Divieto di installazione di nuove slot e vlt fino a 500 metri di distanza dai cosiddetti luoghi sensibili – scuole, luoghi di culto, ospedali, centri di aggregazione – e orari certi di esercizio delle sale giochi e degli apparecchi di intrattenimento: così anche il Comune di Palermo prova a correre ai ripari per affrontare la febbre del gioco d’azzardo, che dai primi anni duemila ha pervaso l’intero territorio nazionale. Attraverso l’ordinanza sindacale n°275 è lo stessa giunta Orlando a riconoscere che la patologia del gioco d’azzardo «sta assumendo entità allarmanti, rispecchiando uno stato di deriva esistenziale oltre che economica». I dati in questo senso sono chiari: secondo quelli diffusi dall’agenzia giornalistica specializzata Agimeg, nel 2018 il gioco d’azzardo nel nostro Paese ha comportato una raccolta di 107,3 miliardi di euro (+5,6 per cento), una spesa effettiva degli italiani (giocate al netto delle vincite) di 18,9 miliardi (+0,4 per cento), con una spesa media pro-capite riferita alla popolazione adulta superiore ai 360 euro annui.
E nel capoluogo siciliano la situazione è ben peggiore. In base al report ufficiale dell’Agenzia delle Dogane, ogni palermitano durante il primo semestre del 2017 ha puntato teoricamente 562,60 euro: più del 50 per cento in più rispetto alla già alta media nazionale. Un quadro dunque che è davvero allarmante, considerando che l’azzardo è più diffuso tra gli strati sociali più poveri. Gli apparecchi da intrattenimento, d’altra parte, ovvero slot e videolottery rappresentano da sole quasi la metà del mercato totale.
«Tutto quello che viene promesso dalle amministrazioni locali è un ottimo deterrente per cercare di diminuire la notevole offerta di gioco d’azzardo che c’è nei nostri territori, ormai inquinati da questo cancro sociale – dice Gino Gandolfo, della campagna Mettiamoci in gioco – Qualsiasi forma di prevenzione è sempre dunque ben accetta che va sempre promossa e sollecitata. Ed è importante il divieto rispetto ai luoghi sensibili, perché dove c’è la fragilità bisogna tenere alla larga l’azzardo. Anche se con l’online il gioco purtroppo è entrato nelle nostre case. Ma questo è certamente un segnale importante».
L’interdizione entro i 500 metri delle macchinette da scuole e ospedali è una scelta che comunque già un discreto numero di Comuni in tutta Italia ha attuato; e i primi a effettuare una disposizione del genere lo hanno fatto ben dieci anni fa. La speranza è che adesso il consiglio comunale scelga di lavorare a un regolamento ad hoc, che disciplini in maniera organica il settore. Considerando però che a Sala delle Lapidi giacciono ancora parecchi regolamenti da approvare – da quello sui rifiuti a quello sull’inclusione sociale – i tempi in questo senso sono abbastanza lunghi. «Iniziative del genere sono piccoli passi, perché il lavoro da fare è tanto – commenta Gandolfo – Aspettavamo una mossa dell’amministrazione dopo le dichiarazioni degli ultimi tempi. Ben vengano comunque decisioni del genere: servono scelte coraggiose».
Nello specifico, oltre alla distanza di 500 metri, l’ordinanza stabilisce che l’orario di esercizio delle sale giochi è fissato dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 19.00 alle ore 24.00 di tutti i giorni, festivi compresi, mentre l’orario di funzionamento degli apparecchi di intrattenimento e di svago con vincita in denaro collocati all’interno di bar, ristoranti, alberghi, rivendite tabacchi, ricevitorie lotto, esercizi commerciali e negli esercizi autorizzati (agenzie di scommesse, negozi di gioco, sale bingo è fissato dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 19.00 alle ore 24.00, di tutti i giorni, festivi compresi.
L’ordinanza è stata preparata su proposta congiunta degli assessori Mattina e Piampiano che sottolineano come «il Comune di Palermo vuole in questo modo condividere un percorso avviato da tempo dalla società civile e da tante famiglie per contrastare un fenomeno che tanti danni e tanta tristezza sta arrecando alle nostre comunità». Il sindaco Leoluca Orlando ha ribadito che «il Comune oggi sta facendo la propria parte. Lo Stato, e in questo senso ci appelliamo al Parlamento perché approvi al più presto una legge, deve ora fare una scelta etica, informando davvero, scoraggiando davvero, rinunciando alle entrate che quest’attività comporta, decisamente infime rispetto al danno sociale, economico ed etico che invece portano a tutta la società».
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