediamo ogni giorno senza capire realmente di che cosa si stia parlando, di cose importanti e reali come il futuro delle donne e dei loro futuri figli. Nonostante queste donne si trovino in un Paese diverso, altro, le loro sorti sono molto più connesse di quanto si creda a quelle delle donne occidentali.
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