Nuova pagina dell’inchiesta gettonopoli al Comune di Messina. Nel processo sui gettoni di presenza ai consiglieri comunali per la partecipazione alle commissioni di Palazzo Zanca, la gip Maria Militello ha disposto l’archiviazione per tre consiglieri comunali, mentre per altri 21 consiglieri ha fissato un’udienza camerale per il 25 gennaio prossimo, dove verrà discussa la richiesta di archiviazione. A essere archiviate sono state le posizioni di Carlo Cantali, Daniela Faranda e Maria Perrone, che escono definitivamente dall’inchiesta. Fuori anche la presidente del consiglio Emilia Barrile, che non percepisce gettoni di presenza, ma un’indennità.
A rimanere in attesa, invece, sono coloro consiglieri che inizialmente erano stati controllati dalla Digos, ma per i quali la procura non ha ritenuto che ci fossero elementi per proseguire. Si tratta di Elvira Amata, Claudio Cardile, Simona Contestabile, Giuseppe De Leo, Lucia Fenech, Pietro Iannello, Antonino Interdonato, Rita La Paglia, Nina Lo Presti, Francesco Mondello, Francesco Pagano, Pierluigi Parisi, Ivana Risitano, Mario Rizzo, Antonia Russo, Giuseppe Santalco, Donatella Sindoni, Luigi Sturniolo, Giuseppe Trischitta, Nora Scuderi e Libero Gioveni.
Questi ultimi due sono stati, però, già rinviati a giudizio perché in qualità di presidenti di commissione – Gioveni la sesta, Scuderi, quarta e ottava – avrebbero dichiarato il falso. Insieme a loro sotto processo anche Andrea Consolo, Carlo Abbate, Piero Adamo, Pio Amadeo, Angelo Burrascano, Antonino Carreri, Nicola Crisafi, Giovanna Grifò, Nicola Cucinotta, Carmela David, Paolo David, Santi Sorrenti, Fabrizio Sottile, Benedetto Vaccarino e Santi Daniele Zuccarello. Per tutti le contestazioni sono di abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa. Il processo è in corso davanti alla Prima sezione penale del Tribunale.
L’indagine del procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro e dal sostituto Diego Capece Minutolo si è basata sulle riprese di telecamere nascoste e intercettazioni telefoniche. Gli investigatori, da novembre 2014 a gennaio 2015, per 90 giorni hanno monitorato ogni seduta di commissione, che consentiva al singolo consigliere di percepire un gettone di presenza di 56 euro. Era stato così documentato il veloce passaggio dalle salette da parte dei consiglieri comunali che arrivavano, firmavano e andavano via. Dopo l’esplosione del caso lo scorso novembre, a 12 era stato imposto l’obbligo di firma davanti alla polizia municipale.
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