Gela, tutti i dubbi sul piano di riqualificazione industriale M5s: «Bisogna valorizzare vocazione turistica della città»

Parlare di Gela e delle proprie prospettive senza citare Eni è difficile. C’è riuscito il sindaco Domenico Messinese, che in un’accorata lettera ai partiti invita tutti a desistere dal terzo tentativo di sfiduciarlo in consiglio comunale (gli altri sono evaporati a pochi passi dal risultato, ma questa potrebbe essere la volta buona) e indica una serie di questioni ancora da affrontare: i rifiuti, il piano regolatore generale, il piano urbano della mobilità, il piano urbano del demanio marittimo («volgarmente detto piano spiagge»), e «la forte iniezione di risorse pubbliche, dal Patto per il Sud all’agenda urbana all’accordo di programma per il rilancio dell’area di crisi, necessarie per la costruzione di opere infrastrutturali strategiche, come le scuole, le strade, i servizi, quali ad esempio il potenziamento della rete idrico-fognaria».

E parte delle risorse pubbliche di cui parla Messinese riguarda in realtà proprio le attività inerenti l’ex stabilimento petrolchimico. Si tratta di 25 milioni di euro, che fanno parte del piano di riqualificazione e riconversione industriale di Gela. Nei giorni scorsi la giunta Musumeci ha dato l’ok definitivo, facendo scattare in questo modo la fase attuativa che verrà gestita da Invitalia. Forse deriva da qui il silenzio di Messinese: difficilmente il Comune potrà avere forte potere decisionale in un progetto che vede impegnati anche i ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e delle Infrastrutture, l’Anpal, la Regione Siciliana, il Libero consorzio di Caltanissetta. E, in ogni caso, sulla giunta Messinese incombe la mozione di sfiducia, la cui discussione in consiglio è fissata per il 17 settembre

«Al momento la giunta Messinese è con l’acqua in gola, noi ci siamo», promette la consigliera comunale del M5s Virginia Farruggia, che è anche presidente della commissione Ambiente e Sanità. «Sul tema industriale il sindaco finora ha dato ascolto solo al suo vice e a nessun altro». Il piano di riqualificazione promette interventi per la promozione di iniziative imprenditoriali in grado di sostenere l’economia locale, e che dovrebbero in parte reimpiegare i lavoratori gelesi. Ma finora promesse del genere sono rimaste lettera morta: sono centinaia i lavoratori dell’indotto espulsi dal ciclo produttivo dal 2014 (l’anno in cui la raffineria gelese ha chiuso i battenti) e che ancora attendono di potere rientrare, e altrettanti sono coloro che già negli anni precedenti erano rimasti confinati nei cosiddetti bacini di collocamento. Inoltre resta difficile immaginare come possano essere riutilizzati metalmeccanici ed edili con qualche acciacco e spesso in età già avanzata senza che in questi anni siano mai stati avviati corsi di riqualificazione

«Sono decenni che lamentiamo l’assenza di servizi – dice la pentastellata – io credo che prima di tutto sia mancata la volontà politica di programmare uno sviluppo diverso, teso alla valorizzazione della reale vocazione del territorio, un indirizzo chiaro e determinato da cui far partire i giusti interventi». Il piano di rilancio industriale punta poi moltissimo sulle piccole e medie imprese. Come ha affermato l’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano, «ben il 98 per cento delle 432 schede progettuali giunte al ministero per il bando per le imprese che propongono progetti di riconversione con investimenti superiori a un milione e mezzo di euro proviene proprio da loro». Ma anche su questo punto la presidente della commissione Ambiene e Sanità si mostra scettica. «A Gela non è la vocazione industriale che va valorizzata – afferma ancora Farruggia – ma la vera vocazione, quella turistica. Va rivista tutta la visione dell’area industriale e bisogna avere il coraggio di sganciarsi dall’industria pesante per dare spazio alle nuove tecnologie che migliorano la qualità della vita e alle nuove idee di sviluppo». E la consigliera ne ha anche per l’ex deputato gelese all’Ars Lillo Speziale, oggi tesoriere del Partito democratico in Sicilia, che da una parte aveva affermato che i 25 milioni di euro costituiscono per Gela «cifre ridicole» e dall’altra aveva ritenuto «offensiva la propaganda di Musumeci, sostenuta dal sindaco Messinese», prendendosela pure col governo attuale che non agirebbe perché «alla Lega interessa solo il Nord e il M5s ha sempre sostenuto che gli stabilimenti petrolchimici dell’area industriale andavano chiusi».

«Forse sarebbe bene ricordare all’ex onorevole Speziale – risponde in maniera polemica l’esponente grillina – che, come abbiamo ritenuto risibile la cifra stanziata per il protocollo di intesa del 2014 (solo 32 milioni di euro, a fronte dei 700 milioni del precedente accordo, di fatto stralciato da quello portato avanti dal Pd), ci siamo, allo stesso modo, espressi sull’accordo di programma, che prevede solo 25 milioni di investimenti. Inoltre vorrei capire quale idea di sviluppo è stata tracciata dopo la chiusura del Clorosoda nel lontano 1994; da allora si sono solo contati i morti ma nulla si è fatto per il territorio e per i suoi cittadini. Non si è riusciti a creare una solida realtà sanitaria che evitasse i viaggi della speranza ai gelesi, né tantomeno una nuova idea di sviluppo per il comprensorio. In ultimo – conclude Farruggia – vorrei ricordare all’ex onorevole Speziale, che mentre il M5s voleva la chiusura dei petrolchimici in Italia, come viene asserito, Renzi e il Pd chiudevano lo stabilimento di Gela, sotterrando gli impegni del protocollo di intesa di 700 milioni di euro, e, allo stesso tempo, salvava lo stabilimento di Livorno».

Andrea Turco

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