È morta per un malore. Ma i familiari, arrabbiati per il ritardo nei soccorsi, aggrediscono il personale e danneggiano l’ambulanza. È successo stamattina a Giarre quando è venuta a mancare Maria Mercurio, 52 anni. A ristabilire l’ordine sono intervenuti i carabinieri. Il caso è il secondo questo mese e segue la chiusura del pronto soccorso giarrese, avvenuta ad aprile tra le polemiche sulle condizioni dell’ospedale e la sua insufficienza a servire la cittadinanza.
Stamattina la donna viene colta da un malore mentre si trova a casa. I parenti, allarmati, chiamano i soccorsi. Ma quando l’ambulanza arriva, pare non abbia a bordo un medico rianimatore. L’unica ambulanza medicalizzata – cioè con a bordo un dottore specializzato in emergenza e rianimazione – sarebbe stata già impegnata. Così Maria Mercurio viene trasportata nella pista di atletica, per permettere all’elisoccorso di atterrare e trasferire in fretta la paziente. Al personale del nucleo aereo, però, non resta che constatare il decesso della donna. «I soccorsi sono giunti solo 40 minuti dopo la richiesta d’aiuto – conferma Salvo Sorbello, uno dei legali della famiglia – e, secondo la ricostruzione dei miei assistiti, non avrebbero avuto il personale medico adeguato per fronteggiare l’urgenza della situazione».
È in quel momento che i familiari iniziano a inveire contro i soccorritori colpevoli, secondo loro, di aver tardato a intervenire. Durante quei momenti di tensione è stata anche danneggiata l’ambulanza del 118. Una situazione che si è calmata solo dopo l’intervento dei carabinieri, a cui i parenti hanno presentato una denuncia. «Abbiamo sporto denuncia alla Procura della Repubblica, spiegando semplicemente il reale corso degli eventi – spiega l’avvocato – Adesso la valutazione spetterà alla magistratura, che accerterà sia le cause del decesso che le eventuali responsabilità».
A inizio mese, una donna ricoverata in Geriatria è deceduta per arresto cardiocircolatorio. Il medico reperibile, insieme a quello di guardia, sarebbero arrivati però solo pochi minuti prima della morte. Uno dei figli, in preda alla rabbia, aveva aggredito un infermiere e il medico reperibile. «Ci doveva scappare il morto, forse ora decideranno se tornare a un vero ospedale o se chiuderlo definitivamente, perché in queste condizioni è pericoloso continuare», commentava un lavoratore.
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