Giro d’Italia 2018, la salita dell’Etna provata da Meridio Alberati: «Ascesa inedita e magnifica tra lave e boschi»

Un sabato mattina con meteo incerto, un ex professionista con il ciclismo nel cuore e una striscia di asfalto, appena rifatto, che si inerpica sul versante Sud-Ovest dell’Etna. Sono gli ingredienti della ricognizione che MeridioNews ha affrontato accanto a Paolo Alberati per svelare i segreti della salita finale dell’attesissima sesta tappa del Giro d’Italia, la Caltanissetta-Etna. Terzo appuntamento in Sicilia di questa edizione della corsa rosa che raggiungerà l’arrivo in quota attraverso uno scenario mai affrontato in passato dai corridori. Si tratta del primo arrivo in salita e di certo non mancherà lo spettacolo, con tutti i pretendenti alla vittoria finale che si daranno battaglia. «Prima di arrivare a Ragalna – spiega Alberati – i ciclisti avranno già percorso 149 chilometri attraversando la valle del Dittaino. Dalla piana di Catania saliranno fino a qui, percorrendo 18 chilometri dalla frazione di Piano Tavola».

I punti salienti di questa affascinante salita, per l’occasione completamente riasfaltata e tirata a lucido, cominceranno subito dopo l’abitato di Ragalna. «Per la nostra cittadina è una bella vetrina e grazie al Giro e agli enti preposti abbiamo pure una strada tutta nuova», commenta il sindaco Salvatore Chisari. «Già dopo la piazza principale non arriverà il gruppo compatto – continua Alberati -. Arriveranno in 50, forse 60, con i gregari a fare l’andatura». Nei chilometri successivi il plotone, con ogni probabilità, si sfoltirà ulteriormente. Ai meno 10 dalla vetta si lascia la strada del Bosco, si svolta a sinistra e si prende strada Milia. «Sono cinque chilometri con una pendenza media del sette per cento, quasi interamente dritti», analizza la nostra speciale guida. Proseguendo, quando i cartelli segnano cinque chilometri alla fine, si gira a destra e ci si trova davanti un vero e proprio muro: «I gregari faranno l’ultimo allungo, da questo momento in poi inizierà la rumba». E cioè gli ultimi cinque chilometri che condurrranno i corridori fino a Serra la nave e al traguardo dell’osservatorio astrofisico.

Il percorso finale, contrariamente a quello dello scorso anno, non sarà del tutto scoperto e circondato dalle colate laviche. Lungo la strada ci saranno invece diverse parti interamente dentro il bosco. Ma il punto più suggestivo, che Alberati consiglia ai tifosi, è ai due chilometri dal traguardo. Una serie di tornanti in mezzo alle lave consentiranno una visuale ottima. «Sono le ultime rampe dure, chi vuole vincere la tappa dovrà attaccare in questo punto», continua. La nostra scalata si conclude sferzata da un forte vento: «Ci abbiamo messo un po’ più di 60 minuti, i corridori impiegheranno non più di 45 minuti con una media compresa tra 20 e 25 chilometri orari».

Il binomio Etna-ciclismo però non si esaurirà con il Giro d’Italia. Ai piedi della salita un cartello permanente in pietra lavica ceramizzata indicherà agli appassionati l’altimetria e le caratteristiche dell’ascesa. Poi, lungo il percorso, altri segnali di colore verde forniranno la direzione e i chilometri mancanti alla fine con tanto di monito per gli automobilisti al rispetto dei ciclisti. Elementi che rientrano nell’ambito del Parco ciclistico dell’Etna. Progetto, ideato da Alberati, che permetterà agli appassionati e ai turisti di trovare sulle strade tutte le informazioni utili su sei diverse salite del vulcano.  

Salvo Catalano

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