Un trionfo atteso da sedici lunghi anni. Il Giarre torna a respirare aria di grande calcio, sollevando un trofeo che fa tornare alla mente un’annata dolcissima: era il 2003-2004 quando i gialloblu etnei allenati da Carlo Breve, con un cammino da record, stravincevano il campionato di Eccellenza e portavano a casa anche il trofeo di categoria. La società presieduta da Giulio Nirelli, dopo un lungo periodo buio, adesso sogna di nuovo in grande: il successo in finale di Coppa Italia di Eccellenza certifica le ambizioni di inizio anno. In estate era stata allestita una rosa importante, ulteriormente puntellata nel corso del mercato invernale.
La classifica del girone B vede il Giarre 1946 al quarto posto, a un solo punto dalla seconda piazza e a sei lunghezze di distanza dalla capolista Paternò. La lotta per i playoff, però, può attendere: questo infatti è il momento di far festa, celebrando il trofeo conquistato al termine di un cammino lungo, in cui spicca un grande protagonista. Si tratta di Vincenzo Colonna, custode della porta gialloblu dal 2017. È stato lui a parare i tentativi di Calafiore e Franchina nella batteria di rigori contro il Città di Sant’Agata, proiettando i compagni in semifinale di Coppa. Come se non bastasse, i suoi guantoni sono stati ancora una volta decisivi nell’atto finale della manifestazione, giocato ieri pomeriggio sul campo neutro di Favara con la Sancataldese.
Il modo in cui il portiere è diventato protagonista, poi, assume i contorni della favola. Fino al 117esimo, infatti, i pali degli etnei sono stati egregiamente difesi dal giovanissimo Gabriele Barbagallo, classe 2002 da annoverare tra i migliori prospetti del calcio siciliano. Il mister giarrese Saverio Rapisarda, a tre giri di lancetta dai rigori, decide però di sfidare la sorte, lanciando in campo il più esperto Colonna in vista della ormai prossima lotteria dagli undici metri. Una scommessa che si rivelerà decisiva: Abate, Leotta, Maimone e Zappalà vanno tutti a segno, mentre proprio Colonna compie il miracolo sul tentativo di Calabrese, riuscendo ad allungarsi alla sua destra e a smanacciare il pallone con la mano di richiamo.
Il quinto rigore di Cocimano, poi, certifica il trionfo. «La scelta del cambio in corsa tra portieri – rivela Colonna a MeridioNews – era studiata. Diciamo che l’allenatore si era tenuto questa possibilità, a seconda della piega che avrebbe preso la partita» Sull’ingresso a tre minuti dalla fine: «Ho pensato positivo, ricordando a me stesso che era il mio momento: le sensazioni sono state subito buone. Non giocavo da un po’: ho cercato di sfruttare questa occasione anche per far cambiare idea a tutti quelli che non hanno creduto in me. In società però – puntualizza il portiere – godo della stima di tutti quanti. Siamo riusciti a scrivere una bellissima pagina di calcio. Sono contento per il nostro gruppo e per il presidente: è un premio per i sacrifici fatti in questi anni».
All’appellativo di para-rigori, poi, Colonna si schernisce: «Mi reputo semplicemente un buon portiere: alla fine si dice sempre che sono soprattutto gli attaccanti a sbagliare dagli undici metri. Bisogna ricordare, poi, come anche i miei compagni abbiano avuto un ruolo decisivo, realizzando alla perfezione tutti e cinque i tentativi». Il segreto, quindi, sta tutto nell’intuizione del momento: «Prepararsi prima serve solo fino a un certo punto. Ho seguito l’istinto». La dedica più importante, poi, è quella alla madre della moglie, venuta a mancare un mese fa: «Mentre mi riscaldavo è stata lei a ispirarmi: da lassù mi ha guardato, dandomi la forza e la serenità che mi hanno guidato in campo».
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