Gela, troppi ritardi nel Processo Clorosoda: “I testimoni sono malati, non hanno tempo”

DESTINATA A SALTARE L’UDIENZA DI DOMANI. LA DENUNCIA DEL COMITATO DEGLI EX DIPENDENTI

Ci sono alcuni casi in cui, la lentezza dei procedimenti giudiziari, può essere letale. Uno di questi, è sicuramente il caso del processo ‘Clorosoda’ che si sta celebrando  a Gela.

Parliamo della tragica vicenda del reparto clorosoda del polo petrolchimico della cittadina in provincia di Caltanissetta. Attivo dal 1971 e chiuso nel 1994 per gli effeti nefasti sulla salute – per cui nessuno è stato mai risarcito –  è finito sotto la lente della Procura nell’ambito di una maxi indagine sul decesso di 12 operai e sulle condizioni di salute dei 105 ex  dipendenti.  La prima udienza si è tenuta il 4 Dicembre del 2012.

Dopo un anno però, la relazione dei consulenti tecnici d’ufficio (Ctu) nominati dal Tribunale, non sono ancora pronte. Così, l’udienza prevista per domani, è destinata a saltare. Ritardi che, come accennato, possono avere conseguenze irreparabili considerando lo stato di salute molto precario degli ex dipendenti. Alcuni, purtroppo, sono già in fin di vita.

Ritardi denunciati dal  ‘Comitato spontaneo ex lavoratori clorosoda’ che, in una lettera inviata al Tribunale gelese, esprime preoccupazione “sul ritardo riguardante il procedimento penale per i danni subiti dagli ex lavoratori del clorosoda presso ANIC S.p.A. ed ENICHEM S.p.A. La paura – si legge nella nota- nasce dal fatto che giorno 27 Novembre 2013 vedrà rinviare un’altra volta l’udienza perché non ancora depositate le osservazioni dei CTU.

Il Comitato spontaneo ex lavoratori clorosoda combatte tutti i giorni per la vita perché ci sono persone gravemente malate e altre che vedono la propria esistenza minata da malattie di vario genere; combatte da 7 anni per far si che a questa gente venga data giustizia e combatte pure contro il tempo da ogni punto di vista, consulente tecnico nominato”.

A testimonianza dell’urgenza, l’incidente probatorio che ha visto comparire Salvatore Mili – ex dipendente di 65 anni, devastato da un doppio tumore nell’Aula del Tribunale, già alla prima udienza.  Si è riconosciuta cioè, la precarietà delle condizioni di salute di quest’uomo. Che, in effetti, sono molto peggiorate in un anno. Attualmente è ricoverato in gravissime condizioni.

“Non vogliamo dare colpe a nessuno, ma c’è un problema oggettivo. Queste persone stanno male, non hanno, sfortunatamente, il tempo, di aspettare troppo” dice a LinkSicilia Daniele Esposito Paternò del Comitato degli ex dipendenti. Che ha aggiunto: “Se si vogliono testimoni ancora vivi e nel pieno delle facoltà mentali, bisogna fare presto”.

Daniele è lui stesso figlio di un ex dipendente dell’impianto killer. Un cancro ha stroncato il padre, che per  anni aveva lavorato nello stabilimento  di clorosoda, dove  gli operai respiravano e maneggiavano veleni come il mercurio. A suo padre, ha dedicato un bellissimo libro (Grande storia di un piccolo uomo), in cui la sua storia personale si intreccia con  una inchiesta dettagliata che mira a squarciare il velo e l’omertà sul dramma delle vittime dell’industrializzazione selvaggia e della mala politica.

Gela, la verità sul petrolchimico killer in un libro inchiesta: “L’ ho scritto nel nome di mio padre e di tutte le vittime”

 

 

 

 

Antonella Sferrazza

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