Giornata Europea contro tratta esseri umani «Argomento pesante, ma bisogna parlarne»

Anche Palermo celebra la 10^ Giornata Europea contro la tratta degli umani. Numerose, infatti, sono state le iniziative di ieri, dai reading teatrali agli incontri nelle scuole, dalla proiezione di un video-documentario ai momenti di dibattito e confronto. Fra questi, c’è anche la mostra fotografica intitolata Io non tratto, curata dal Coordinamento Antitratta Favour e Loveth e allestita nella piazza antistante la parrocchia Sant’Antonio, nei pressi della Stazione centrale. «Questa mostra è in realtà composta da due esposizioni distinte», racconta a MeridioNews Pasqua De Candia del Coordinamento.

«Una è una campagna di sensibilizzazione prodotta dal Ciss Ong e dall’I.i.s.s. Alessandro Volta, insieme al Coordinamento Antitratta: consiste in una serie di pannelli che hanno per protagonisti proprio i ragazzi della scuola, immortalati negli scatti». Gli stessi pannelli l’anno scorso sono anche stati stampati e appesi su diversi autobus, oltre ad essere anche stati inviati a Roma perché selezionati nell’ambito della campagna I volti contro la tratta.

«La seconda esposizione consiste nell’allestimento di otto pannelli informativi che abbiamo intitolato Insieme contro la tratta – prosegue De Candia – Alcuni riportano delle testimonianze dirette prese dal nostro lavoro di analisi sul territorio e con le ragazze in generale. Alcuni pannelli invece danno un quadro della situazione della tratta in Europa e in Italia, e altri ancora si rivolgono direttamente al cliente, colui che da complice può diventare risorsa contro la tratta stessa e un alleato delle donne che vengono prostituite e rese schiave».

La scelta del luogo non è casuale. Perché la Stazione centrale di Palermo se di giorno rappresenta il passaggio obbligatorio di viaggiatori e pendolari che la gremiscono, di notte cambia decisamente volto. «Si tratta di una zona che è un incrocio di presenze, soprattutto di ragazze dell’est Europa, così come anche la via Lincoln è spesso popolata da giovani nigeriane. È un posto particolare», precisa la volontaria. Lungo le stradine limitrofe, inoltre, non mancano addirittura ragazzine che durante la notte passeggiano in attesa che qualche auto di fermi. «Magari hanno il volto appesantito da molto trucco, ma in realtà sono piccole e si vede».

Non è casuale neppure la scelta di allestire un presidio in strada da parte dei volontari del Coordinamento, per dare informazioni a passanti interessati o solo curiosi: «La gente ormai è così abituata al fenomeno che non pensa assolutamente a tutto quello che c’è dietro: il percorso migratorio, la costrizione, le violenze subite per arrivare qui e quelle che continuano a subire per saldare il debito – continua la donna – Molti pensano insomma che prostituirsi sia una libera scelta. Noi tentiamo di spiegare invece che dietro c’è un meccanismo di costrizione, debito e ricatto, oltre alla mancanza di alternative per queste donne alle quali non viene offerta una via d’uscita».

Difficile, infatti, per chi giunge qui dopo aver affrontato le sfide di un viaggio sui barconi riuscire a trovare un lavoro. «È quasi impossibile non finire nelle maglie delle criminalità organizzata, che le sfrutta e che rende la tratta un fenomeno assolutamente trasversale: non riguarda solo lo sfruttamento sessuale, ma anche il prelievo di organi durante il tragitto oppure le violenze subite in Libia o durante l’attraversamento fin qui», dice ancora De Candia.

Alla mostra, allestita dalle 16.30 di oggi, si fermano molte persone. Alcune sono incuriosite e desiderose di saperne di più, altre restano inevitabilmente attratte dalle immagini. «C’è chi rimane colpito dalla parola tratta, che non è immediata e non dice subito cosa c’è dietro». I volontari presidiano la zona, pronti a dispensare informazioni e approfondimenti utili, soprattutto alle numerose donne straniere che decidono di fermarsi.

«Ci ringraziano per quello che facciamo per loro», prosegue De Candia, che aggiunge: «Quello della tratta è un argomento pesante, ma è importante parlarne, soprattutto nelle scuole». Dove i volontari del coordinamento sono stati questa mattina, ospiti dell’Educandato statale Maria Adelaide. «Il nostro obiettivo è creare dei ponti per non frammentare il lavoro contro questo crimine, ma riuscire in sinergia a lavorare tutti insieme, legando i diversi aspetti del fenomeno, che per essere scardinato e contrastato veramente deve vedere la coesione di tutti».

Silvia Buffa

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