Giarre, la fiaccolata silenziosa per Luigi Magaraci «La 16esima vittima del pronto soccorso chiuso»

Mentre i cittadini di Giarre marciavano dall’ospedale all’abitazione di Luigi Magaraci non si sentivano rumori. Una passeggiata silenziosa, illuminata solo dalle candele bianche delle centinaia di persone arrivate per ricordare il 44enne di Macchia (frazione giarrese) morto la scorsa settimana in circostanze che hanno fatto scattare una denuncia e, dopo, un’inchiesta della procura. Un infarto scambiato per una occlusione intestinale, ha raccontato la moglie all’indomani della tragedia. Oggi si terranno i funerali, alle 15.30, nella chiesa di Nunziata. L’autopsia si è conclusa nel tardo pomeriggio di ieri, poco prima della fiaccolata organizzata dal comitato Rivogliamo l’ospedale.

In corteo ci sono anche i familiari delle altre persone morte da quando il pronto soccorso del Sant’Isidoro di Giarre è stato chiuso. C’era Sebastiano Gulisanofratello di Nino, visitato troppo tardi all’ospedale di Acireale: è morto d’infarto. C’erano alcuni familiari di Maria Mercurio, la cui scomparsa a seguito di un malore ha dato vita alla protesta che ancora va avanti. «Sedici candele come le sedici vittime presumibilmente dovute alla mancanza del pronto soccorso», spiega Angelo La Rosa, animatore del comitato civico. Tutti quanti vengono ricordati dal prete, in una commossa preghiera collettiva sotto casa Magaraci.

In prima fila ci sono la sorella, la madre e il padre del 44enne. Non riescono a parlare, non vogliono dire niente. «Sono io che faccio una domanda a lei – scandisce l’anziano padre – si può morire a quarant’anni?». «Un’altra prova della malasanità in Italia», dice un amico di Magaraci. È al corteo con la moglie e i nipoti, in mezzo alle decine di amici arrivati a mobilitarsi per lui, a dimostrare affetto ai suoi cari. «Io, invece, non lo conoscevo – spiega un altro giovane – Però è un mio coetaneo. Esserci mi sembra doveroso». 

Luigi Magaraci è morto il 23 gennaio. Quel giorno si è presentato, accompagnato dalla moglie e dalla madre, al presidio territoriale di emergenza. Dopo la chiusura del pronto soccorso, l’unica struttura di assistenza sanitaria per le urgenze nel comprensorio giarrese. Erano le 11, l’uomo aveva cominciato ad accusare forti dolori all’addome. Secondo la ricostruzione della famiglia, dopo la visita sono arrivate le dimissioni: un antidolorifico e una diagnosi di malore gastrointestinale. Tornato a casa la situazione è peggiorata finché lui non è svenuto, privo di sensi. La prima ambulanza non aveva il medico a bordo. La seconda sì, ma ormai non c’era più nulla da fare.

Luisa Santangelo

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