Gela, una città allo sbando: ora si incendiano pure le scuole

A Gela gli episodi di “combustione spontanea” colpiscono auto, moto, esercizi commerciali e condomini. Quindi ci si stupisce ben poco di tali avvenimenti, infatti, ogni sera in questa Città di frontiera, si bruciano dalle 2 alle 4 auto ed un paio di volte al mese ci scappa anche l’esercizio commerciale. Mai però, almeno fino ad oggi, si era assistita alla devastazione di una scuola tramite le fiamme.

L’incendio alla scuola Pablo Picasso a Cantina Sociale, avvenuto nella notte del 21 Gennaio, ha provocato danni per 15 mila euro tra: arredo scolastico, infissi, impianto elettrico mura e pavimenti.

I Cittadini gelesi come di consueto hanno alla liquidato il caso come “normale routin”, cosa che avrebbe fatto bene a fare anche l’Amministrazione Comunale vista l’uscita dell’Assessore ai Lavori Pubblici Carmelo Casano.

La preoccupazione dell’Assessore è che queste “azioni mettono in ginocchio il bilancio comunale è magro e le somme assegnate al settore manutenzione le stiamo spendendo per i danni di ladri e vandali”.

L’Assessore non s’interroga di quale degrado sociale e culturale stia dietro tali fatti.

Come se non bastasse ieri, un’altro attacco vandalico in una scuola materna la Giovanni Verga di via Caviaga – nel quartiere Macchitella – in cui altri ignoti si sono introdotti distruggendo il possibile.

Il Sindaco Fasulo con il suo tono ecumenico ha parlato di ragazzi che fanno male a sestessi, ed ancora una volta assistiamo alla pantomima di un’amministrazione che sembra vivere al di fuori del sistema solare.

Le domande che dovrebbe porsi una seria amministrazione comunale dovrebbero essere:

Da dove deriva questo sentimento di rabbia sociale?
La classe dirigente ha mai sfruttato la cosa pubblica per fini personali o per gli amici degli amici?
Perché ha reso utili alcune strutture solo come stipendifici, privandoli dell’utilità sociale?
Quale politica sta producendo questa amministrazione Comunale?

Forse, queste domande sono sin troppo complesse per chi pensa solo alla scalata delle poltrone.

Eugenio Catania

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