Gesù nero? Lo avevano previsto Franco e Ciccio «Il museo dedicato è bloccato da quasi un anno»

«U bambinuzzu nivuru? Mah». Esattamente 50 anni fa un incredulo Franco Franchi si chiedeva se fosse possibile immaginarsi un Gesù nero. Lo faceva nel film Indovina chi viene a merenda (parodia del cult Indovina chi viene a cena). Ed è una scena che è tornata in mente a Giuseppe Li Causi, storico appassionato del duo comico palermitano Franco e Ciccio, quando a Natale l’arcivescovo Pietro Lorefice ha scelto di mostrare alla messa del 24 notte una statua del Bambinello, di colore nero, proveniente dalla Tanzania.

Una coincidenza che solo un appassionato come Li Causi (che nella vita fa la guardia giurata all’università) poteva ricordare. Con un messaggio di accoglienza che però è molto attuale. A partire proprio da quello veicolato in primis dallo stesso film. Nella pellicola, diretta da Marcello Ciorciolini, a un certo punto Franco Franchi incontra un militare africano. «Voi il bambino Gesù lo immaginate bianco o nero?» chiede l’attore palermitano. «Lo immaginiamo nero, come noi» è la risposta, disarmante nella sua semplicità.

«Dopo il gesto dell’arcivescovo ho letto qualche polemica sui giornali – dice lo storico di Franco e Ciccio – Ma così come nel film io ho voluto ribadire che Gesù è unico, ciascuno lo vede come vuole e come la sua cultura porta a vederlo. Non c’è alcuna differenza di colore o di pelle, perché siamo fatti tutti della stessa carne. Siamo in un momento storico in cui si parla di odio e di razzismo, ma dobbiamo ricordare che anche i nostri padri e i nostri nonni sono emigrati. Vorrei che anche i film di Franco e Ciccio potessero contribuire a far svagare le persone in difficoltà e a lanciare messaggi di unione».

Ma la città, che in passato ha un po’ dimenticato il duo comico, come continua a rapportarsi con due dei suoi figli più popolari (nella doppia accezione)? «Questo Natale sono rimasto deluso per non aver visto la piazzetta Franco e Ciccio, alle spalle del teatro Biondo, addobbata come negli anni precedenti con piante natalizie – osserva Li Causi – Per il museo a loro dedicato, invece, siamo in stand-by da quasi un anno, da quando cioè a febbraio il Comune ci ha concesso i locali in via Alloro. Noi siamo pronti, abbiamo tutto il materiale, ma è la burocrazia a fermarci. A febbraio l’assessore Andrea Cusumano aveva fatto emanare un’ordinanza sindacale, a cui però il suo successore Adham Darawsha non ha ancora dato seguito. Purtroppo per la piazzetta ci sono voluti 20 anni, non vorrei che per il museo, la cui prima proposta l’abbiamo presentata tre anni fa, ce ne vogliano altrettanti». 

Intanto l’instancabile Causi continua a farsi promotore dei film del duo – capaci di sfornare anche 13 pellicole all’anno e di risollevare la decadente Cinecittà del dopoguerra – tra Palermo e il comprensorio. «A Monreale abbiamo avviato una rassegna, patrocinata dal Comune, che vedrà coinvolte le scuole del territorio – continua l’appassionato – La prossima proiezione sarà il 22 gennaio, con la parodia del noto Sedotta e abbandonata che si intitola Sedotti e bidonati. Tra i ricordi più belli c’è il recente omaggio al Festival del Cinema di Taormina, dove abbiamo esposto alcuni cimeli che vorremmo esporre nel museo. Nell’anno ormai passato poi ho girato la Sicilia con Massimo Benenato, figlio di Franco Franchi, per presentare il suo libro Sotto le stelle di Roma. E sono ancora tante le persone che gli chiedono del padre. Ecco perché Massimo sta scrivendo un libro che ci restituisca un’immagine intima dell’artista».

Andrea Turco

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