Non solo il mercato florido delle piazze di spaccio, ma anche una fitta rete di furti di auto, ciclomotori e pezzi di ricambio da riassemblare e rivendere fuori città. Gli affari della paranza gelese sono stati stroncati però dall’operazione della polizia Cave Canem che questa mattina ha fatto scattare le manette per tre persone accusate a vario titolo per furti, ricettazione e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. Un quarto è ricercato.
Tutti giovanissimi, cresciuti nel quartiere periferico Settefarine, nel tempo è diventato il loro principale territorio di riferimento. Da tempo erano finiti nel mirino degli investigatori che questa mattina, dopo lunghe indagini, hanno chiuso il cerchio. Custodia in carcere per il pregiudicato 20enne Carmelo Ascia, mentre il gip ha disposto gli arresti domiciliari per Salvatore Perna, 26 anni, e Giuseppe Migliore, di 22. Ascia è stato catturato ad Arzachena, in Sardegna, dove il giovane si era trasferito da qualche tempo per motivi di lavoro. Adesso si trova nella casa circondariale di Sassari. Mentre Migliore è stato rintracciato a Milazzo.
Per Ascia la contestazione è di tentato furto aggravato in concorso e ricettazione, perché assieme ad altri complici si sarebbe impossessato, in più occasioni, di ciclomotori, motocicli e autovetture. Perna invece è accusato di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, mentre a Migliore vengono contestati i reati di furto in concorso e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. Lo stesso Migliore infatti, assieme a un complice minorenne, si sarebbe introdotto all’interno di un’abitazione privata, dalla quale avrebbe portato via un intero armadio blindato contenente tre fucili e una pistola.
Le indagini hanno consentito di fare luce su più di cento episodi delittuosi e di denunciare all’autorità giudiziaria più di cinquanta persone. Tutto parte da un’indagine avviata nel 2017 a seguito del susseguirsi di numerosi delitti contro il patrimonio commessi nel territorio gelese da parte del gruppo, che operava proprio nel quartiere Settefarine. I furti erano commessi anche presso i garage di privati, dove venivano trafugati mezzi di locomozione di qualsiasi genere; azioni mirate che apparivano premeditate e curate in ogni particolare.
Nel corso delle indagini sono state documentate anche numerose cessioni di sostanze stupefacenti, perlopiù del tipo hashish e marijuana, ma anche di cocaina. Dal materiale raccolto inoltre è stato possibile l’intensa attività di spaccio condotta da parte del gruppo di giovani e giovanissimi, con il conseguente sequestro anche di ragguardevoli quantitativi di hashish e marijuana e arresti in flagranza di soggetti indagati o vicini agli indagati. L’attività di indagine, iniziata due anni fa, è stata supportata da intercettazioni telefoniche, ambientali e video. Emblematica la conversazione tra Carmelo Ascia e la sua ragazza, nella quale il pregiudicato cercava di spiegare alla fidanzata che cercava di intercedere per un parente che aveva subìto il furto del motorino, perché «i ragazzi hanno lavorato e quindi vanno pagati, tutti hanno il diritto di mangiare».
Gli investigatori hanno ricostruito anche un tentato sequestro di persona ai danni di un ragazzo che aveva rubato il ciclomotore di uno della banda. L’azione criminosa, attuata davanti a un istituto superiore della città, non andò a buon fine grazie all’intervento di uno dei docenti. In quel caso le telecamere private immortalarono tutta la scena.
L’operazione di oggi di fatto è il proseguimento dell’operazione Cavallo di ritorno, grazie alla quale gli inquirenti stroncarono un traffico di motorini rubati in città. «Dopo quell’operazione – ha spiegato il dirigente del commissariato di Gela Tito Cicero – ci siamo accorti di una notevole flessione dei reati di furto. La banda in quel momento aveva spostato il suo core business sul traffico di stupefacenti». Secondo il procuratore Fernando Asaro l’omertà in città è ancora forte: «Quella di oggi è un’operazione necessaria per conquistare spazi di legalità in un territorio dove è forte l’illegalità. Sono attività di indagine dove rimane ancora assente la comunità di Gela nella denuncia. La cittadinanza assiste a fatti di reato ma non segnala».
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