Hanno aspettato per una decina di giorni che qualcuno dell’Ato o del Comune di Giarre andasse a parlare con loro, in presidio con una finta cassa funebre e un gazebo in piazza Duomo, notte e giorno. Stamattina sette dipendenti dell’Aimeri, la ditta milanese che gestisce la raccolta dei rifiuti nei 14 comuni dell’Ato Joniambiente Ct1, hanno deciso di alzare i toni della protesta, arrampicandosi in cima al ponteggio che circonda il Duomo a causa di lavori di ristrutturazione. «Scenderemo quando potremo andare a prelevare il nostro stipendio nella banca qui di fronte», gridano, megafono alla mano, da un’altezza di una quindicina di metri. Uno di loro ha avuto un malore e sono intervenuti i vigili del fuoco e il 118 per dargli i primi soccorsi sul ponteggio.
Non ricevono la busta paga da quasi tre mesi, alcuni addirittura da sei. A Giarre la raccolta della spazzatura è completamente paralizzata da giorni e ogni angolo di strada è diventato una discarica. In alcuni tratti le auto sono costrette a fare lo slalom tra i cumuli di rifiuti che invadono la carreggiata e che sono arrivati anche in piazza Duomo. Tutti i candidati a sindaco, nell’accesa campagna elettorale, ne parlano come la massima priorità da affrontare. Giarre è rimasto uno degli ultimi Comuni morosi nei confronti dell’Ato e l’ingegnere Giulio Nido, dirigente di Joniambiente, lancia pesanti accuse nei confronti degli amministratori. «Avanziamo più di 4 milioni di euro, dove sono finiti i soldi che i cittadini hanno pagato con la Tarsu? Non volendo credere che qualcuno se li sia intascati, devo pensare che sono stati spesi in altro modo», attacca. Un’ipotesi che configurerebbe una condotta illecita. Nel frattempo garantisce che i primi 600mila euro sono stati versati all’Aimeri la settimana scorsa e proprio oggi sarebbero stati pagati gli operai di Bronte. «Oggi abbiamo versato altri 500mila euro per cominciare a pagare anche i lavoratori degli altri paesi – spiega Nido – ma non sono soldi che vengono dal Comune di Giarre che, fino ad ora, non ci ha dato un euro». Con questa somma dovrebbe essere garantito a tutti lo stipendio di marzo e solo ai lavoratori dei Comuni in regola anche quello di aprile.
Per qualche momento, alcuni dei sette operai Aimeri saliti sul ponteggio hanno occupato anche la torre sud della chiesa. Sull’impalcatura hanno appeso due striscioni. «Dove sono i responsabili di tutto questo? Vergogna», si legge. Tra loro c’è anche Stefano Maccarrone, che recentemente ha perso un figlio per un incidente di caccia. «Abbiamo dovuto fare una colletta tra di noi per pagargli il funerale, questa non è vita», ricorda un collega. Un gruppetto di operai del cantiere di Piedimonte, che stamattina stavano lavorando regolarmente, alla notizia, sono accorsi a Giarre per supportare i colleghi. «In questi giorni alcuni amministratori ci hanno minacciato – denuncia Sebastiano Messina, rappresentante della Fit-Cgil – dicendoci che, se non continuiamo a lavorare, non saremo assorbiti dalle future Srr (le società per la regolamentazione dei rifiuti create dalla riforma del precedente governo Lombardo e che dovrebbero sostitutire in parte gli Ato ndr)». Nessun commento, invece, sulle vicende giudiziarie che coinvolgono l’Aimeri, i cui ex responsabili locali sono accusati di associazione a delinquere e traffico illecito di rifiuti. «Sono vicende che riguardano la magistratura», taglia corto Messina.
La situazione resta tesa. E gli operai, consapevoli dell’attenzione mediatica dovuta anche alla campagna elettorale in corso, non intendono scendere. «Dicono che 500mila euro sono in viaggio per Milano – urla un lavoratore rivolto ai colleghi sul ponteggio – vidi si i vidi di docassupra».
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