La procura di Agrigento ha disposto il sequestro di atti e documenti riguardanti i ricorsi amministrativi presentati nel corso del tempo dalla Girgenti Acque – la società che gestisce il servizio idrico e fognario in molti Comuni dell’Agrigentino, colpita pochi giorni fa da un’interdittiva antimafia – al Tar di Catania, al Tar di Palermo e al consiglio di giustizia amministrativa di Palermo. Il provvedimento, eseguito dal nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Agrigento, tende ad accertare le presunte responsabilità dell’ex presidente del Cga Raffaele De Lipsis.
L’ex presidente del Cga Sicilia è stato anche nominato nel febbraio del 2017 nell’organismo di vigilanza di Girgenti Acque, un istituto di autocontrollo creato dalla società per garantire trasparenza e regolarità. E invece a De Lipsis è contestato il contrario, e cioè reati di associazione a delinquere, corruzione, truffa, ricettazione, corruzione elettorale e false comunicazioni in ambito societario. Inoltre lui è tra gli 81 indagati nell’ambito del filone investigativo sulle assunzioni condotto dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dalle pm Alessandra Russo e Teresa Vetro. In particolare, i magistrati ipotizzano che il giudice De Lipsis possa avere condizionato e orientato le decisioni della giustizia amministrativa sulle cause riguardanti Girgenti Acque.
Dopo la fine della sua esperienza di alto magistrato amministrativo, De Lipsis viene nominato membro dell’organo di vigilanza interno di Girgenti Acque. I documenti sequestrati dai finanzieri (provvedimenti firmati da De Lipsis) sono adesso al vaglio del pool di magistrati della procura di Agrigento che si occupa delle indagini. Nello stesso procedimento sono indagati anche il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede e Angelo Alfano, padre dell’ex ministro degli Esteri Angelino, che è stato assessore e vicesindaco ad Agrigento con la Democrazia cristiana. Oltre a loro anche l’ex presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, l’ex presidente della Provincia di Agrigento, Eugenio D’Orsi, deputati ed ex deputati, politici, dirigenti pubblici, giornalisti e avvocati. Stando alla ricostruzione fatta dai pubblici ministeri, avrebbero beneficiato di assunzioni per loro o per i propri familiari in cambio di favori.
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