Da oltre un mese è chiuso a Palermo il giardino Giusto Monaco, piccolo spazio verde che si trova in via Carlo Alberto Dalla Chiesa, a breve distanza dal Giardino Inglese. Un’area forzatamente off limits dopo che il maltempo di fine giugno ha causato la caduta di una porzione importante di un albero e minato la stabilità dei rami di alcune delle altre piante presenti.
Una sorta di piccola maledizione per questa villetta, dedicata al ricordo dello studioso Giusto Monaco (che per decenni ha insegnato Letteratura latina e Filologia classica alla facoltà di Lettere dell’Università di Palermo) e ridisegnata dal figlio architetto Sebastiano, che ha ideato delle targhe con citazioni di testi di autori greci che decorano i vialetti interni. Il giardino tra poco compirà i dieci anni di vita, ma fino ad ora non è sempre stato baciato dalla luce della ribalta, tra piccoli vandalismi (ingiurie scritte sulla targa posta all’ingresso) e cancelli spesso chiusi per disposizioni non molto chiare su competenze e orari d’apertura. Piccoli problemi risolti da qualche tempo (la villetta a regime è aperta dalle 8 alle 19), e ora si aspetta solo l’eliminazione del pericolo per tornare alla piena fruibilità.
Da qualche giorno gli addetti dell’ufficio del Verde e della vivibilità urbana del Comune hanno iniziato la rimozione di alberi e rami caduti o instabili e, come spiega il dirigente di quel settore, Domenico Musacchia, «in un paio di giorni saranno terminati i lavori di potatura delle parti pericolanti e la sistemazione generale, quindi ritengo che il giardino potrà riaprire entro questo fine settimana».
E le buone notizie sono contagiose, visto che presto si lavorerà alla manutenzione dell’imponente ficus macrophylla di Villa Garibaldi, a piazza Marina. A ottobre 2016 un grosso ramo si è staccato, cadendo sopra alcune automobili parcheggiate, obbligando l’amministrazione a transennare un’ampia area del marciapiede. Più di recente lo stesso albero è tornato tristemente alle cronache per l’atto scellerato di alcuni vandali che lo scorso 18 luglio – in pieno pomeriggio – hanno dato fuoco a dei rifiuti che erano stati gettati tra le radici del ficus. Fortunatamente le tempestive segnalazioni dei residenti della zona hanno consentito un rapido intervento dei vigili del fuoco, che hanno limitato i danni.
«Fra poco – spiega Musacchia – inizieranno le operazioni per la cura del ficus. Infatti è stato redatto un progetto dalla facoltà di Agraria dell’Università di Palermo a cura del professor Giuseppe Barbera (tra l’altro anche ex assessore comunale al Verde, ndr), e i lavori potranno partire a settembre, subito dopo le ferie». Piantato nel 1863, secondo l’Accademia dei Georgofili il Ficus magnolioides Borzì sarebbe il più grande d’Italia, e ha raggiunto i 30 metri di altezza, i 21 di circonferenza, i 50 di diametro della chioma: le sue radici avventizie, che raggiungono il terreno direttamente dai rami, coprono una superficie molto estesa ed arrivano fino a un metro di diametro.
«Vista – sottolinea il dirigente – la storia del luogo e l’importanza della pianta, la Sovrintendenza ai Beni culturali sarà sempre presente in ogni fase, e data la complessità dell’operazione ci vorrà qualche mese per ultimare il tutto. Bisogna infatti rispettare il ciclo vitale e la struttura del grande esemplare di ficus, perciò il progetto prevede che all’albero venga dato maggior spazio sia nella parte areale che nelle radici, specialmente quelle avventizie (le propaggini che dai rami scendono a terra), che hanno il fondamentale ruolo di sostenere il peso della pianta durante il suo ciclo di sviluppo ed espansione. I lavori verranno fatti in economia, con uomini e mezzi comunali, e vedranno coinvolti sia l’ufficio Verde e vivibilità urbana (per la parte di potatura) che il Coime (rifacimento marciapiedi)».
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