Giro d’Italia 2020, la salita dell’Etna provata da Meridio Alberati: «Tra boschi di conifere e la colata del 2002»

«Chi si staccherà in questa salita farà capire che non vincerà il Giro d’Italia». L’ex ciclista professionista Paolo Alberati non ha dubbi nell’analizzare l’ascesa che il prossimo 5 ottobre porterà i ciclisti all’arrivo di piano Provenzana, a poco più di 1.800 metri di altezza sul livello del mare. Una corsa a tappe inedita, perché si disputerà in versione autunnale, e con la Sicilia che ospiterà quattro tappe. L’attesa però è tutta concentrata per la terza frazione con partenza da Enna e la prima grande prova in montagna che misura 18 chilometri da Linguaglossa. «La prima parte sarà in boschi di conifere particolarmente rigogliosi – commenta Alberati – per poi finire tra la colata lavica del 2002». 

Insieme all’ex ciclista professionista, e ideatore del Parco ciclistico dell’Etna, abbiamo provato l’ultimo tratto della tappa, quello che sarà decisivo. Come avevamo già fatto in occasione del 
Giro d’Italia 2018 e per il Giro di Sicilia dello scorso anno. Entrambe le corse hanno avuto il vulcano come grande protagonista. Lungo l’ascesa c’è stato lo spazio, al chilometro undici, anche per una piccola deviazione naturalistica, possibile grazie all’utilizzo di una bicicletta gravel, modello ibrido a metà tra una mountainbike e una bici da strada. Lo Zappinazzu è il più vecchio pino dell’Etna: ha circa trecento anni e si trova all’interno della pineta Ragabo di Linguaglossa. «Ad appena 150 metri dalla strada. E vale la pena vederlo», consiglia Alberati.

La salita fino a piano Provenzana ha
una pendenza media del 6,5 per cento con un dislivello complessivo di 1.165 metri. Il valzer i ciclisti però lo balleranno alla fine, nella parte più dura. «Ai meno tre chilometri dalla vetta cominceranno a fare sul serio – continua Alberati – Alle nostre spalle la splendida vista di Taormina e del golfo. Adesso, non si scenderà mai sotto il dieci per cento di pendenza. I ciclisti pedaleranno in un paesaggio lunare con una bellezza unica nel suo genere». L’inizio dell’ascesa, poco prima del passaggio a livello della stazione della ferrovia circumetnea di Linguaglossa, è segnato in maniera chiara dalla stele del Parco ciclistico dell’Etna con il versante che è stato ribattezzato #salvaciclisti. Impresse ci sono, infatti, le foto del campione Michele Scarponi e dei giovani atleti Rosario Costa e Giovanni Cavorso, tutti deceduti mentre pedalavano. «Il messaggio della sicurezza stradale è richiamato in maniera chiara nei cartelli lungo la salita», aggiunge la nostra guida.

Il 5 ottobre uno dei ciclisti più attesi sarà
Vincenzo Nibali. Campione siciliano in forza alla Trek Segafredo che ha deciso di puntare forte sulla corsa rosa. Intanto, alcuni professionisti hanno già provato l’ascesa. Tra questi c’è il palermitano Filippo Fiorelli della Bardiani CSF. Di certo sull’Etna sarà, ancora una volta, un grande spettacolo. 

Dario De Luca

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