Quindici giorni di tempo agli avvocati difensori per presentare ulteriore documentazione, dopodiché arriverà la decisione del giudice per le indagini preliminari Nunzio Sarpietro sul presunto caso gettonopoli al Comune di Catania. Un processo che coinvolge 36 consiglieri comunali e 20 segretari di commissione (leggi i nomi), nessuno dei quali era oggi presente all’udienza nel Palazzo di giustizia etneo. Procedimento – iniziato il mese scorso con un rinvio – nato da una denuncia alla stampa del Movimento 5 stelle. Falso, truffa aggravata e peculato sono i reati dai quali i penalisti catanesi difendono a vario titolo gli iscritti nel registro degli indagati. Per i quali il procuratore aggiunto Michelangelo Patanè e il sostituto Fabio Regolo hanno chiesto al gip l’archiviazione, poi respinta. Richiesta per la quale continuerebbero a insistere.
Il gip Nunzio Sarpietro ha chiamato il processo puntualmente alle ore 10.15. Ad aspettarlo all’ingresso dell’aula dove si svolgono le udienze c’erano una ventina di legali, tra nominati dagli imputati e scelti d’ufficio. Dopo il consueto appello, il giudice passa a verificare che tutti i difensori abbiano consegnato nella cancelleria del tribunale di piazza Verga le carte con i motivi della difesa. E – poiché mancano ancora alcuni documenti – Sarpietro concede agli avvocati un ulteriore termine di 15 giorni a decorrere da oggi per provvedere. Medesima scadenza temporale viene fissata per l’amministrazione comunale – presunta parte offesa della vicenda – alla quale verrà notificato il verbale dell’udienza odierna e data la possibilità di intervenire. Ovvero di dichiararsi o meno parte lesa, e in quali termini.
Alla base del caso c’è il dossier consegnato lo scorso gennaio dagli attivisti pentastellati di piazza Santa Maria della guardia ai giornalisti in una conferenza stampa. Il fascicolo evidenzia la posizione dei politici di Palazzo degli elefanti, alcuni dei quali si sarebbero fermati nelle commissioni consiliari solo pochi pochi minuti, altri si sarebbero spostati troppo rapidamente da una riunione all’altra (anche tra sedi distanti tra loro) e altri ancora avrebbero avuto una doppia presenza contemporaneamente in due commissioni. Presunti illeciti che la procura etnea ha avuto una certa difficoltà a controllare perché è mancato «un esposto alla procura che, prima della pubblicazione di un giornale, consentisse attività tecnica in contemporanea con i lavori delle commissioni». Nel giro di meno di un mese si saprà se il caso verrà chiuso con un’archiviazione e se politici e segretari di commissione verranno mandati a processo.
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